India. Sacralità del quotidiano
- Autore: Fabrizio Sbrana
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
L’india è un finto continente, sono mille mondi in uno: più di un miliardo e mezzo di persone, una moltitudine di persone in cammino tra passato e futuro, tradizione e post-post-modernità. L’india è il più altrove degli altrove geografici, un pianeta nel pianeta: sono gli arancio, i gialli, i rosa accesi dei sari, il sole che sfuma in coloriture pastello, i fiumi sacri, i dervishi rotanti, gli incantatori di serpenti, yogi accanto a broker in giacca & ventiquattr’ore, bambini a zonzo tra viuzze e mercati, coloratissimi gli uni e gli altri. L’India andrebbe collocata aldilà del suo stesso stereotipo perché tutto ciò che si dice-si scrive-si racconta dell’India è vero, antinomie comprese; più che antinomie, poi, risultano essere sfumature coniugate in senso dialettico: le miriadi sfumature arcobaleno dell’incessante andirivieni della vita.
Come ha scritto Giuseppe Cederna, nella sua introduzione al volume fotografico di Vincenzo Sbrana “India. Sacralità del quotidiano” (Priuli & Verlucca, 2012):
“(…) Cammineremo tra i palazzi corrosi dal tempo di una piccola città medievale, attraverseremo le pianure infuocate del Madhya Pradesh fino a Kajurao, ai suoi templi brulicanti di dei e fanciulle in amore, per approdare a Varanasi sulle sacre rive del Gange (…) Dall’ingresso della moschea un rivolo pungente di odori scivola fino a noi e ci pizzica il naso. Sui banchi delle spezie di Chandni Chowk, l’immenso mercato di Old Delhi, tra piramidi di cumino, cardamomo, zafferano, peperoncini rossi e frutta secca, spiccano montagnole di polveri colorate: rosso brillante e rosa shocking, verde elettrico, blu e giallo. Holi! Tra pochi giorni nelle strade e nelle case del nord dell’India esploderà la festa della primavera. E questi colori saranno dappertutto”.
Il libro è di grande formato e si divora, di fatto, con gli occhi. Potrete trovarci dentro il Tempio d’oro di Amritsar, meta dei pellegrinaggi sikh (è anche la suggestiva foto di copertina), i tappeti policromi di sari, stesi ad asciugare sulle rive del Gange, ritagli di stradicciole dove convivono mucche e bambini, interni di povere abitazioni a recinto dei vicoli di Varanasi e la stazione di Ahmedabad con una fila (composta) di persone in attesa. Potete – ancora – trovarci dentro, in ordine sparso, turbanti, ceste, facce, frutta, e sguardi come solo in India se ne possono incrociare e infiniti dettagli ripresi in primo piano che sanno raccontare, a volte, più degli stessi sguardi.
Tra le immagini di questo libro c’è anche quella di un vecchio intento a leggere un giornale: è il ritratto sul quale si sofferma Antonio Tabucchi nel suo contributo al volume:
“Come se emergesse dalla notte del tempo, il vecchio, del quale non si scorge il volto, legge un giornale. Un filo di luce colpisce il suo turbante giallo, ma non pare infastidirlo. E’ l’unico punto di luce, una sorta di raggio laser che illumina in un cerchio ristretto solo il turbante e lascia tutto il resto nell’ombra. Come farà a leggere nel buio? E il giornale che sta leggendo gli reca le notizie della nostra attualità o quella che fu la sua, molti anni fa? Starà leggendo le notizie che vogliono le Borse di oggi, e cioè che quella indiana è un’economia emergente, la terza dopo gli Stati Uniti e la Cina, o non starà invece leggendo i problemi che la resistenza passiva del Mahatma Gandhi sta provocando all’Inghilterra? E’ forse immerso in una sua dimensione temporale, quella di un’India che vuole diventare indipendente dal dominio inglese?”.
Il viaggio di Sbrana tra il quotidiano immaginifico dell’India si estrinseca in sei capitoli-contenitore – Frammenti, Lavoro, Mercati, Strada, Persone, Spiritualità -, foto a tutta e/o in doppia pagina che si impongono a un primo sguardo: le facce spurie di un continente che a guardar bene continente non è, piuttosto uno smisurato monolite di declinazioni. Un volume prezioso da regalarsi e da regalare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: India. Sacralità del quotidiano
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