Morire per il Grappa
- Autore: Paolo Volpato
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2017
Monte Asolone, in provincia di Vicenza, una cima senza vegetazione e un breve percorso che dalla dorsale porta al maestoso contrafforte della Nave del Grappa, dalla cui sommità si apre la vista della pianura veneta e del mare. È anche su quei luoghi, quegli accessi al piano e i robusti rilievi a sbarramento del piano che si sviluppa il racconto saggistico e quasi narrativo di un anno di battaglie sulle pendici delle Prealpi venete, proposto da Paolo Volpato per le edizioni Mursia, nel volume “Morire per il Grappa. Monte Asolone 1917-1918” (pp. 226, euro 18,00), in prima pubblicazione nel 2017, con un inserto centrale di 18 pagine di belle fotografie d’epoca in bianconero.
Nel dispositivo difensivo italiano attestato dopo Caporetto sulla linea dal Piave al Garda, l’importanza del massiccio del Grappa è messa in luce anche geograficamente nel lavoro dello studioso romano specializzato in ricerche sul primo conflitto mondiale e sulla guerra in montagna.
In una breve ma molto lucida prefazione, è il capo dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, colonnello Cristiano Maria Dechigi, a sottolineare l’impatto fisico e visivo dell’orografia di quel territorio aspro, rilevato personalmente in una semplice visita al sacrario militare del Grappa. Guardando intorno, è possibile immaginare i disperati combattimenti su quel massiccio, per difendere posizioni essenziali e impedire al nemico di sboccare in pianura e aggirare le armate sul fiume.
Il lavoro storico di Paolo Volpato muove dalla consueta, rigorosa indagine su documenti e materiali d’archivio, si affida a testimonianze e memorie di chi ha partecipato agli eventi e presta una costante attenzione alla natura dei luoghi. Questo consente ai lettori di cogliere la priorità strategica di quel complesso di cime a sbarramento delle valli del Brenta e del Piave, apprendendo anche nozioni storiche e condividendo con l’immaginazione momenti di vita precaria in un territorio già inospitale, reso letale dalle armi.
Parliamo di eventi che si sono svolti tra il novembre 1917 e tutto l’ottobre 1918. Un anno di combattimenti, per lo più nel gelo, tra l’offensiva austroungarica per scavalcare il massiccio e quella italiana per oltrepassarlo in direzione opposta e convergere su Vittorio Veneto e spingersi verso i confini carnici, l’Austria, la Slovenia e Trieste.
Se il sistema montuoso del Grappa era il perno della pianura veneta e padana, il Monte Asolone (1520 metri sul livello del mare) era il perno delle linee a difesa del massiccio del Grappa.
Paolo Volpato rende nel pieno significato “fisico” l’importanza bellica di queste montagne, facendoci affiancare il generale Bencivenga nella prima ricognizione in un settore da difendere fino all’ultimo uomo. Sembra di condividere il fremito di preoccupazione che lo percorse, di vedere le rughe contrarsi sul volto pensieroso, quando all’alba del 7 novembre 1917, da comandante della brigata Aosta, salì alla Madonnina di Cima Grappa per prendere visione del nuovo terreno di battaglia e delle opere difensive a quel momento apprestate.
Fino all’ultimo uomo voleva dire fino all’ultimo dei giovani combattenti, in gran parte ragazzi sui vent’anni, compresi non pochi sbarbatelli nati nel 1899, con i loro ufficiali subalterni coetanei o poco più. Voleva dire fino all’ultima penna nera dei battaglioni alpini che tennero le pendici dell’Asolone nel novembre-dicembre 1917, impedendo alle truppe di montagna austriache di scavalcarlo e di tagliare la strada Cadorna, che alimentava le posizioni italiane sul massiccio.
Vuol dire i fanti della Brigata Bari, che vi lottarono come leoni a giugno del 1918, nelle prime ore dell’offensiva nemica del Solstizio, la seconda battaglia d’arresto che vide le nostre truppe tenere e prevalere.
Vuol dire i “soldatini del Grappa”, come li chiamava il generale Giardino, comandante della IV Armata che esercitò la spinta offensiva grigioverde nell’ottobre 1918. Tra loro si distinsero gli arditi del IX Reparto d’assalto, al comando del maggiore Giovanni Mese, futuro maresciallo d’Italia.
Il 30 ottobre, sull’Asolone, le retroguardie austroungariche continuarono a gar fuoco per mezza giornata, paralizzando l’avanzata di una divisione, prima di retrocedere definitivamente.
La sera del 31 il Comando Supremo potè diramare il bollettino che annunciava il crollo della “fronte nemica” sul Grappa, sotto l’impeto delle truppe della IV Armata.
“Un numero incalcolabile di prigionieri scendeva in massa dalla montagna. L’artiglieria nemica è colà tutta catturata”.
La battaglia dell’Asolone e del Grappa era finita. Restava un tappeto di armi, indumenti, elmetti, maschere, materiale telefonico. Aleggiavano nell’aria gli odori forti di esplosivi e gas asfissianti, cadaveri e carogne di animali.
Chi oggi sale per godere dalla cima il panorama che spazia dalle Dolomiti trentine all’altopiano di Asiago fino alla laguna di Venezia, sappia che cento anni fa prima di lui
“uomini, spesso ragazzi, di origini e lingua diverse, provenienti da mezza Europa, per il suo possesso uccidevano e morivano, con davanti agli occhi la pianura e, in lontananza, il chiarore della laguna di Venezia”.
Morire per il Grappa. Monte Asolone 1917: Monte Asolone 1917-1918
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