Il terrazzino dei gerani timidi
- Autore: Anna Marchesini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Con poca convinzione ho accettato di leggere questo libro, Il terrazzino dei gerani timidi di Anna Marchesini (Rizzoli, prima edizione gennaio 2011, pag. 231), dal momento che era accompagnato dalla frase “A me non è piaciuto”. Ma voglio sempre “controllare” di persona certi giudizi, perché so bene che noi lettori siamo tutti molto diversi nel valutare un racconto e molte volte il mio parere è in contrasto anche con quello degli amici.
In effetti si è rivelato fin da subito un libro particolare. Può non catturarti immediatamente, ma dal momento in cui ho capito di dover modificare il mio approccio di lettura vi assicuro che è stata una magnifica sorpresa.
Se ti tuffi tra le pagine di un libro con il desiderio di cogliere immediatamente la trama del racconto per appropriartene come di un vestito concepito su misura per te, viverlo indossandolo e gustarlo pagina per pagina con sempre emozioni nuove e diverse fino alla sua consumazione finale, per poi spogliartene e abbandonarlo un secondo dopo la parola “Fine”, allora difficilmente questo libro sarà tra i tuoi preferiti. In fondo, è semplicemente la narrazione dei ricordi di una bambina qualunque che trascorre la sua più che normale esistenza in una famiglia comune, in una tranquilla cittadina senza nome, ma che da tanti piccoli particolari si intuisce sia in Toscana. I vari episodi quotidiani che caratterizzano la sua vita non più da bambina piccola, ma non ancora adolescente, nella loro scontata semplicità possono apparire quasi banali, ma cominciano a prendere “corpo” e importanza nel momento in cui, seduta sul terrazzino di casa, la piccola Anna li rivive e li racconta ai gerani da sempre suoi compagni di solitudine.
È allora che ti dimentichi della trama, non ti importa più di analizzare chissà che intreccio segreto del racconto, ma piano, un po’ alla volta ti lasci compenetrare dallo stile linguistico del tutto particolare. Breve, intenso, colorato di accostamenti allegorici, quasi inconsapevoli metafore, che ti solleticano la mente, si intrufolano nei tuoi pensieri più nascosti e, senza colpo ferire, ti conquistano il cuore prima che tu stesso te ne accorga. Ti viene, allora, il dubbio che nel provare quelle stesse emozioni e turbamenti non stai rivivendo le medesime situazioni che hai vissuto tu, ma, incredibilmente, scopri che dentro di te sono nascosti gli stessi, identici, problemi che si stanno riproponendo proprio nel presente e nella società attuale anche se sotto aspetti diversi. Nulla di nuovo sotto il sole, il comportamento umano non cambia di molto col passare del tempo. Muta la pelliccia, ma sotto si scopre sempre il solito predatore...
Per chi ama follemente le singole parole come me, è una continua festa, un vassoio ricolmo di goduriosi pasticcini da gustare uno a uno. Cercare di spiegare e di commentare il modo in cui scrive Anna Marchesini è come sciupare un delicato e prezioso fiore di serra. Riportare qualche esempio non rischierà certamente di svelare troppo l’insieme del racconto, dal momento che le sue 231 pagine ne contengono una enorme quantità di rara e ricca bellezza.
Un giorno, la mamma di Anna, per risparmiare la spesa del fotografo, pensò bene di festeggiare il compleanno del fratellino nello stesso giorno delle altre due sorelle. Ovviamente a ogni scatto dello spegnimento delle candeline si provvedeva a sostituirle con il numero giusto per la nuova ricorrenza da festeggiare e fotografare… Anna ne rimane delusa, ma non osa ribellarsi.
“Tuttavia a quella apparente obbedienza docile e ammirevole di bambina giudiziosa, stampata sulla carta, disobbediva in verità senza parole, navigando contro vento, invisibile al flash, puntuale come un’aurora e improvvisa come un’epifania del cuore, una tristezza inconfessabile, una mortificazione struggente e viva che il senso del dovere avvolgeva tutta come un avvoltoio la sua preda.”
Quante volte anche noi abbiamo dovuto chinare la testa nostro malgrado e inghiottire in silenzio il boccone amaro perché non sempre ci si può ribellare. C’è il bullo di turno da cui nessuno ti difende, c’è il capo rompiballe che ti tormenta, ma al lavoro non puoi rinunciare, c’è il figlio innocente che non puoi ferire con la squallida verità, c’è, c’è, c’è…
Ma arriva anche per Anna il momento della rivincita. Durante le vacanze di Natale arriva in visita il cuginetto Domenico che da bambino “goffo e amorfo” si è trasformato in un quasi adolescente saccente, sbruffone e anche bugiardo. Nello scambio di personali racconti di esperienze, lui con le sue sparate rocambolesche e da guascone ha nettamente la meglio sui suoi timidi, ma sinceri ragguagli di vita sul filo di una normalità al limite della noia. Tentano vari giochi da cui ancora una volta Anna esce sconfitta, ma nel gioco degli indovinelli, dopo un inizio super vincente, Domenico si trova finalmente in svantaggio. La sua reazione, però, ci ricorda infallibilmente certi discorsi allampanati di un odierno politico sull’orlo della sconfitta, ma ancora tenacemente aggrappato con le unghie sul ghiacciaio scivoloso della pubblica notorietà.
“Lui, che si era già insignito di una corona d’alloro e fu sul punto di essere battuto al gioco delle associazioni verbali, si arrampicò sulle parole e quando non fu più in grado di trovarne le inventò; le deformava, le accartocciava come fossero foglie secche, le gonfiava di errori, le azzoppava, le torturava sgangherandole, ne prendeva un pezzettino ed esigeva che lo tenessi per buono".
Sono solo ricordi di una bambina, ma ben presto ti accorgi che forse quei ricordi di bambina sono qualcosa di più che semplici episodi di una vita appena agli inizi e che col tempo sono destinati a scomparire. In realtà sono delle pietre miliari che trafiggono un animo ancora candido e lasciano delle cicatrici profonde. Ti assale il dubbio che tu stesso, in qualche misura, li hai più o meno vissuti e, ancora più importante, ti rendi conto che dopo venti, trenta, quarant’anni, nella tua vita attuale, ti si ripresentano sotto vesti diverse, in situazioni apparentemente differenti, ma con lo stesso identico effetto distruttivo.
“Da bambini si vivono solo prime volte, sono tutte prime volte quelle in cui si accende la storia e l’esperienza delle cose.”
Anna trova rifugio e salvezza sussurrando le sue esperienze, nel silenzio che l’avvolge, ai gerani del terrazzino timidi come lei, ritrovando la gioia di vivere.
“Il silenzio là fuori era così dolce che mi pareva di sentirne il canto: da qualche parte avevo letto che tutto è armonia se solo riusciamo a sentirla.”
Saremo noi capaci di fare altrettanto?
Ecco la presentazione della scrittrice durante al trasmissione Che tempo che fa del 6 febbraio 2011. Un’intervista in cui trapela tutto l’amore per la letteratura di Anna Marchesini:
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