Il regno animale
- Autore: Francesco Bianconi
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2011
Fra le ultime uscite per quanto riguarda il filone dei cantautori che diventano scrittori di libri, è arrivato in libreria il primo romanzo di Francesco Bianconi, controverso e affascinante leader dei Baustelle, il gruppo di Montepulciano che, nello spazio di quattro album, si è guadagnato un posto di rilievo nella scena musicale italiana. L’uscita di questo romanzo, alcune volte posticipata (il titolo avrebbe dovuto essere “Un romantico a Milano”, come uno dei brani più famosi del gruppo), era attesa dai fan ma anche da semplici simpatizzanti, curiosi di sapere in che modo uno degli autori più originali e discussi degli ultimi anni avrebbe trasferito in un libro le atmosfere delle sue canzoni.
In bilico fra l’autobiografia e l’invenzione, disseminato di personaggi reali e conosciuti curiosamente immaginati in situazioni assolutamente non corrispondenti alla realtà, il libro racconta una storia semplice e, di per sé, priva d’interesse: quella di Alberto, un ragazzo della provincia toscana trapiantato a Milano in cerca di lavoro, possibilmente come giornalista. Adattatosi a un impiego notevolmente inferiore alle sue aspettative, in preda a problemi sessuali che gli impediscono una relazione stabile, Alberto trascina le sue giornate nel niente, con l’impressione di non avere il minimo sbocco. Intorno a lui si muove un universo di perdenti, inconcludenti, uomini e donne in preda all’abbrutimento più profondo, che vengono dal nulla e camminano verso il nulla, o verso un epilogo tragico. Storie attuali e flashback si intrecciano fra di loro, formando lentamente il mosaico della storia di Alberto, finché nella sua vita non si intravede uno spiraglio. Su tutto incombe la cappa pesante del consumismo e della vita “moderna” nella quale tutto si compra e tutto si può vendere, tutto è corruttibile e la corruzione è solo la logica di ogni giorno.
La scrittura di Bianconi dà spessore e colore alla storia, ma costringe a mandar giù diversi passaggi piuttosto duri. E’ un libro molto poetico, ma di una poesia maledetta, presa dalla strada e dai livelli più bassi della vita, con scene scioccanti e a volte eccessivamente erotiche. Molto è ripreso dai testi delle canzoni dei Baustelle (vi sono anche vere e proprie citazioni, come il capitolo “Le rane”, triste incontro con un vecchio amico che si è perso nel grigiore della vita), ma, senza la musica estremamente orecchiabile a fare da contrappeso, la loro crudezza stride ancora di più, e colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Bianconi non ha peli sulla lingua, e seziona diverse tipologie di persone e di ambienti mostrando impietosamente i loro vizi e le loro debolezze. Il gioco si fa divertente quando Alberto, in “missione” al Festival del Cinema di Venezia, incontra l’autore del libro. Un espediente, per Bianconi, per parlare di sé in modo ancora più mirato e con “nonchalance”, fino a un colpo di scena violento, uno strappo improvviso che lascia senza fiato.
Malgrado le situazioni e le descrizioni “forti”, via via che si procede con la lettura ci si accorge che le riflessioni dei vari personaggi, per quanto pessimistiche siano, sono tuttavia il più delle volte condivisibili, e che molti dei loro pensieri, dubbi, stati d’animo, ci sono appartenuti almeno in parte. Con leggerezza e con molta autoironia, Bianconi ci sbatte in faccia la realtà, anche quando vederla è scomodo. Una buona opera prima, che lascia sperare in un valido proseguimento in questo campo.
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FRANCESCO BIANCONI, IL REGNO ANIMALE.
49 ANNI DOPO “LA VITA AGRA” DI LUCIANO BIANCIARDI, L’AUTORE DESCRIVE LA SOCIETA’ OCCIDENTALE DI OGGI, TRA CANNE, ONOREVOLI A LUCI ROSSE E MODELLE SENZA SCRUPOLI.
