Il paese senza adulti
- Autore: Ondine Khayat
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2010
Slimane è un bambino di undici anni dalla vita molto difficile: ogni giorno, nella sua casa, l’atmosfera è cupa per la presenza di un padre violento e alcolizzato. A rendere, però, le giornate più dolci ci sono la mamma, una donna remissiva che non si ribella alla furia del marito e, soprattutto, Maxence, il fratello di due anni più grande, il raggio di sole nella vita del protagonista.
Il romanzo è diviso in tre parti nelle quali vengono delineati tre periodi precisi della vita di Slimane.
Attenzione: Spoiler trama - Nella prima si legge di un padre brutale che terrorizza l’intera famiglia, tanto che i due figli hanno preso a chiamarlo “il Demone”. Per fortuna, accanto a Slimane c’è sempre Maxence. Tra il protagonista e il fratello maggiore c’è un continuo dialogo anche se a certe domande non c’è risposta:
“Al mondo ci sono tante persone come noi? Persone che dormono dentro la paura? Che si può fare per aiutarle?...Ho un mucchio di idee per migliorare le nostre vite ma vivo in un corpo di bambino”.
Maxence è sempre accanto al fratello e sa, per lui, attraverso la fantasia, creare una realtà più sopportabile. Così, costruisce un paio d’ali per Slimane, per volar via nei momenti più duri, crea un ombrello per ripararsi da tutto il pianto, tutto il dolore che si riversa su di loro e fa mille altre cose tenere e delicatissime.
Nella seconda parte del romanzo la famiglia vive un periodo di apparente tranquillità poiché il padre, prima disoccupato, ha trovato lavoro e la sua furia pare placarsi. Ma la serenità è solo temporanea poiché l’uomo, nuovamente senza occupazione si fa ancor più aggressivo. Maxence è sempre lì, pronto a difendere il fratellino e la mamma. Il compito è troppo grave, però, per un ragazzo di soli tredici anni e un giorno Maxence lascia volontariamente questo mondo. Prima, però, scrive al fratello una lettera dai tratti toccanti:
”Slimane, non sopporto più le grida del Demone, non sopporto più di vedere il tuo viso che sanguina, di addormentarmi sentendo male là dove il Demone mi ha colpito … Parto per il Paese senza adulti.. Là dove sarò, veglierò su tutti i bambini del mondo perché non siano mai più soli. Là dove vado sarò più utile per tutti voi. Ti voglio bene”.
Nella terza parte del romanzo Maxence non c’è più ma con lui sembra morire anche l’anima del fratello che riversa tutto il suo rancore sul padre ma anche sulla madre la cui colpa è stata quella di non avere mai avuto il coraggio di ribellarsi. Il bambino fugge di casa e tenta di morire. Viene salvato e ricoverato in un ospedale parigino. La cura è lunga e difficile: Slimane oppone resistenza. Come molti altri bambini vittime di soprusi, non riesce a raccontare ciò che ha nell’animo. Ci vorranno mesi perché qualcosa cambi e, soprattutto, sarà d’aiuto l’incontro con Valentine, una ragazzina così fragile da risvegliare in Slimane quel modo di fare protettivo che era tipico del fratello e Hugo, un bambino malato ma che insegna agli altri cosa sia la voglia di vivere.
Conclusioni - La storia ha un epilogo sereno. Inizia un’esistenza nuova nella quale l’amore per gli infelici e tutti coloro che soffrono sarà elemento portante. Ondine Khayat, scrittrice franco–armena che collabora a molte iniziative umanitarie, ha saputo, con questo libro denunciare situazioni purtroppo più comuni di quanto si possa immaginare. Il romanzo è commovente, scritto con quella delicatezza e quella purezza che hanno solo gli occhi di un bambino.
Il paese senza adulti
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La trama potrebbe sembrare un po’ prolissa ma, in realtà, molto è celato. A mio parere la storia va letta pagina per pagina poichè i dialoghi fra i due fratelli, i loro vissuti sono assolutamente toccanti. Io ho letto il libro in poche ore non perchè volessi finirlo, ma perchè era assolutamente coinvolgente. Mi permetto di consigliarne la lettura.
IL PAESE SENZA ADULTI.
Alcuni romanzi hanno la capacita di farti provare un enorme senso di impotenza e di indignazione ,ma allo stesso tempo contengono una profondita di contenuti tale da coinvolgere completamente il lettore creando un legame intenso con il protagonista al punto di sentirsi parte della sua vita.Un tema cosi delicato come le violenze domestiche suscita sempre una certa inquietudine.Personalmente ho sempre un po paura ad immergermi in storie cosi drammatiche, in cui predominano violenze,sorprusi,maltrattamenti ,per evitare un coinvolgimento emotivo troppo forte soprattutto se le vittime sono bambini.Ma una storia narrata da un bambino ,una vicenda raccontata con gli occhi innocenti di un bambino, con la sua purezza, semplicita ed ingenuita’e al contempo con la saggezza e profondita’ tipiche che caratterizzano il linguaggio infantile ti apre il cuore come nessun adulto sa fare.Un bambino sa cogliere il bello la dove c’e solo cattiveria e brutalita’,un bambino sa trovare un fiore luminoso anche in un terreno completamente arido.Slimane è un bambino undicenne vittima degli abusi e delle violenze di un padre alcolizzato.La mamma non è in grado di ribellarsi al marito e l unico raggio di sole nella vita buia di Slimane è suo fratello maggiore Maxence con cui ha un rapposto speciale e con cui spesso "vola" in un mondo incantato e fantasioso per fuggire dalla dura realta circostante."Ma Maxence di soli tredici anni non sopporta piu le grida e le percosse del" Demone"(come lo hanno soprannominato loro)e non tollera piu veder soffrire Slimane cosi decide di partire per il "paese senza adulti"lasciando da solo Slimane con tutto il suo dolore. Mi ha coinvolto e colpito molto anche la seconda parte in cui Slimane ha per la prima volta un approccio con l’ospedale e con la malattia.Il suo ricovero gli fara’ conoscere due bambini Valentine malata di anoressia e Hugo affetto da leucemia,gazie ai quali ritrova la gioia di vivere,il coraggio di non mollare e la voglia di ricominciare a sognare.Commovente il dialogo tra Hugo che ha paura di morire e sogna soltanto di vivere e Slimane che desidera morire per raggiungere il fatello.Hugo chiede il motivo della sua ospedalizzazzione e lui che lotta ogni giorno contro la morte rimane sconcertato di fronte alla risposta di Slimane"ho cercato di uccidermi......."C è qualcosa che non torna nel mondo degli adulti.Passano il tempo a sgridare noi bambini.a dirci che dobbiamo fare cosi e cosa’,e poi basta vedere il telegiornale per capire che dovrebbero solo restare muti e lasciare comandare noi."
è un romanzo commovente,delicato molto toccante che non puo assolutamente lasciare indifferenti .
Questa recensione però, a mio parere, racconta troppo della trama. Per fortuna non l’ho letta prima di aprire il libro, perché mi avrebbe tolto il gusto che l’effetto della capacità narartiva brillante di quest’autrice ha sul lettore. Io credo che la trama vada lasciata scoprire a chi legge. Il recensore dovrebbe solo incuriosire, non anticipare.