Il silenzio della collina
- Autore: Alessandro Perissinotto
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2019
La collina del titolo del nuovo romanzo di Alessandro Perissinotto è la langa nei pressi di Alba, la mitica cittadina piemontese cara a Fenoglio e Pavese, dalla quale, il protagonista de "Il silenzio della collina", Domenico Boschis, un attore di fiction televisive amatissimo dal pubblico femminile, era fuggito molti anni prima, tagliando i ponti con la sua infelice vita familiare. Ora, chiamato dall’Hospice nel quale suo padre Bartolomeo sta morendo, decide di tornare per non soccombere ai sensi di colpa.
Arrivato “in Alba”, il cinquantenne attore si ferma nell’unico albergo, ma la proprietaria gli consegna le chiavi della cascina, la Colombera, dove è nato e cresciuto e che presto sarà sua. Il ritorno al passato procura un’irrefrenabile ondata di ricordi negativi: il padre dispotico e violento, la madre oggetto di percosse costretta ad abbandonarlo per vivere a Torino con il compagno architetto che farà da padre a Domenico, il degrado fisico e morale nel quale suo padre era vissuto prima della malattia. Ora, ridotto ad uno scheletro nell’ambiente asettico e profumato dell’Hospice, assistito da una giovane infermiera albanese, Gilda e da medici attenti, non riesce più a parlare e a stento riconosce il figlio che non vede da decenne.
Ma l’uomo, malato terminale di tumore al cervello che mette in dubbio la sua lucidità, oltre a chiedere ossessivamente un gelato, urla al figlio una parola quasi incomprensibile, che finalmente viene decifrata come “la ragazza”. Qui per Domenico Boschis si apre una voragine dentro la quale è costretto a calarsi per capire cosa volesse dirgli suo padre in punto di morte, a quale evento si riferisse, che responsabilità e ruolo vi avesse svolto negli anni. Dopo attenta ricerca, il figlio aveva individuato l’atroce fatto di cronaca che aveva avuto per teatro proprio le colline piene di vigneti rigogliosi che circondano la città di Alba: Maria Teresa Novara, anni 13, era stata “rubata” alla fine di dicembre del 1968 dalla casa dei genitori presumibilmente da due balordi, tenuta prigioniera in una tana all’interno di una cascina e poi trovata morta circa otto mesi dopo.
Di questo avvenimento Domenico Boschis verrà a sapere quasi casualmente, anche se i suoi amici di allora, la sua prima ragazza Caterina, ora un’affermata viticultrice, e l’amico d’infanzia Umberto, figlio del farmacista e ora a sua volta titolare della farmacia, appaiono reticenti nel volere affrontare un tema che l’intera cittadina sembra aver completamente rimosso. Ma l’uomo non si rassegna: nell’andirivieni tra l’Hospice, dove suo padre tenta di comunicare la sua angoscia per la fine della “ragazza”, la Colombera, dove trova tracce del passato sconosciuto dell’uomo che era stato suo padre, la cascina ristrutturata da sapienti design dove ora vive Caterina, ricca, single, non certo felice, Domenico deve ricostruire un passato di cui ignora tutto, deve sapere che parte ha avuto il vecchio “Tomé”, vuole sapere se le persone con cui si è rapportato sono innocenti e non complici di un delitto atroce, un femminicidio ante litteram.
Nell’evoluta regione piemontese, nel triangolo industriale dove si era costruito il boom economico degli anni Sessanta, nella parte d’Italia dove si era combattuta la lotta partigiana, raccontata da grandi scrittori come Davide Lajolo, Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, può avvenire nell’omertoso segreto dell’intera comunità un misfatto atroce, rimosso, dimenticato.
Alessandro Perissinotto scava nel profondo della psicologia dei suoi personaggi, tutti ben costruiti, ognuno portatore di un pezzo di sensibilità, mentre viene data un’immagine della provincia italiana che oggi rappresenta l’eccellenza enogastronomica, come un mondo arcaico nel quale appena cinquanta anni fa si poteva “usare” una minorenne, la si poteva schiavizzare e ridurre ad un oggetto abusato da maschi predatori, nella più totale indifferenza di chi sapeva e non parlava, quando non era complice degli assassini.
Una storia feroce, quella che lo scrittore racconta con un ritmo incalzante, mentre nel romanzo si alternano pagine che descrivono difficili conflitti familiari, segreti sepolti, scoperte amare, ricordi di un mondo lontano nel tempo, ma anche terribilmente attuale. Un sidecar ritrovato, un cane da guardia abbandonato e incattivito, il ricordo del mostro di Marcinelle, la riscoperta del testo di Fenoglio, "La Malora", testimoniano della ricchezza del romanzo, dei tanti temi affrontati, degli oggetti simbolici che danno corpo ad una realtà provinciale, ma nondimeno comune a tanti momenti del nostro vivere comune a cui la letteratura riesce spesso a dare voce efficace.
Il silenzio della collina
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