Il prezzo dell’onore
- Autore: Paolo Volpato
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
“Dulce et decorum est pro patria mori”. Per i letterati latini poteva anche essere così – sebbene i soldati delle legioni non la pensassero allo stesso modo – ma per i moderni non è scontato morire per la patria. Può succedere e si affronta coraggiosamente, ma resta sempre doloroso, per sè e per i propri familiari.
Morire in guerra non è mai “dolce”. Se i primi caduti, all’inizio di un conflitto, sono da mettere in conto inevitabilmente, gli ultimi sono difficili da accettare. Si pensi ai bersaglieri mandati in azione mezz’ora prima del cessate il fuoco, fissato alle 15 del 4 novembre 1918, quando l’armistizio della Grande Guerra era già firmato e il nemico lo considerava già operativo, visto che gran parte dell’esercito austroungarico non combatteva già da ventiquattro ore. “Il prezzo dell’onore. La storia della Brigata Sassari e dell’8° Reggimento Bersaglieri nelle vicende di Giovanni e Alberto Riva Villa Santa” (Editore Itinera Progetti, Bassano del Grappa, Vicenza, settembre 2016, pp. 192, euro 19,90) di Paolo Volpato e Aldo Stevanin è dedicato a quei soldati, al loro giovanissimo comandante, sottotenente Alberto Riva di Villa Santa e alla sua saldissima famiglia cagliaritana, molto provata da quella guerra.
È Gabriele D’Annunzio, con una prosa asciutta una volta tanto – per la commozione, evidentemente – a fare un bilancio del costo in vite umane di quel nucleo familiare isolano.
“Ecco un giovine italiano, ecco un adolescente. Un Italiano di Sardegna diciottenne. Suo padre era caduto nella battaglia, come quattro de’ suoi consanguinei. Al suo fianco un suo fratello era stato ferito, e non gli bastava. Al passaggio del Piave, al passaggio della Livenza questo fanciullo aveva operato prodigi conducendo il reparto d’assalto dell’8° reggimento di bersaglieri. Il 4 novembre all’ora precisa dell’armistizio, cadde anch’egli alla lesta dei suoi arditi…”
Il padre, Giovanni, maggiore del 151° Reggimento della Brigata Sassari, era caduto alla testa del I battaglione il 7 giugno 1916, sulle Melette. Le loro tombe affiancate, nel primo cimitero di Redipuglia sul Colle Sant’Elia, campeggiano sulla copertina del volume di due altrettanto commossi Volpato e Stevanin. Uno è ricercatore di lungo corso di storia militare e firma conosciuta nel settore, l’altro un veronese, discendente per parte materna di Giovanni Villa Santa.
Il loro lavoro ricostruisce vicende belliche e atti di eroismo dei protagonisti, azioni e imprese dei fanti "sassarini", i piccoli (di statura) ma tenacissimi "diavoli rossi", temuti dal nemico, sempre molto impiegati dai Comandi e tra i più decorati, per doverosa riconoscenza. Tutti sardi, l’unica brigata dell’Esercito ad arruolamento regionale. Il fatto di provenire dalla stessa isola dava alla Sassari una tempra particolare, d’acciaio, che ha rari paragoni nella storia militare italiana. Anche il Corpo degli Alpini puntava sulla conoscenza di luoghi e tecniche montane, ma il localismo non era così spinto, tanto da alimentare due interi reggimenti, come il 151° e il 152° dei Forza Paris.
Quello che colpisce nella vicenda di padre e figlio Villa Santa è la coraggiosa dedizione. L’ufficiale ragazzino aveva nel sangue la balentìa del genitore, sacrificatosi per fermare l’avanzata austriaca sull’Altopiano di Asiago, all’ultimo ostacolo prima di allargarsi nella pianura veneta. Il figlio più giovane volle ad ogni costo prenderne il posto, pur dovendo rinunciare alle mostrine bianco-rosse per il piumetto dei bersaglieri. E il destino ha ricambiato la sua forza di volontà togliendogli la vita a un passo dalla pace, ultimo degli ufficiali italiani caduti nel 15-18, tra gli “Eroi del trivio di Paradiso”, il plotone arditi dell’8° Reggimento e i Cavalleggeri di Aquila che dopo una breve e cruenta lotta avevano strappato agli ungheresi l’incrocio che costituiva l’obiettivo dell’attacco. Nove caduti. Mancavano cinque minuti alle 15.
Il sottotenente Riva di Villasanta meritò la medaglia d’oro alla memoria. Riposa nel Sacrario della Terza Armata, a Redipuglia, sempre accanto al padre Giovanni.
Ma c’è qualcuno, di cui solito nei libri di guerra non si parla, che agiva in silenzio ed era altrettanto coraggioso degli uomini. Sono state soprattutto le donne della famiglia a svolgere con nobiltà e dignità il compito di conservare le memorie familiari. La signora Nina, moglie e madre,
“era una donna schiacciata dal dolore, ma salda e combattiva, orgogliosa dei suoi cari e del contributo della sua famiglia alla vittoria”.
Le figlie e le nipoti hanno continuato l’opera, nel ricordo di Giovanni e Alberto e tengono vive le tracce del passato, le lettere, le fotografie e gli oggetti di quegli anni.
“È soprattutto grazie a loro che è stato possibile raccontare questa storia”.
Il prezzo dell'onore. La storia della Brigata Sassari e dell'8° Reggimento Bersaglieri nelle vicende di Giovanni e Alberto Riva Villa Santa
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