Il papa venuto dall’inferno
- Autore: Antonio Forcellino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2022
È Tiziano il protagonista principale del quarto romanzo storico della serie Il secolo dei giganti, a firma di Antonio Forcellino, architetto e grande restauratore per decenni. Con il titolo Il papa venuto dall’inferno è stato pubblicato a gennaio da HarperCollins Italia (2022, 334 pagine), proseguendo la saga letteraria artistico-storica avviata dalla casa editrice milanese dal 2018, con Il cavallo di bronzo. L’avventura di Leonardo, seguito da Il colosso di marmo. L’ardore di Michelangelo nel 2019 e da Il fermaglio di perla. La grazia di Raffaello, nel 2020.
Nato nel 1955 a Vietri (Salerno), tra i maggiori studiosi europei di arte rinascimentale, Forcellino ha realizzato restauri di grandi opere, come il Mosè di Michelangelo a San Pietro in Vincoli a Roma e l’Arco di Traiano a Benevento. È attento da sempre all’arte, ai suoi contesti storici, tecniche e materiali, alle radici psicologiche e biografiche dei capolavori. Ha fatto parte del Comitato per il Cinquecentenario della morte del da Vinci, promosso dal Ministero dei beni culturali e del turismo.
In una nota finale, avverte che sebbene opera di fantasia anche questo romanzo nasce dalle suggestioni di un quarantennio di dialogo con alcune meraviglie d’arte del nostro Rinascimento. Un “confronto ravvicinato rispettosamente operativo” e un’epoca studiata a fondo, anche in archivi e biblioteche, per comprenderla appieno, compresi i protagonisti e le opere. La conoscenza, ravvivata dalle emozioni, lo ha aiutato a romanzare l’ampia storia di tutto ciò ch’è accaduto, dalla metà del XV secolo a quella del XVI, nella storia, nell’arte e nelle vite. Si è rifatto alla “sistemazione” degli avvenimenti italiani operata da Francesco Guicciardini (1483-1540), attento tanto agli eventi che ai protagonisti. Ha studiato la lotta contro le eresie, la Riforma Protestante, l’operato dell’Inquisizione e le vicende nel mondo ottomano in quei tempi.
L’architetto-restauratore e brillante scrittore conferma la rara capacità di puntualizzare con brevi cenni un periodo storico e alcuni interpreti. Nell’anno del Signore 1550, scrive, da mezzo secolo l’Italia era calpestata dagli eserciti di Francia e Spagna. Era stato un succedersi di battaglie, tregue e ancora battaglie nella terra più ricca d’Europa, saccheggiata sotto gli occhi complici o impotenti di papi e principi italiani. E non si vedeva una fine della contesa che i re dei due stati ereditavano insieme al regno, ai castelli, ai fiumi... Le guerre d’Italia erano un lascito speciale dei sovrani padri a ogni nuovo regnante sui troni di Parigi e Madrid.
Senza contare che anche il pontefice appena eletto era il prodotto del conflitto che nessuno riusciva a vincere. Aveva giurato di mantenersi neutrale tra le due potenze in guerra per l’Italia e da capo della Chiesa si vedeva assediato dai conflitti religiosi che avevano sottratto pezzi d’Europa all’influenza del Vaticano: la Svizzera dei calvinisti, la Germania settentrionale dei luterani, l’Inghilterra degli anglicani.
Sul soglio pontificio siede il cardinale Giovanni del Monte, Giulio III, per la rabbia di un anziano e sempre più intrattabile Michelangelo. Alla notizia della caduta della candidatura in conclave dell’amico cardinale Polo, saltata per le accuse di eresia mosse dai Carafa, si è scagliato contro la sua Deposizione di Cristo, provocando danni al gruppo scultoreo.
Buonarroti considera un brav’uomo il pontefice eletto, con solo qualche macchia nella vita privata ma incapace di fare alcunché. Tanto più in un momento storico nel quale il movimento luterano cresce prepotentemente, imputando alla Chiesa di tollerare la corruzione del clero in tutta Italia e di avere reso Roma un covo di venduti e di ladri. Tutte accuse che l’anziano artista condivide.
Sa pure che Giulio III lo ammira più di chiunque altro, convinto che Michelangelo sia l’unico in grado di portare a termine la fabbrica di San Pietro. Da mezzo secolo l’enorme costruzione dilapida fiumi di denaro, disperso nelle tasche di appaltatori e porporati senza alcun progresso, se non un’accozzaglia di muri. Questo, mentre in Europa i cristiani si ammazzano nel nome di una fede incontaminata.
Chi ritiene il nuovo papa un innocuo reggitore temporaneo è anche il potente cardinale Alessandro Farnese, che lo ha imposto nel conclave. Sa che Del Monte non fermerà nessuno dei conflitti, militari o religiosi, ma se non altro non potrà nemmeno far danni, da semplice funzionario di Curia qual è.
I Farnese sono una potente famiglia italiana in lotta contro le altre: Montefeltro ed Este, soprattutto. A Roma due uomini sono in ascesa: un giovanissimo, affascinante e chiacchierato cardinale sui vent’anni, raccolto bambino dalla strada e un artista cadorino di cui si dicono meraviglie, Tiziano Vecellio, in fama di straordinario ritrattista.
Anche a Oriente si trama. La bellissima concubina del sultano ha fatto accusare di tradimento e uccidere il giovane erede Mustafà. Vuole eliminare i figli che Solimano non ha avuto con lei, per favorire la sua linea di successione, a un trono che guarda sempre più minacciosamente verso l’Europa.
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