Il segreto di Gotham di Lyndsay Faye

La scrittrice Lyndsay Faye, come promesso, ci riporta a familiarizzare ne “Il segreto di Gotham” (Einaudi Stile Libero, 2016), con gli stessi personaggi che avevamo conosciuto ne “Il Dio di Gotham”.
Il racconto riprende le fila proprio dal primo romanzo: Timothy Wilde, dopo essere rimasto sfigurato, su metà del viso, per un brutto incendio, aver perso tutto - l’osteria, un suo piccolo patrimonio - e dopo aver lasciato partire la sua amata per Londra, viene aiutato a rimettersi in piedi dal fratello Valentine, vigile del fuoco, attivista democratico e poliziotto dell’Ottava Circoscrizione nella Grande Mela di metà Ottocento.
Timothy diviene così “stella di rame” nella neonata polizia locale che si aggira per i quartieri più bui e malfamati della città.
Mentre sta festeggiando la felice conclusione di una indagine col suo fedele assistente Piest, irrompe una donna, Lucy Adams, che denuncia la scomparsa del figlio e della sorella.

Siamo in pieno fulgore della schiavitù, in una città in cui approdano irlandesi senza lavoro e senza reddito, e in cui la povertà decide, come una falce mietitrice, chi sopravvive e chi non ce la farà, pertanto le lotte interrazziali sono rese più aspre dalle poche risorse a disposizione di chi, su questa costa, sbarca.
Lucy è infatti una mulatta, libera ma con il rischio che qualche cacciatore di schiavi la rapisca per rivenderla a caro prezzo (fenomeno quantomeno frequente nell’epoca antecedente alla Guerra di Secessione americana): nessuno è al sicuro, nemmeno i pochi tutori della legge, abolizionisti come Timothy, che cercano di fare la cosa giusta!
L’indagine sarà feroce, non risparmierà nessuno, si anniderà anche nei fastosi palazzi della politica, mettendo a dura prova i protagonisti.

“Il segreto di Gotham”, scritto completamente in prima persona, e vissuto attraverso gli occhi del protagonista, riesce a farti sentire tutto sulla pelle: sensazioni, ingiustizie, affetti persi e altri ritrovati, nostalgie, gratitudine. Potrei continuare ancora, perché qui, più che nel primo romanzo, Lyndsay Faye ha messo tutto, sapientemente, senza trasformare questo bel racconto, con basi storiche ben fondate, in un feuilleton!
L’indagine è ben congegnata, ma soprattutto l’analisi caratteriale dei personaggi è minuziosa, a tutto tondo, senza vuoti, meticolosa. Non puoi, pertanto, non familiarizzare con i suoi protagonisti, attendendo quanto prima, un loro ritorno sulla carta!