In piena luce
- Autore: Daniela Matronola
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Una classe elementare in una scuola a Cassino, nel 1969. Daniela Matronola nel suo lungo romanzo, In piena luce (Les Flâneurs Edizioni, 2024), denso di suggestioni racconta una bambina, che ha un nome non comune, Lucetta: piccola luce, oppure un accenno a Luce d’Eramo, maestra di poesia, comunque un suono illuminante.
Tutto il libro ruota intorno alla bambina di otto anni, che va in una scuola di suore, in una classe mista, viene da una famiglia numerosa, tanti zii e cugini, in una cittadina di provincia che è nota soprattutto per l’abbazia benedettina distrutta da un colpevole e inutile bombardamento americano durante gli anni più sanguinosi della guerra. Lucetta ha una sorellina, Titti, ma il suo mondo sono i compagni di scuola e la maestra, suor Fiore, protagonisti delle sue giornate ricche dei pensieri e delle inquietudini dell’età dell’infanzia che troppo spesso sfuggono agli adulti, e che invece Daniela Matronola analizza, descrive, ricorda, con sorprendente sensibilità.
Dei bambini della classe abbiamo descrizioni straordinariamente efficaci, che raccontano gli anni Sessanta della storia italiana con sguardo penetrante: c’è Margherita, alta e grossa, fuori misura rispetto alle altre compagne, destinata alle faccende domestiche, come per un destino già assegnato; a casa spiccia, pulisce, lava, e le sue mani di bambina troppo adulta sono rovinate dai detersivi, arrossate, piagate, “infestate da eczemi come vermi bianchi”, mentre anche a scuola la maestra le impone straccio, spazzolone e varechina, quando in classe avviene qualche incidente, tra i bambini frequenti. Amanda è la cocca della maestra, poi ci sono tante altre compagne, Betty, Ceci, le gemelle Pucci-Nardi, a cui vengono attribuite diverse funzioni nella dinamica di classe. Tra i maschi emerge Daniele, fissato con le penne stilografiche, spesso d’oro, fornite di cartucce Pelikan, che hanno anch’esse una funzione simbolica nella narrazione.
Gli adulti, la madre di Lucetta, Anna, sua sorella, il nonno, hanno ruoli un po’ di contorno nelle pagine del libro, mentre un posto speciale viene riservato alla suora Fiore/Fiorella, personaggio ambiguo, dalla mani morbide e sottili, che con un indice puntato, quasi ripetesse il gesto del Creatore dell’affresco di Michelangelo, accusa, condanna, rimprovera. Le sue vesti grigie ondeggiano, quasi sempre mimando un passo di danza, come se nell’immaginario dei suoi scolari divenisse un personaggio fiabesco, severo ma impalpabile, presente ma in qualche modo lontano.
La recita del rosario, ma soprattutto la visita un sabato al mercato “americano”, dove si vendono pezze retaggio della presenza delle truppe americane nel vicino porto di Gaeta, per Lucetta e Daniele resterà un momento topico della loro infanzia, dove in un furgone di merce si cela un mistero davvero oscuro.
Nella narrazione di Matronola tuttavia ciò che colpisce è il grande lavoro sulla struttura del testo e sul linguaggio. Brevi capitoli, ognuno con un titolo appropriato, sembrano altrettanti racconti quasi fulminei, epifanici, lampeggianti.
L’inglese è molto presente, sia nelle lezioni alla Berlitz School che la piccola Lucetta vorrebbe seguire, un corso della BBC con protagonisti Walter&Connie, i corsi di lingua pieni di dialoghi/siparietti a cui tutti siamo stati sottoposti; ma anche nelle canzoni, che fungono da colonna sonora dell’intero romanzo, indimenticabile It’s Five O’Clock, dei mitici Aphrodite’s Child, su cui tutti abbiamo ballato e che suscita immediata nostalgia.
Ci sono tanti cibi, di cui si danno ricette locali appetitose, tanta televisione: dalle cronache sportive, particolarmente significativo il racconto del campione belga Eddy Merckx, protagonista di uno dei primi scandali che colpì il ciclismo professionista per uso di droga, ai romanzi sceneggiati, con nomi di autori un po’ dimenticati, Anton Giulio Majano, e le canzoni di Morandi, sentite al mangiadischi, e le caramelle al miele Ambrosoli, e le autolinee Zeppieri, che poi diverranno SteFer.
Tanti modi del parlare quotidiano si affollano, in corsivo, nelle pagine del libro di Daniela Matronola, una miniera in cui si affollano ricordi personali e pezzi di storia collettiva, evocati attraverso citazioni di film famosi: Tutti a casa di Luigi Comencini, un omaggio al grande regista che ha raccontato una delle pagine più buie della nostra storia, attraverso le maschere di Alberto Sordi e Serge Reggiani; le maschere, che tornano nella descrizione di una triste festa mascherata, a cui Lucetta non si assoggetta, come non amerà il circo Orfei, che trova spazio in un terreno abitato dagli “zingari”: descrizione quasi felliniana, per me una delle pagine più riuscite dell’intero romanzo.
Un lavoro di cesello, di cura della lingua, che si ibrida talvolta nel parlato dialettale, o nelle citazioni colte, storiche o di costume. Un libro sull’infanzia, su come eravamo, su come siamo diventati. That’s all, folks!, ci congeda la scrittrice.
In piena luce
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