Impunita
- Autore: Nunzio di Gennaro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
“La Cassazione ha annullato con rinvio a Bolzano”. Il messaggio della cugina raggiunge il professor Macaluso appena riacceso il cellulare, sbarcando dal volo a Catania per raggiungere la sua Gela. Vuol dire, se non cancellare, almeno sospendere i cattivi pensieri: quasi sei anni di tormenti, pubblici e privati, subiti e auto inflitti (inevitabilmente). È una vicenda autentica quella che Nunzio di Gennaro racconta col suo efficace stile personale di scrittura in un libro che provoca angoscia e rabbia e che muove alla partecipazione e alla riflessione. Impunita, ispirato alla vicenda personale realmente vissuta dall’autore, è pubblicato da SBS Edizioni di Roma, nella collana Raccontando (novembre 2024, 350 pagine).
La riflessione collettiva suggerita con spontaneità da di Gennaro denuncia i deliri della giustizia italiana e le sofferenze che una macchina implacabile, mal guidata, potrebbe infliggere dopotutto a ognuno di noi, malcapitato come Macaluso, che infatti non ha mai nome in queste pagine, proprio perché uno nessuno e 59 milioni di connazionali. Anni fa, nel 1971, l’incubo allucinante in cui si finisce è stato raccontato in modo indimenticabile e coinvolgente da Nanni Loy e Alberto Sordi, l’uno regista del film “Detenuto in attesa di giudizio”, l’altro interprete dello spaesato geometra Di Noi, stritolato da un’accusa ingiusta e sballottato dietro le sbarre, senza spiegazioni, da un carcere a un penitenziario.
Nunzio di Gennaro definisce comunque “romanzo” il suo lavoro. Gelese classe 1973, insegna lettere nell’Istituto Tecnico Aeronautico. Laureato in Storia della Chiesa a Siena e specializzato a Pisa, è stato borsista nell’Università per stranieri di Perugia. Ha insegnato in Argentina, Irlanda, Portogallo, Scozia e visitato numerosi paesi nel mondo. In Italia, ha insegnato a Latina e in varie scuole del Trentino. Più di dieci anni fa, è stato vittima di un errore giudiziario: lo Stato gli ha riconosciuto un risarcimento di 50 mila euro per l’ingiusta detenzione.
Delimitiamo il perimetro del racconto con il contributo della prefatrice, dei curatori della casa editrice e per ultimo dell’autore. Anche Irene Testa, del Partito Radicale, garante per le persone private della libertà personale per la Regione Sardegna, osserva che chiunque potrebbe essere costretto a vivere un’ingiustizia tanto profonda da stravolgere la propria esistenza, devastare carriere e disgregare interi nuclei familiari. Ecco perché si tratta di un libro “prezioso, da leggere e rileggere”. Comunica nitidamente il dolore che tutti, come cittadini, rischiamo ogni giorno di subire. L’autore offre una testimonianza viva delle distorsioni che affliggono il sistema
spesso arroccato nella difesa del proprio status quo, anziché promuovere i diritti e i valori della nostra Repubblica e della sua democrazia.
L’augurio è che la narrazione possa spingere concretamente a riflettere e ad avviare il cambiamento necessario affinché vicende come quella raccontata non si ripetano.
L’abstract spiega che il 28 marzo 2009, in val di Breguzzo, una giovane tedesca denuncia d’avere subito violenza da un uomo conosciuto in chat. Pur insistendo nel proclamare la propria innocenza, l’accusato subisce una carcerazione di sei mesi e sei giorni, viene condannato in Assise e in Appello a Trento, “a causa di omissioni e ostruzioni”. Dietro l’ingiustizia, “l’isteria di una donna disturbata”, una ripicca o una trama criminale? È la ricostruzione di una vicenda piena di colpi di scena, l’invito a meditare sulla condizione umana e sulle sentenze “in nome del populismo anziché del popolo”.
Il 1 aprile 2009, il professor Macaluso, docente di lettere a Mezzolombardo (Verona), varca i cancelli del carcere veronese di Montorio. Sono cinque giorni che Tracy non rientra a casa, a Breguzzo. Alle 15, hanno bussato tre Carabinieri, con fare autoritario. In un foglio della Procura di Trento, firmato dal pubblico ministero del Tribunale, è disposta la custodia cautelare in carcere a Verona. Sono indicate le sue generalità e il reato:
perché costringeva tale Tracy [...] a subire e compiere atti sessuali mediante violenza e minaccia.
La Procura gli nomina un avvocato d’ufficio.
Macaluso resta basito, il volto bianco cadaverico. A questo punto, “il professore stupratore” viene divorato dal sistema, ingoiato, macinato. La stampa gongola per la condanna a cinque anni, sei mesi e 80 mila euro di provvisionale alla vittima (confermata in Appello). Da accertamenti personali, una volta tornato in libertà in attesa della condanna in giudicato, Macaluso scopre che la “pazza” ha unito verità e menzogne, la stessa denuncia è un mix di vero e inventato. Viveva in un mondo immaginario e non aveva consapevolezza della sua malattia, oppure era una criminale, complice di gente senza scrupoli? La parte della vittima la reggeva bene, convinta che dire bugie fosse pienamente giustificato al fine di manipolare la realtà.
Altro cruccio: gli avvocati. Hanno mal difeso e perso, ma non hanno mancato di fargli pervenire le parcelle, insieme alla copia della sentenza. Il presidente della Corte lo definiva “un galante affabulatore”. Cambia difensore. Sceglie un “maestro”, l’anziano avvocato Licodia, siciliano di Eubea. Sa che anche dopo la decisione della Cassazione la strada è ancora lunga, prima di cantare vittoria. Confida che la nuova Corte d’Appello possa leggere le due sentenze irragionevoli come il frutto di un pregiudizio o di una strana combinazione di cieco giustizialismo di genere con il desiderio cinico di guadagnare consenso a scapito della verità e di un innocente. Il processo a Bolzano si avvicina, la Corte è presieduta da una donna e formata da tre sudtirolesi di lingua tedesca, spera meno condizionati dalla cultura mitteleuropea germanica e imparziali.
Impunita
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