

Il vero nome di Rosamund Fischer
- Autore: Simona Dolce
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2024
Ad Arlington, a poca distanza da Washington DC, sorge il cimitero militare dove riposano migliaia di soldati americani. Siamo nel 2013 e in un piccolo appartamento vive l’ottantenne Rosamund Fischer. La donna vive sola, il marito americano morto, il figlio lontano. Un telefono squilla incessantemente e la voce dall’accento britannico di un uomo dice di sapere il vero nome della donna che ha risposto. Rosamund, dopo molte esitazioni, accetta di parlargli. Lui è il giornalista James Pinter, che dopo anni di ricerche quasi ossessionanti ha scoperto la sua vera identità e il luogo in cui abita, e ora è determinato a farsi rilasciare un’intervista esclusiva. Dopo esitazioni e dolorosi ripensamenti, la donna accetta di incontrarlo.
Il vero nome di Rosamund Fischer di Simona Dolce (Mondadori, 2024) è il lungo racconto che Rosamund accetta di fare al giornalista, dichiarando che non lo autorizza a rivelare il suo vero nome per nessuna ragione, a nessuno.
La donna è una sopravvissuta a eventi oltremodo drammatici, perché si chiamava Inge Brigitte ed era la seconda dei cinque figli nati da Rudolf Hoss, comandante del lager, e da sua moglie Hedwig; la famiglia visse per alcuni anni, dal ’40 al ’44, in una villa appena fuori del filo spinato del lager di Auschwitz, in Polonia, di cui la piccola Inge, di appena dieci anni, insieme ai fratelli, si trovò a essere testimone inconsapevole del più grande dramma del Novecento. Mutzi e Vati, i genitori affettuosi, attenti all’educazione dei figli, a passare loro il senso della disciplina, del rispetto delle regole, della gentilezza, sono per i ragazzi oggetto di amore assoluto. Inge adora il suo Vati, lo venera, sente di essergli affine: entrambi soffrono di atroci cefalee, amano le fiabe e la musica, i buoni cibi, la natura.
La madre si rifornisce di ogni ricchezza, un deportato al servizio della famiglia porta in casa tutto ciò che viene dal Canada, e nessuno si chiede cosa sia quel luogo e a chi appartengano quelle preziose ricchezze: argenterie, quadri, stoffe raffinate, gioielli, derrate alimentari, champagne, nulla manca nell’opulenta villa con piscina della famiglia, piena di domestici che si occupano del benessere di tutti. C’è una serra dove si coltivano ortaggi, frutta e fiori, si ricevono ospiti di riguardo, lo zio Fritz, fratello di Hedwig, lo zio Heini, che non è altri che il superiore di Vati, Himmler, che viene spesso a controllarne l’efficienza dell’operato. Inge non sembra sentire quell’odore dolciastro che aleggia nella “Zona d’interesse” (così l’aveva chiamata Martin Amis), non avverte la necessità di sterilizzare tutto ciò che si mangia, non capisce cosa sia la cenere sottile che ricopre ogni cosa, non avverte la stranezza del personale di servizio che scompare improvvisamente né l’estrema magrezza dei prigionieri, mansueti e sempre sorridenti, che girano in casa e nel giardino.
I bambini giocano, si travestono, vanno nel bosco a cercare animaletti, ricevono meravigliosi regali, assecondati dai genitori, come se vivessero una continua vacanza felice, un eden a cui Mutzi, giovane ed elegante, finge di credere, pretendendo sempre di più. Quando, nel 1944, la famiglia è frettolosamente trasferita altrove, avviene il risveglio. La guerra si sta perdendo, gli alleati sono vicini. Nel periodo oscuro che segue, dopo Norimberga e l’impiccagione di Vati, la giovane Inge, ormai diciassettenne, decide che lascerà la Germania e quel che resta della famiglia. Eccola a Madrid, bellissima, con un nuovo documento e un nuovo nome, del tutto casuale, che ha appena assunto: Rosamund. Diventerà una ricercata modella per il sarto Balenciaga, conoscerà la bella vita che sua madre aveva sognato e finalmente sposerà un americano, viaggiando continuamente, senza mettere radici, e lasciandosi alle spalle una storia e un nome impronunciabili.
Molte le parti storiche in questo romanzo di Simona Dolce, ma anche molta fantasia nel costruire con sensibilità questo bel personaggio. La bambina che vede e dice di non capire, che sprofonda in un tunnel nero aperto sull’indicibile, con una porta che poi richiude frettolosamente, l’adolescente troppo consapevole che si nasconde dietro il sonnambulismo, la giovane donna che rimuove un’infanzia il cui ricordo è divenuto insopportabile, la persona che vivrà nella menzogna tutta la vita, caricandosi addosso il peso della vergogna e della colpa, certamente dei suoi genitori, forse anche sua: ecco, a ottant’anni, Rosamund-Inge ha l’occasione inaudita di parlare, testimoniare, raccontare, espiare, processare. Dopo settanta anni di silenzio, di menzogna, di rimozione. Romanzo potente quello di Simona Dolce, che ha lavorato molto su un tema che non riesce ad abbandonare il nostro immaginario e che bussa alle nostre coscienze anche in tempi attuali di rimozione e di colpevole dimenticanza.

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