Il pensiero meridiano
- Autore: Franco Cassano
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2005
“Il pensiero meridiano” di Franco Cassano si inserisce in quella corrente del pensiero che sostiene la necessità di recuperare la lentezza contro la velocità, un nuovo rapporto tra centro e periferia, l’idea dello scarto e della marginalità da vedere come parti tra loro integrate e senza scale di valore che privilegino il centro marginalizzando il resto. Il Mediterraneo è spazio del pensiero, luogo dell’elaborazione dei conflitti e delle differenze.
Nella prefazione all’edizione del 2005 l’autore chiarisce alcuni aspetti della prima stesura e spiega come sia stato costruito il libro. L’autore rende, quindi, maggiormente espliciti,
“i fili che connettevano la trama teorica di quel libro a quelli precedenti e al dibattito internazionale”.
Il pensiero meridiano non è partito dalla passione identitaria
“ma dalla categoria dell’altro, da una riflessione sul lato d’ombra di ogni identità”.
Recuperando le visioni di Valery e di Camus, e il dibattito più attuale, Franco Cassano considera il Mediterraneo come un’opportunità per il confronto che si può creare tra i diversi popoli che si affacciano sul mare comune. Il Mediterraneo ha consentito di mettere in reciproco rapporto i popoli, separando le terre, senza le enormi distanze degli oceani. La Grecia, con la sua forma frattale, ha maggiore e più intensa frequentazione col mare e ciò l’ha fatta diventare il luogo in cui i rapporti dialettici si sono sviluppati:
“Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l’apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto, ai dissòi logoi”.
L’autore ricorda il personaggio di Ulisse, che rappresenta l’immagine dell’umanità che si compone nella continua tensione tra l’andare e il tornare, tra terra e mare e lo mette in rapporto con le visioni che rappresentano un unico movimento: di Nietzsche quella dell’esodo, con l’infinita apertura del mare e la partenza senza rimpianto e senza ritorno; di Heidegger con la centralità del popolo tedesco che, circondato da terra è privato dell’opportunità mercantile data dal mare.
L’autore riflette sulle dimensioni dei confini e delle frontiere, delle forme di razzismo e degli integralismi, sulle forme occidentali del possesso che inducono i popoli alla rinuncia della propria identità.
“L’Occidente dovrebbe cessare di guardare con un orrore comodo e superbo alla barbarie del fondamentalismo, del nazionalismo e dell’economia criminale e tentare di combatterli iniziando con il controllare il proprio fondamentalismo, quello dell’economia. Solo limitando l’homo currens si può sbarrare la strada allo sradicamento e agli usi reattivi della tradizione, al suo ritorno violento e soffocante. Prendere atto del lato oscuro e aggressivo della propria cultura significa finalmente uscire dall’etnocentrismo”.
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