In gioventù il piacere
- Autore: Denton Welch
«… Io odio andare in bicicletta. La sella sembra disegnata apposta per privare un uomo della sua virilità; ma tu forse di questo non ti preoccupi». (Pag. 81)
Il ragazzino Orvil Pym ci racconta la sua crescita, i suoi primi approcci al mondo nel romanzo “In gioventù il piacere” dello scrittore inglese Denton Welch (Casagrande, Bellinzona, 2003).
L’esposizione è in terza persona. Il narratore ha un tono amichevole con il lettore, ci accompagna con divertimento, entra nel dettaglio, ci aiuta a seguire l’incrocio temporale fra vari avvenimenti della vita di Orvil.
Orvil è orfano da parte di madre, il padre è una persona benestante; sono una famiglia ricca, ma con dei rapporti familiari molto contenuti. Infatti, Orvil vede il genitore ogni tre anni.
Siamo in estate qualche anno prima della guerra. Il padre ha portato i tre figli a passare l’estate in un albergo del Surrey sul Tamigi.
Dall’albergo si ha uno stacco temporale, un flash back con il ritorno al collegio frequentato da Orvil.
Il carattere di Orvil è tratteggiato da Welch con uno stile letterario sincero.
Orvil ha un affetto con il padre conflittuale, egli sente l’agitazione di una crescita complicata mentre il genitore lo considera come un bambino, infatti, gli cede la ciliegina del suo gelato.
Orvil è spaventato della vita, si affaccia con timore
“… vide l’albergo come in terrificante labirinto, con il Minotauro che lo aspettava nel buio.” (pag. 28).
Era un albergo di lusso, elegante, invece Delton scalfisce l’animo usando parole come terrificante buio e soprattutto la metafora della vita paragonata a un labirinto, nella quale perdersi è facile e angosciante.
Il carattere del protagonista è descritto in mille forme, entrando con precisione nelle sue sfaccettature emotive.
Ha un’inclinazione femminile:
“… mentre un’altra personalità, alquanto femminile e schizzinosa, si opponeva fieramente a quegli impulsi …” (Pag. 29)
e ha il desiderio di diventare uomo velocemente:
“«Se almeno fossi morto!» pensò. O se fosse stato libero, veramente libero, con diritti da adulto interamente tutelati …” (Pag. 29)
Le sue debolezze sono la sua forza emotiva, accentuata da un’intensa sensibilità anche religiosa.
Ha un turbamento religioso, quasi in forma mistica, perché si rivolge direttamente a Dio, parlando con lui come Abramo:
“… ringraziava umilmente Dio …” (Pag. 39)
“«Cancellala, cancellala!» urlò silenziosamente a Dio.” (Pag. 39)
Nonostante la benestante vita borghese, in lui prevale lo spirito di libertà, Welch non ci racconta tutto apertamente, ha delle esposizioni letterarie passionali ma indirette.
Quali sono le pulsioni sessuali del giovane adolescente?
Lo scrittore usa delle metafore fulminanti ed erotiche:
“A un tratto le gambe dell’uomo luccicarono come seta: il sole aveva illuminato i peli dorati, facendo apparire due normali gambe umane lucide e vigorose come quelle di un animale selvatico.” (Pag. 49).
Conosciamo un impulso erotico particolare, perché si parla di gambe e Welch da scrittore sensibile conosce il valore della parola: delle semplici gambe sono come seta, lucide e vigorose, e nel finale si trasformano in gambe di un animale selvatico. L’immagine è semplice ma di una vigorosa libido.
Queste debolezze avevano come conseguenza degli attacchi di depressione improvvisa, non riusciva a liberarsi, qualcosa lo opprimeva:
“Gli succedeva spesso di deprimersi …” (Pag. 73)
, allora si auto fustigava, come un penitente che mortifica il proprio corpo. Nonostante la giovane età e un profondo senso di colpa, si sentiva un peccatore tremendo:
“«Mi fustigherò e farò penitenza tutti i giorni …» (Pag. 75)
“Piangeva per tutte le atrocità e i supplizi del mondo.” (Pag. 92)
Alcune punizioni inventate nella sua mente sono di un masochismo alla Tom of Finland. Durante una passeggiata vede una pesante catena e s’immagina di essere un condannato ai lavori forzati:
«Ci scommetta che le leccherò gli stivali, signore!» (Pag. 76)
La sua fantasia raggiunge parossismi di fronte alle persone. Teme sempre la sventura:
“Sperò che il morso alla sua gamba fosse avvelenato.” (Pag. 155)
Preferiva stare solo nella sua vacanza, girando curioso in luoghi appartati e disabitati.
Durante uno di questi viaggi spierà e conoscerà uno strano professore e alcuni suoi sottomessi studenti. Passano una villeggiatura in una baracca sul fiume. Si svagano remando su una barca e raccontando delle storie.
La loro esistenza, semplice e libera, è per Orvil fonte d’invidia, in confronto alla sua estate trascorsa con un distante padre: “ …esasperato per la loro felicità.” (Pag. 56)
Welch si trova bene a narrare personaggi stravaganti. Orvil riceve un invito dell’amica Costance a casa sua. Accetta e incontra la strampalata nonna di Costance, perché appare sconvolta mentalmente e accudita da una badante ossessiva.
Questi episodi nuocciono a Orvil.
Come sogna di vivere? Sono questi gli adulti da cui prendere esempio? Perché allora dovrebbe essere come loro?
È il tremendo labirinto esposto all’inizio. Cerca, brama, sogna, si punisce, ma è sempre rinchiuso nel dedalo dalla vita senza essere capace di uscire.
Alla chiusura del romanzo Orvil sta ancora girando nel labirinto della sua vita.
Non intravede soluzioni, nonostante i suoi folli balli, le sue avventure fantasiose, e nonostante il ballo nudo del giovane Clifton. Clifton è un amico di famiglia, sta passando gli ultimi giorni di vacanza nello stesso albergo. Con la finestra aperta si scatena in una “folle danza orgistica” (Pag. 187) per il godimento di Orvil e di suo fratello.
Denton Welch è uno scrittore completo, affabile, ci mette a nostro agio durante la lettura, eppure non risparmia giochi di parole, una retorica letteraria e uno stile innegabile.
Alcune sue metafore hanno un tono carnale e materiale insolito:
“… pensò alle labbra di Aphra – pitturate di un rosso lucido come ceralacca che si scioglie o come una cassetta delle lettere sotto la pioggia.” (Pag. 120)
“ … tubando come un bollitore elettrico appena acceso.” (Pag. 150)
“Per Orvil il grigiore della sala silenziosa assomigliava a un piatto di cervella cotte.” (Pag. 192).
È uno stile adeguato alla tipologia del romanzo di formazione. Orvil però non è il “giovane Holden.”
Le sue pulsioni sono conservatrici, nulla di rivoluzionario, non esiste una ribellione formale e sostanziale. Orvil possiede un’individualità corretta, educata, accetta le situazioni in cui trova. Non le comprende egli ha una sensazione di soffocamento, come se fosse in uno delle sue immaginazioni: in una prigione, condannato senza speranze.
I rapporti familiari sono titubanti, ma non esclude né il padre né i fratelli, anzi sono accetti e accolti nei momenti di vicinanza.
Lo scrittore Denton Welch costruisce un personaggio con una necessità di crescere in un ambiente borghese e profondamente religioso.
In gioventù il piacere
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In gioventù il piacere
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