
Il vagabondo delle stelle
- Autore: Jack London
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Jack London è tra gli autori americani più conosciuti del Novecento. I suoi testi sono letti in tutto il mondo e alcuni di essi, come Zanna Bianca, Martin Eden e Il richiamo della foresta, sono diventati dei classici. Tra le sue opere più importanti non si può escludere Il vagabondo delle stelle (Adelphi, 2005, traduzione di Stefano Manferlotti), un libro incredibile che racconta la strane giornate di un uomo, Darrell Standing, detenuto in isolamento a San Quentin, che, costretto alla camicia di forza, viaggia nelle sue vite passate in attesa della morte.
Sono Darrell Standing. Fra non molto mi porteranno fuori di qui per impiccarmi. Prima di allora voglio dire ciò che serbo dentro di me e parlare, in queste pagine, di altri tempi ed altri luoghi.
Classificare il testo di London in un genere ben preciso è molto difficile. L’opera inizia dalla fine: il protagonista spiega immediatamente di essere stato condannato alla pena capitale per aver aggredito un secondino e, non volendo far dimenticare le sue innumerevoli vite, decide di scrivere le righe che noi leggeremo. Nonostante possa sembrare un normale romanzo, verso la metà del libro la struttura narrativa cambia diventando una sorta di raccolta di racconti.
La trama gira intorno al lungo periodo di detenzione in isolamento di Standing e dei suoi due amici Ed Morrell e Jake Oppenheimer che, posti in celle diverse nella stessa condizione fisica e morale, comunicano tramite un linguaggio inventato da loro, cioè battendo le nocche contro il muro. È in questo contesto che il protagonista scopre la possibilità di esplorare le vite di altra gente per sfuggire dall’immenso dolore scaturito dalla camicia di forza. Il suo amico Morrell gli spiega che, facendo morire le sue parti del corpo, avrebbe potuto sopravvivere a qualsiasi tortura. Il metodo era semplice: una volta costretto e bloccato si sarebbe dovuto allontanare con la mente dal mondo terreno e, disincarnandosi, avrebbe viaggiato nel tempo e nello spazio solo con la sua anima, vivendo le vite di uomini che non aveva e non avrebbe mai conosciuto.
Da quel momento in poi il romanzo prende una strada completamente diversa. Se nella prima parte London sembra incentrarsi su una feroce critica sociale nei confronti di uno Stato che consente quel tipo di comportamento ingiusto, nella seconda parte altri personaggi entrano nel racconto mostrando una porzione del loro vissuto.
Solo lo spirito rimane. Tutto il resto, non essendo che materia, passa e deve passare.
Quello che l’autore cerca di esprimere nel testo è la sensazione che tutte le persone siano il prodotto storico e culturale di altri esseri umani. Tutti quelli che nel libro prendono il posto del protagonista, come per esempio Daniel Foss, naufrago su un’isola deserta poco accogliente, hanno formato senza neanche volerlo Darrell Standing. Per esempio, gli otto anni passati sopra a degli scogli in mezzo al mare nutrendosi di sole foche gli hanno permesso una lunga resistenza alla camicia di forza e alle torture sia fisiche che psicologiche fatte dal direttore del carcere.
Jack London ne Il vagabondo delle stelle riesce ad unire un’aspra critica al sistema carcerario, che nell’ultimo capitolo diventa il tema centrale con delle bellissime pagine accusatorie, al racconto fantastico dello spirito umano. Narrando Darrell Standing nel suo passato, nel suo presente, nelle vite che lo hanno fatto crescere e nelle persone che l’hanno aiutato a resistere alle sue disgrazie, l’autore decide in realtà di dare importanza alla storia di tutti noi.
Ho attraversato le ere che gli scienziati di oggi chiamano paleolitica, neolitica ed età del bronzo. Ricordo il tempo in cui i nostri lupi addomesticati guidavano le renne al pascolo sulle coste settentrionali del Mediterraneo [...]. Molte precessioni degli equinozi mi hanno visto nascere e morire, ma io li ricordo e tu, caro lettore, li hai dimenticati.

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