Io, Nojoud, dieci anni, divorziata
- Autore: Nojoud Ali con Delphine Minoui
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2009
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Mi sono imbattuta casualmente in questo libro mentre stavo esaminando uno degli scaffali di un centro commerciale. L’ho istintivamente preso in mano e, nel leggere il titolo, ho sentito una morsa stringermi lo stomaco e le lacrime salirmi agli occhi. Mi sono ricordata subito di un paio di trafiletti letti qualche mese prima, e che, al momento, mi avevano provocato un sorriso di approvazione ed anche un moto di ammirazione per una ragazzina tanto forte da ribellarsi, a soli dieci anni, ad una legge apparentemente invincibile. Trovarmi fra le mani la sua storia, però, ha avuto su di me tutto un altro effetto: come se un “sentito dire” si fosse improvvisamente concretizzato.
Era logico pensare che qualcuno si sarebbe interessato alla storia di Nojoud fino al punto di aiutarla a raccontarla in un libro: la vicenda una bambina di dieci anni che riesce a ribellarsi alle leggi non scritte (che spesso e volentieri superano quelle ufficiali) di un Paese come lo Yemen, fino al punto di recarsi da sola in tribunale per chiedere a gran voce il divorzio, grida per essere raccontata al mondo. Qualcuno potrebbe pensarla come una pura operazione commerciale, io preferisco considerarla una preziosa testimonianza scaturita dalla voglia di divulgazione e di informazione.
Si tratta di una testimonianza spicciola, estremamente breve ed essenziale. Il motivo di questa brevità risiede innanzitutto nel tempo limitato nel quale la storia si è svolta: Nojoud ha resistito solamente un paio di mesi prima di trovare forza nella sua disperazione e riuscire a porre fine alla sua prigionia ed alle violenze subite dal marito. E’ chiaro, inoltre, che i fatti, così come espressi da una bambina che, pur avendo visto cose che neppure una novantenne dovrebbe vedere, ha comunque solo dieci anni, sono necessariamente schematici e privi di una qualsivoglia introspezione psicologica. E’ toccato a Delphine Minoui elaborare la testimonianza di Nojoud e raccontare al suo posto la storia di una bambina data in sposa a 10 anni ad un uomo di quasi 25 anni maggiore di lei, della sorella sposata ad un uomo che l’ha violentata e che poi la tradisce con una terza sorella (forse neppure consenziente), dei genitori che, un po’ per povertà e un po’ per evitare che un simile disonore si ripeta, impongono a Nojoud le nozze e si rifiutano di aiutarla a scioglierle.
L’impressione è che il racconto di Nojoud sia stato un tantino “abbellito” attribuendole pensieri e sensazioni che difficilmente una bambina della sua età e del suo ambiente sarebbe riuscita ad esprimere nel modo in cui li leggiamo. Sia chiaro, se questo è stato fatto è stato certamente a fin di bene e cercando di interpretare i sentimenti della piccola Nojoud; forse, però, la narrazione sarebbe risultata più “vera” se fosse stato utilizzato uno stile più “da reportage”, in terza persona.
Ci risulta difficile capire un mondo nel quale un uomo può prendersi due o tre mogli “per diletto”, ma l’adulterio, anche maschile, è punibile con la morte; dove una donna può odiare il proprio marito ed allo stesso tempo accusare la sua amante di averle rovinato la famiglia. Nojoud non si è ribellata per consapevolezza della sua situazione o per cambiare il mondo, ma solo perché non ne poteva più di essere violentata: una volta libera, è tornata dai suoi genitori. Forse, se fosse stata adulta, avrebbe accettato il suo destino in silenzio. Certamente, ribellandosi, ha aperto una strada.
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