Impunità di gregge. Sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport
- Autore: Daniela Simonetti
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2021
Il tema delle molestie di natura sessuale e delle violenze è purtroppo sempre di attualità. Vecchi tabù, paure e una propensione culturale a minimizzare certi fatti non aiutano oltretutto a far emergere o ad affrontare l’argomento nei termini giusti, se non anche ad affrontarlo affatto.
È il caso di quanto accade nel mondo dello sport, al cui interno vigono regole non scritte poco degne di luoghi deputati al benessere psico-fisico delle persone.
A rivelarlo è un saggio-inchiesta dal titolo che gioca con parole a cui adesso siamo tristemente abituati: Impunità di gregge. (Sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport), pubblicato da Chiarelettere e scritto dalla giornalista dell’Ansa Daniela Simonetti che ha fondato nel 2019 l’Associazione Il cavallo Rosa/ChangeTheGame, la prima in Italia a occuparsi di abusi sessuali nello sport.
Il nome Cavallo rosa deriva dal fatto che l’equitazione aveva e ha la maggiore incidenza di casi di abusi, dettaglio questo sconosciuto forse ai più, come molte, se non tutte, delle informazioni contenute nel presente volume.
Un fenomeno tuttavia che è trasversale dal momento che vede coinvolte pressoché tutte le discipline da Nord a Sud.
Come spiega Marco Travaglio nella prefazione al libro, certe notizie vengono narrate
“dalla stampa mainstream per deviare e distorcere fatti molto noti seppellendoli sotto una spessa coltre di informazioni false e commenti depistanti”.
Daniela Simonetti in modo puntuale e rigoroso parla di casi specifici, sia italiani che stranieri, cita nomi e cognomi, indica cifre e dati, così come risulta da inchieste giornalistiche e risultanze processuali.
Il tratto che accomuna i singoli episodi è l’atteggiamento omertoso dei vertici e la debolezza psico-fisica in cui si trovano le vittime. Il coach è in una situazione di netto vantaggio per il ruolo che occupa, per il carisma e il fascino che esercita sulle allieve e sugli allievi, per il tempo che divide con loro, come dice bene la campionessa del mondo giovanile di arrampicata sportiva Laura Rogora, non sfiorata dagli abusi, ma efficace nel descrivere il rapporto con l’allenatore:
“Per me è come un padre. Passo più tempo con lui che con la mia famiglia”.
Malia Andreotti, invece, campionessa di ciclismo, attività abbandonata dopo diciassette anni di servizio, è una delle poche ragazze nel nostro Paese che ha avuto il coraggio di testimoniare in un’indagine federale “contro ignoti” avente a oggetto presunte condotte illecite poste in essere ai danni di atlete tesserate con la Federazione ciclistica italiana. Dopo la sua deposizione rilascia un’intervista al Corriere della Sera e per questo viene sottoposta a gogna mediatica, per giunta trovando poca solidarietà da parte di alcune colleghe.
Le vittime, additate come consenzienti, non si espongono, almeno il più delle volte. Si viene a creare così un circolo vizioso dove chi denuncia è uguale al denunciato.
Nessuna pietà né compassione. Le vittime sono nascoste e dimenticate, un fardello di cui disfarsi al più presto perché creano imbarazzo e gettano ombre lunghe e scure su una reputazione già frantumata da altri scandali, dal doping al match fixing, fino alle scommesse clandestine.
Ulteriore problema è il comportamento dei genitori che non si rendono conto laddove dovrebbero o, a volte, fanno finta per il terrore di guardare in faccia la realtà o scoprire cose indicibili, soprattutto quando di mezzo ci sono i propri figli.
Non meno grave è l’atteggiamento che viene dai dirigenti di club e squadre. Fanno promesse in pubblico sostenendo una dura battaglia a fini di contrasto, ma poi in privato fanno ben poco e i cambiamenti non avvengono. Eclatante è il caso del massimo vertice italiano, Giovanni Malagò, presidente del CONI.
Nella pratica, gli equilibri di potere rimangono immutati. Basti dire che il certificato penale non è obbligatorio per tutti i tecnici e gli operatori dello sport, laddove invece ci vorrebbe, e l’autrice auspica apertamente una legge in tal senso. L’autrice segnala come la maggior parte delle federazioni preveda per chi si macchia di tali reati sanzioni blande, anziché la radiazione.
Il terreno su cui poggia l’atteggiamento molesto o abusante è lo stesso del bullismo e anche di questo infatti si parla in Impunità di gregge. Vicende gravissime minimizzate il più possibile, mentre la base criminale è la stessa.
Dove non arriva la giustizia sportiva o arriva in ritardo c’è quella ordinaria con diverse sentenze che inchiodano i soggetti coinvolti alle loro responsabilità.
A proposito di responsabilità acclarate, c’è un intero capitolo dedicato a Larry Nassar, medico e tecnico della federazione americana di ginnastica, condannato a sessant’anni di carcere, un uomo cinico, avido e spietato in un mondo che troppo spesso mercifica i corpi. Una vicenda emblematica che riassume tutte le altre.
Impunità di gregge. Sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport non è un mero elenco di casistiche o di numeri, freddo e cronachistico.
Oltre a essere un’inchiesta e una denuncia esposta in modo chiaro e comprensibile, seppur difficile da accettare visti gli argomenti trattati, è un testo di utilità sociale in quanto può contribuire ad abbattere il muro di silenzio e aiutare chi non ha il coraggio e la forza di venire allo scoperto perché si sente solo.
Impunità di gregge. Sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport
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