Il tempo materiale di Luigi Ricca

Dal romanzo omonimo di Giorgio Vasta

Il tempo materiale di Luigi Ricca (Tunué, 2012) è un nuovo graphic novel per palati fini, dalla trama semplice e al tempo stesso impegnativa nel suo messaggio sociologico-filosofico, al limite dell’intellettualità.

Torniamo a ritroso, all’Italia di fine anni Settanta, teatro del racconto è la Palermo dell’anno di disgrazia 1978. Tre undicenni, Nimbo, Bocca e Scarmiglia, anziché giocare come tutti gli altri coetanei, decidono di emulare niente meno che le azioni terroristiche delle Brigate rosse, proprio quando queste hanno raggiunto il punto più alto del loro attacco allo Stato con l’assassinio di Aldo Moro.
Ragazzini scafati, annoiati, forse già consci di avere davanti un futuro piatto, spento, in un contesto sociale grigio, anonimo, assai sensibili alle prime inquietudini esistenziali, decidono di imitare le dinamiche violente di marca brigatista per sentirsi adulti.

Il bambino in copertina impegnato a incidere sulla corteccia di un albero - le enormi radici evocano un senso di morte - il simbolo della stella a cinque punte, invece del classico cuore trafitto da dedicare all’amichetta, è mirabile icona del grido disperante lanciato dai piccoli protagonisti di questa storia: il disagio giovanile che esplode in un gioco diventato via via sempre più serio, distaccandosi dalla realtà, volto a rompere la routine quotidiana e gli schemi prestabiliti dalla convivenza sociale attraverso azioni eclatanti e violente, seguendo le metodiche praticate dai terroristi. Così, dunque, anche questi giovani virgulti si danno nomi di battaglia, codificano un proprio modo di comunicare tra di loro, insolito ed enigmatico, si camuffano, si appostano e pedinano le potenziali vittime, arrivando a rapire, tenere prigioniero e poi uccidere in modo assurdo un loro compagno di scuola, sull’esempio del caso Moro. Perché, in fondo, “essere colpevoli” diventa inebriante, seppur con la consapevolezza che “lo scopo di tutto questo è la sconfitta”.

Tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Vasta, la versione di Luigi Ricca non si limita a proporre al pubblico una scontata sintesi di disegni e immagini in bianco e nero, bensì presenta essa stessa una propria originalità interpretativa. Verso la fine, poi, si viene a sorpresa afferrati e proiettati in una dimensione figurativa di grande suggestione: c’è una splendida tavola che ricorda istintivamente un quadro di Magritte.

La trasposizione a matita, ambiziosa ed efficace, è una stuzzicante idea editoriale ad uso e consumo del lettore alla ricerca di sempre nuovi pungoli di riflessione.