La società dell’arrivismo, del consumismo, del precariato sono i temi dominanti del primo romanzo del leader dei Baustelle, Francesco Bianconi, acclamato poeta italiano, che vanta la pubblicazione di cinque album di successo che gli hanno permesso di entrare a far parte della cerchia dei grandi autori pop contemporanei più stimati in assoluto. Un romanzo che già dal titolo si mostra cinico e spietato. Il regno animale, un regno in cui noi oggigiorno viviamo. Alberto, il protagonista di questo romanzo, è un giornalista che parte da Montepulciano in provincia di Siena, e si dirige a Milano in cerca di lavoro. Ma si rende conto che la grande “City” non è tutta rosa e fiori come l’aveva immaginata. Trova un’assunzione precaria in una piccola testata, che gli permetterà di guadagnare mille euro al mese, giusto lo stretto indispensabile per potersi mantenere alla pensione “Alba” e potersi concedere un drink il sabato. E’ grazie al giornalismo che conosce la società che si nasconde dietro le grinfie della capitale della moda. Una società corrotta, marcia. Onorevoli a luci rosse, sedicenni che spacciano, prostituzione d’alto borgo, compromessi lavorativi, delitti imperfetti e tanto altro. Alberto, che tra un’esperienza sessuale e l’altra, rimane basito dalla società in cui vive, decide di accettare l’incarico offertogli dal direttore di “Panorama”. Un’inchiesta sulla droga a Milano. Ed è così che si aggira tra le vie della città, le più provinciali, alla ricerca di sniffatori, prostitute, ballerine “hard”, mendicanti ecc. Storie raccontate da vari punti di vista. Grida di aiuto provenienti da vari membri della società milanese. Tra un’inchiesta e l’altra, conosce Ilaria, di cui si innamora e con la quale decide di condividere tutto. Le vicende del padre, dei nitidi ricordi di un fanciullino che andava a caccia con il suo babbo. La tragica fine di un uomo che in seguito ad un ictus rimane paralizzato e pochi mesi dopo muore. Flashback dei vecchi amici di Montepulciano, dai quali si è allontanato da anni e che non hanno trovato realizzazione di alcun tipo nella loro vita. Gli amici di Ilaria, tra i quali Carlo Antonelli, direttore di “Rolling Stone”, magazine per il quale il protagonista sognava di scrivere fin da ragazzino, con il quale istaura un rapporto di amicizia, che decide di scritturarlo. E’ da qui che le vicende si snodano ed Alberto entra a far parte dell’alta borghesia milanese. Incontra attori, registi, cantanti, realmente esistenti. Partecipa al Festival del cinema di Venezia, dove si trova al cospetto di Quentin Tarantino, Violante Placido, Sabrina Impacciatore, Alessandro Preziosi, Lapo Elkann, lo stesso Francesco Bianconi. L’evento però ha un tragico finale, dovuto all’insurrezione a sorpresa di due rapinatori che armati, feriscono e uccidono molti dei presenti, quasi tutti volti noti. Un finale a sorpresa per confermare la società spietata e malefica in cui viviamo. Il totale disinteresse verso il protagonista che fingendosi moribondo nel centro di Piazza Duca D’Aosta, non trova compassione in nessuno, dai semplici passanti ai poliziotti, dagli adolescenti extracomunitari ai proprietari degli esercizi vicini al luogo in cui Alberto si trova. Un romanzo di formazione, dove il protagonista parte del nulla e si forma culturalmente e professionalmente, passando dallo “sfigato” neolaureato in lettere con 110 e lode ed in cerca di lavoro, a giornalista di Rolling Stone. Un’opera moderna, che descrive perfettamente la società occidentale di oggi, che ha abolito qualsiasi forma di collettivismo, a favore di un individualismo che non è più l’individuo cosmopolita illuminista, bensì un individuo egoista, arrivista e presuntuoso a cui interessa il lavoro, il sesso, le donne e la realizzazione personale. E’ il romanzo dell’oggi dunque, che si rifà sicuramente a “La vita agra” di Luciano Bianciardi, il quale narrava l’inettitudine e il menefreghismo della società del dopoguerra, che ha vissuto con superbia il boom economico, il progresso tecnologico, a sfavore del senso civico e morale.