In rime sparse

Molti si chiederanno quale sia il senso di una raccolta di poesie oggi, ma Flanerì conferma la sua vocazione originaria: dare voce a chi non ne ha e svelare - nelle molteplici possibilità d’espressione che giungono dagli inediti - componimenti e autori che vogliono comunicare.
Non è importante cosa si dice, poiché tutto è già stato detto, ma come lo si esprime. Ogni poeta è libero di vestire le parole di una particolare musicalità, di tessere trame di sillabe e di realizzare un tessuto di emozioni.

Questo è lo scopo della raccolta “In rime sparse” (Edizioni Ensemble, 2012), dove trovano spazio e respiro i migliori componimenti poetici del primo concorso letterario indetto da Flanerì e in cui vengono incoraggiate nuove modalità d’espressione all’insegna dell’originalità e della ricercatezza stilistica.

Nella parte iniziale viene dato risalto alle opere dei cinque autori vincitori del concorso, dopodiché si passa ai componimenti di alcuni poeti ospiti, infine la parte più rilevante è dedicata alle poesie dei finalisti selezionati dalla casa editrice per dar vita a un testo corale. La precisa scelta di utilizzare una pagina per ogni autore permette di dare voce a tutti con la medesima intensità.
Gli stili che si incontrano sono molto eterogenei: c’è chi preferisce un fraseggio semplice e incisivo, chi si lascia trasportare dalla musicalità di aggettivi e avverbi dando vita a versi più complessi, chi usa iperboli, similitudini, allitterazioni ecc. In tutta questa diversità e ricchezza “In rime sparse” trova una nuova linfa che ci redime dal linguaggio conformista e omologato che spesso i media impongono.
E se è vero che solo la poesia ispira la poesia, ecco spiegato il motivo per cui è necessario scriverla ma soprattutto leggerla.