Il tribunale degli uccelli
- Autore: Agnes Ravatn
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2019
L’eroina de “Il tribunale degli uccelli” (Agnes Ravatn, 2019) si chiama Allis Hagtorn e non è certo una sprovveduta. Meno che mai un’ingenua. Sapete una di quelle vittime predestinate tutta svenevolezza e occhioni spalancati di tanta letteratura gialla che fu? Tutt’altra pasta.
Allis Hagtorn è un’ex giornalista televisiva di successo. Se è finita a fare la domestica in un posto scordato da dio sulla riva di un fiordo norvegese, è perché è in fuga. Uno scandalo sentimentale l’ha travolta al punto che ha deciso di ricominciare da zero dove nessuno la conosce. A ingaggiarla è l’ombroso Sigurd Bagge. Sul suo conto si sa ben poco. A parte l’aspetto da avvenente eremita, il mistero sui suoi trascorsi è pari soltanto alla sua laconicità.
Ricapitoliamo, allora: ci sono un uomo e una donna in una casa su un fiordo, diversi punti oscuri nel passato di entrambi, la natura selvaggia attorno e i giorni che si reiterano uguali come un’espiazione. Il senso di pericolo è immanente, lo si avverte come un refolo cattivo: senti che qualcosa di brutto succederà anche se non sai quando e perché. Succederà per via degli sbalzi di umore di Sigurd? Dei topi in cantina? Dei gabbiani che scendono in picchiata come nel film di Alfred Hitchcock? In “Il tribunale degli uccelli” l’inquietudine è insomma strisciante. Si insinua sottopelle. Può venirti da chiunque e può essere dovunque. Mi sembra un buon requisito per un “giallo”. Meglio: per un libro di suspense, di cui la norvegese Agnes Ravatn conosce e governa benissimo i meccanismi. Li amministra in crescendo, fino al climax e allo sviluppo finale, senza concedere appigli ulteriori al lettore. Entrambi i protagonisti sono sfuggenti, si fatica a fidarsi di loro e se si tiene conto che l’io-narrante del romanzo è uno di essi (Allis), il senso di costante precarietà ne diventa la cifra dominante. Foreste, fiordi, animali, natura selvaggia, contribuiscono agli ombreggi di una storia che ti sta col fiato sul collo e in cui niente e nessuno è davvero come appare.
Il libro esce per la collana “giallosvezia” di Marsilio, ma non aspettatevi, in altre parole, un giallo convenzionale. “Il tribunale degli uccelli” ti lascia solo davanti ad ambiguità che si spiegano solo in parte. Ha qualcosa di meno canonico che un romanzo giallo, ha di più.
Il tribunale degli uccelli
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