Il segreto di Lazzaro
- Autore: Letizia Vicidomini
- Anno di pubblicazione: 2012
Arricchito da una pregevole ed encomiabile prefazione di Maurizio de Giovanni, il romanzo di Letizia Vicidomini si apre con una descrizione poetica: il ritorno di Lazzaro, protagonista della vicenda, nella sua terra d’origine, una valle d’Itria, in parte reale in parte fantasiosa, è una delle pagine più belle dell’intero libro e predispone il lettore a proseguire.
La storia è divisa in due parti ben distinte: da una parte la narrazione onnisciente che pecca di troppi particolari e dall’altra (scritta in corsivo per aiutare a distinguere il racconto) le riflessioni personali del protagonista che cogita sulla sua vita passata e futura.
Sicuramente si sarebbe preferito che la scrittrice avesse perseguito la seconda strada in quanto, sotto le spoglie di Lazzaro, l’autrice dà il meglio di sè, tirando fuori una vena mai sentimentale o retorica ma al tempo stesso carica di pathos, mentre il racconto della vicenda di vita passata e presente del protagonista e dei vari comprimari è narrato con qualche ingenuità di troppo: la scrittrice, per smania di dare al lettore il maggior numero possibile di notizie, non lesina certo in particolari che anziché aiutare finiscono con lo stancare il lettore. L’eccessiva puntualizzazione degli eventi anche minimali influisce anche sull’andamento sintattico in quanto la scrittrice ricade spesso nella ridondanza di proposizioni relative che, anziché far scorrere la narrazione, la interrompono, costringendo il lettore a rincorrere i vari personaggi.
Non manca un cosiddetto "blooper" anche se questo termine è di stampo cinematografico: l’autrice, in un capitolo ambientato in Argentina, la terra dove ha vissuto il protagonista prima di rientrare in Puglia, scrive del caldo sole di luglio e dell’afa stagionale, mentre è noto a tutti che, essendo l’Argentina nell’emisfero australe, il mese più estivo sia, al contrario, gennaio!
Un eccessivo manicheismo porta a descrivere in maniera tutta positiva i personaggi "buoni" della storia, che tra l’altro sono spesso vincenti (belli, realizzati economicamente, di "buona famiglia"), mentre al contrario i personaggi negativi sono decisamente marci imponendo quindi al lettore un’immediata levata di scudi.
I cognomi e le abitudini pugliesi non sono ben rilevati dall’autrice di origini campane. Se da una parte la Vicidomini dimostra di aver visitato la zona da lei descritta, dall’altra non si è documentata in toto su come si vive nel Tacco, perché anche qualche abitudine culinaria lascia un po’ perplesso il lettore nativo. Trattasi comunque forse di elementi minori che la forza della narrazione dovrebbe cancellare, ma il punto è che lo scritto non è sufficientemente potente malgrado si riscatti verso la fine e sempre con l’aiuto delle "personali riflessioni" di Lazzaro.
Una Puglia più immaginaria che reale, dei personaggi tutti bianchi o neri per una storia che tuttavia scorre e può ben adattarsi a una disimpegnata lettura serale o da tempo libero.
Il segreto di Lazzaro
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