Il pittore e la ragazza
- Autore: Margriet de Moor
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2012
“Il giorno in cui avrebbero strangolato la ragazza, il pittore andò in centro già di mattina”.
Rembrandt, uno dei più grandi artisti della storia dell’arte europea, e la giovane danese Elsje Christiaens non si sarebbero mai parlati ma a metà del XVII Secolo, insieme, avrebbero realizzato un’opera pittorica che tre secoli dopo Van Gogh avrebbe definito “d’infinita tenerezza”.
La mattina del 3 maggio 1666 il cielo di Amsterdam era sereno, il clima mite, l’estate e il suo caldo afoso erano ancora lontani. Il pittore, una figura nota nella città che sapeva “affrontare le cose in modo grandioso e svergognatamente presuntuoso”, camminava lungo il Rozengracht assorto nei suoi pensieri di marito diventato vedovo da poco meno di un anno. Non era un giorno come un altro perché le campane che risuonavano più del solito annunciavano che in piazza Dam sarebbe stata giustiziata una donna di ventuno anni. Rembrandt non aveva voglia di assistere all’esecuzione e per questo aveva evitato il Municipio, luogo laico nella repubblica calvinista, dove in una delle celle sotterranee una giovane attendeva di morire, accusata di aver ucciso una locandiera. Elsje Christiaens, che doveva all’equivoca locandiera un solo tallero, non poteva di certo immaginare che sarebbe stata immortalata in quel dipinto poi considerato
“il quadro più dolce, tenero, intimo del mondo intero che nessuno riuscirà a guardare senza lasciarsi andare nel profondo, nel profondo della parte più remota del proprio cuore. La chiameranno La sposa ebrea”.
Margriet de Moor, una delle più importanti scrittrici olandesi contemporanee, intreccia le sorti di due persone, la prima “una ragazza molto sciocca”, la seconda un uomo che non sa cosa fare del proprio dolore, “ma che di certo sa cosa significa dipingere” giacché i pittori sono abituati a pensare con le mani. “Disegnare è il silenzio dei pensieri” e scrivere è per l’autrice un’opera d’arte, un capolavoro di luce che assomiglia al cielo azzurro intenso di Amsterdam impossibile da descrivere. I protagonisti di questo romanzo (dedicato sia a Rembrandt sia a Elsje Christiaens) che narra come nacque un capolavoro, sono entrambi stranieri. il Maestro più famoso della città proviene da Leida cittadina fortificata e fitta di edifici, Elsje dalle coste orientali dello Jutland, salpata il 6 marzo 1666 dal porto di Aarthus con la Dorothe “imbarcazione che aspettava docile all’ormeggio con le vele piegate”. Si sarebbero incontrati ai piedi della forca di Volewijck la ragazza ancora bella, fresca, pallida come la morte, legata con spalle e testa tra due travi che sporgevano dal palo di legno, Rembrandt ai piedi di Elsje, la sua borsa di lavoro accanto a sé. Come se fosse stato nel suo atelier, l’artista continuando a guardare la modella avrebbe preso la penna giusta, la boccetta con l’inchiostro e il blocco con la pergamena lavabile. Sempre inginocchiato, concentrato, in un silenzio totale, avrebbe abbozzato i primi schizzi cercando di memorizzare tutto di lei. Unico testimone il muto dialogo tra pittore e modella.
“Dipingere la realtà. Accettare la natura come unica, vera maestra della bellezza. Ma cos’è la natura della morte?”.
Il pittore e la ragazza
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