Il segreto di Chiaravalle
- Autore: Andrea Biscaro
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Cosa viene fuori mettendo insieme un giornalista cocciuto, un’antica abbazia e una leggenda forse vera? Un romanzo orrorifico, un giallo storico, un thriller misterico da far tremare le vene e i polsi, un nuovo successo del romanziere cantautore Andrea Biscaro, ferrarese che dimora nell’Isola del Giglio, scritto a quattro mani con il commercialista Franco Colombo: Il segreto di Chiaravalle, edito nel 2019 da Meridiano Zero.
A neanche 8 km dalla Madunina, sorge nella pianura milanese l’abbazia di Chiaravalle, circondata da prati ben tenuti e da un silenzio stupefacente. Un’oasi incantata, riposo per gli occhi e tanta pace per l’anima, poco fuori Porta Romana.
“Spegnete i cellulari e accendete la fede”, è l’invito che accoglie i visitatori e chi, anche laico, ha la buona sorte d’essere ospitato per un soggiorno di meditazione nel complesso abbaziale fondato nel 1135 dai monaci inviati da San Bernardo, il mistico francese che ha dettato la regola cistercense e quella dell’Ordine dei Templari.
Una foresteria può dare alloggio a chi ne faccia richiesta: l’ospitalità è un valore per i Cistercensi, a vantaggio della serenità spirituale dei pellegrini.
Detto dell’abbazia, dobbiamo dire del giornalista. Orazio Pedersoli è un giovane redattore del quotidiano "La Sentinella". Si occupa di cronaca locale, anche un po’ di nera se capita, non senza qualche incursione nelle pagine di Cultura e Spettacoli, con buoni articoli di genere.
In un luglio più caldo che mai, è da solo a Milano, la moglie è in vacanza in Liguria. Fuma Camel a più non posso e coltiva un progetto: un’inchiesta di rilievo, ma non è detto che voglia destinarla alla sua testata in crisi, quasi agli sgoccioli e votata al sensazionalismo per vendere qualche copia in più.
È a Chiaravalle perché attratto dalla messa di suffragio che vi si celebra ogni estate, il 27 luglio, alle 11 di mattina, dal 1973.
Orazio è convinto che il non sapere metta al riparo da tanti guasti, l’ignoranza aiuta a vivere tranquilli. Apprendere compromette le nostre certezze, modifica il punto di vista sul mondo. Da giornalista lo sa bene: intuire una verità significa cambiare sguardo, avere occhi diversi, più lucidi.
In queste considerazioni, per qualche verso contraddittorie, c’è tanto del Biscaro-pensiero, si riconosce il maestro del turbamento interiore, del mistero, dell’horror, a volte con le viscere da fuori, come sa bene chi ha letto i precedenti romanzi di Andrea, Il cuoco dell’inferno (2016) e Un canto glamour in punta di coltello (2018), solo per restare ai Meridiano Zero.
La messa del 27 luglio è in suffragio del potente finanziere Faccioli, che ha chiesto d’essere sepolto nella storica abbazia, al cui restauro aveva tanto contribuito. C’è anche qualcos’altro che lega Orazio a quel luogo, un episodio di due anni prima, quando aveva notato un particolare decisamente dissonante con la sacralità della chiesa. Solo a lui era sembrato del tutto fuori luogo, accanto all’altare, un crocifisso col Cristo appeso per il collo a un cappio di corda intrecciata.
La scelta della sepoltura di Faccioli attrae l’attenzione di Pedersoli. Il banchiere, che si sospettava affiliato a un’organizzazione esoterica, aveva voluto riposare nello stesso cimitero di Guglielmina la Boema, guaritrice del XIII secolo che aveva dato vita a un movimento religioso non ufficiale. Quando la Chiesa di Roma aveva scoperto che la tomba della Boema era il feticcio di un culto ereticale, aveva messo al rogo i proseliti e i resti dissepolti della donna.
Guglielmina è la terza tessera del puzzle. Simboli massonici, eresie medievali, misteriosi e potenti personalità del ’900, enigmi e segreti, tutti a Chiaravalle. Altro che un editoriale: per Pedersoli c’è materiale per un libro intero.
La tomba della Boema è stata distrutta sette secoli fa, ma ora la cappella è di nuovo in piedi, davanti a quella di Faccioli. Accanto all’una e all’altra Orazio vede un altro potente che gli mette molta ansia, protetto da due guardaspalle.
È Gianni Ventrice, atletico utrasettantenne sposato con una giovanissima modella austriaca, ex ministro delle finanze, massone della P2, uomo d’affari onnipotente coinvolto in mille scandali, uscito indenne da innumerevoli processi per frode e falso in bilancio.
Le parole che Ventrice gli rivolge con un tono apparentemente calmo (una messa è un evento privato, non una notizia che possa interessare i lettori, questo il senso) suonano come una minaccia. Orazio è combattuto tra il tenere conto dell’avvertimento o gettarsi a capofitto nella sfida.
Si allontana e riflette: sopra c’è un uomo che non dovrebbe essere qui, è napoletano, sotto ci sono le ossa di un uomo che non dovrebbe riposare qui, non è un monaco. E i frati che parte hanno in tutto questo? Di certo, non si riveleranno collaborativi, resteranno sfuggenti.
Inequivocabile, invece, la minaccia rappresentata dal dito puntato dalla bellissima ma spettrale “sacerdotessa” che Pedersoli scopre presiedere un rito misterioso, circondata da affiliati, gente nota, di peso.
La scelta della donna (apparizione o sogno ad occhi aperti?) indica chiaramente la vittima: lui, Orazio Pedersoli. Ma è solo pagina 59.
Il segreto di Chiaravalle
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