Il mucchio selvaggio. Sam Peckinpah, una rivoluzione a Hollywood e la storia di un film leggendario
- Autore: W.K. Stratton
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Forse bisognerebbe riandare al trauma della perdita d’innocenza che l’omicidio Kennedy causò alla nazione. A chiarire le idee agli americani (e a Peckinpah fra loro) sulla materia effimera di cui sono fatti i sogni, nel 1969 sarebbe stato ucciso anche Martin Luther King. Senza contare la guerra in Vietnam: quando Sam Peckinpah dirige Il mucchio selvaggio il suo peso comincia a essere consistente sulla coscienza americana.
“Siamo nati da scimmie che hanno assunto posizione eretta, non da angeli caduti; e da scimmie armate per uccidere, oltretutto. E dunque di che cosa ci dovremmo stupire?”, scriveva Robert Ardrey ne L’istinto di uccidere.
Per farla breve: in un mondo dove impera la violenza, puoi soltanto prendere atto della cosa: Sam Peckimpah lo fa di continuo, con lo sguardo più a-morale che gli riesce di volta in volta. Il suo Il mucchio selvaggio è un western esistenziale più che crepuscolare. Ti mette faccia a faccia con la morte e il fallimento. La violenza e il disincanto sono la sua cifra stilistica, se mi spiego. Non se la cavano nemmeno gli scafati banditi del mucchio, anzi loro per primi devono fare i conti col game over. Finito il mito americano che separa con l’accetta buoni e cattivi, che nella lotta senza quartiere tra gli indiani e i cowboys sa sempre da che parte stare. Il mucchio selvaggio si sporca l’anima raccontando delle ultime imprese di fuorilegge al capolinea, perdenti belli e buoni per chiamarli nel modo con cui si chiamerebbero oggi.
Il fatto che il film contenga molto dell’idea di cinema - e di mondo - del regista - l’anarco-nichilismo dei “ribelli senza bandiera” e d’altro canto la sfrontata prepotenza del Potere, “il tradimento dell’amicizia, la labilità di un rapporto amoroso, il rimpianto per un passato felice, i poveri prime vittime delle guerre, il mondo infantile e adolescente che ricopia le crudeltà e gli errori degli adulti” (Fabio Fulfaro, Film Tv) -, non fa che corroborare di senso le valenze politiche, palesi e sottese, alla pellicola.
Al manicheismo tipico dell’old western, Sam Peckinpah sostituisce il disordine, scompagina carte, ruoli e characters al punto da rendere difficile ragionare ulteriormente per compartimenti stagni, disgiungere il Bene dal Male. Con Il mucchio selvaggio siamo scaraventati ex abrupto nel wild west e in un film assoluto al tempo stesso. Cinquant’anni quest’anno e non ha perso un grammo della sua forza sovvertitrice.
Il saggio che l’americano W.K. Stratton gli ha dedicato si intitola come il film - Il mucchio selvaggio. Sam Peckinpah, una rivoluzione a Hollywood e la storia di un film leggendario, traduzione di Claudio Mapelli per Jimenez edizioni (2019) - e come il film non difetta certo di muscoli. 448 pagine, numerose foto, infinite contro-storie, altrettanti flashback e divagazioni, miriadi di retroscena (fuori e dentro il set) ne fanno il testo definitivo sul cult di Sam Peckinpah. Una narrazione copiosa, discendente da una lavorazione articolata (per usare un eufemismo) che deve fare i conti (e li fece), con la scomodità del regista e quella dei set arroventati del deserto messicano.
In Messico tutte le componenti del Mucchio selvaggio si sono amalgamate per creare quella magia cinematografica che si trova soltanto nei film migliori. Tutti gli avvenimenti del mondo sembravano lontani, remoti mentre Peckinpah e compagni realizzavano Il mucchio selvaggio. Tutto, in realtà, tranne la risonanza dell’orrore della Rivoluzione messicana. Era esattamente quello che voleva Peckinpah.
Benvenuti nel West di Sam Peckinpah, insomma: un luogo ostico, sporco, spietato, dove viverci non è per niente facile. Morirci piuttosto, quello sì. Il saggio poderoso di W.K. Stratton ci racconta passo passo dei climi, dei fatti, e degli uomini che contribuirono alla sua realizzazione (una specie di mucchio selvaggio a loro volta). Sovvertendo - nell’anno topico della sovversione – i canoni del genere, come nessuno prima di allora, e forse dopo.
Il mucchio selvaggio. Sam Peckinpah, una rivoluzione a Hollywood e la storia di un film leggendario
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mucchio selvaggio. Sam Peckinpah, una rivoluzione a Hollywood e la storia di un film leggendario
Lascia il tuo commento