Il peso della neve. Storia della nostra famiglia sotto la valanga di Rigopiano
- Autore: Adriana e Giampiero Parete
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2018
18 gennaio 2017, Farindola (Abruzzo, 47.4 km da Pescara), dapprima arriva una scossa tellurica seguita da uno sciame sismico e, mentre gli ospiti dell’hotel Rigopiano, a 1000 m di altitudine, spaventati, si apprestano a evacuare la struttura sotto una pesante nevicata che perdura da giorni, una slavina si stacca dal monte Siella, travolgendo il bosco e innescando una valanga che seppellisce, distruggendolo, l’hotel che era stato costruito da poco tempo, secondo criteri antisismici ma in una zona di rischio valanghe. Una tragedia in cui hanno perso la vita 29 persone su 40.
Adriana Parete, infermiera, e Giampiero Parete, cuoco ristoratore, si erano concessi una vacanza in montagna coi due figli di 11 e 9 anni. Mentre si apprestano a partire, Giampiero va a cercare delle medicine in auto e pochi secondi dopo si trova sopra migliaia di metri cubi di neve e detriti, mentre la sua famiglia ne è sommersa. Quello che raccontano sono i loro distinti vissuti durante quei due giorni necessari per salvare i pochi sopravvissuti. Dei racconti che condividono le stesse angosce, gli stessi smarrimenti di chi è confrontato con la morte e, dopo la salvezza, anche i sensi di colpa per essere sopravvissuti.
“Ma io ero ancora vivo, anche se per errore. Anzi, più precisamente, io non ero morto. Sapevo benissimo che quel pensiero era ingiusto nei miei confronti, che non avevo fatto nulla di male a sopravvivere, che le cose erano andate così per caso e che, anzi, ero stato il primo a dare l’allarme – se solo qualcuno mi avesse creduto –, ma mi sentivo come se non avessi fatto il mio dovere fino in fondo… e adesso fossi abusivamente in vita”.
Giampiero è stato risparmiato dalla valanga e riesce a chiamare col telefono cellulare i soccorsi che, però, non gli credono. Tutti sono presi dagli effetti del terremoto nella regione e ci vuole molta fatica per attirare l’attenzione al bisogno delle vittime di Rigopiano; di fatto: molto tempo perso.
Adriana è rimasta sepolta dalle macerie col figlio Gianfilippo, ma separata dalla figlia Ludovica. Il suo sforzo è stato di sopravvivere all’angoscia di essere sepolta viva con la speranza incerta resa fragile dalla sofferenza dei disagi e dall’isolamento.
“È qualcosa di molto strano, angosciante, toccare il buio. Allunghi La mano e sbatti fisicamente contro la sensazione di smarrimento, non hai nessun punto di riferimento, nessuna certezza. Solo una gigantesca vertigine”.
In questo racconto condiviso a voci alternate, cercando di mantenere la sequenza cronologica, i due protagonisti cercano anche di dare voce ai vissuti dei figli, che non riescono a trovare le parole per esprimerli con, di fondo, un senso di abbandono che li angoscia così tanto da non poterne parlare.
Il peso della neve (Mondadori, 2018) è il racconto del vissuto di due vittime di una catastrofe, che evidenzia la disperazione che oscilla tra la speranza, finanche illusoria, e la rassegnazione tragica. Gli autori riferiscono di elementi di rabbia, delle loro sofferenze post-traumatiche. Riferisce senza polemiche delle inadeguatezze del sistema di allarme e dei ritardi dell’intervento di soccorso, come anche, con gratitudine, dell’abnegazione e dell’umanità dei soccorritori, sia professionisti che volontari. L’attenzione è però focalizzata sui vissuti emotivi esperiti durante la tragedia, ma che li hanno accompagnati per molto tempo anche dopo. In effetti, la narrazione della loro tragica esperienza ha anche una sorta di scopo catartico.
“È stato lo psicologo a consigliarci di farlo. Dice che è parte della terapia. Pare che dopo un trauma come quello che abbiamo subito noi, la gente cerchi naturalmente di nascondersi da tutto, anche dai ricordi. Forse soprattutto da quelli. Lo fa per difendersi, dice il dottore, ma alla fine, specie nei più piccoli, questa cosa rischia di provocare danni”.
Dal punto di vista più tecnico, questa testimonianza conferma l’importanza e criticità del debriefing e la variabilità delle risorse personali delle vittime, sia durante sia dopo la tragedia, con cui è necessario fare il conto in modo attento e flessibile al fine di garantire un’adeguata efficacia del supporto psicologico a beneficio delle vittime. La storia dei coniugi Parete accenna soltanto alla tragedia dei molti parenti delle vittime che invece non sono sopravvissuti sotto la valanga. Anche loro hanno beneficiato di un supporto psicologico negli 8 giorni dopo la tragedia. L’anno seguente, la Regione Abruzzo ha scritto un nuovo Piano d’azione (Piano regionale delle maxi-emergenze sanitarie) riconoscendo la necessità del supporto psicologico nel caso di disastri.
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Suggerisco la lettura a chi ama la montagna e la neve e deve sapere che vanno rispettate con prudenza, a chi vuole sentire la testimonianza di vittime di una catastrofe naturale, a chi l’esperienza l’ha fatta e ha bisogno di condividere le parole per raccontarlo perché solo se si può raccontare diventa storia e, forse, passato.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il peso della neve. Storia della nostra famiglia sotto la valanga di Rigopiano
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