Italia 1866
- Autore: Hubert Heyriès
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2016
Una guerra perduta e vinta, allo stesso tempo, la terza d’indipendenza del Risorgimento, dal 20 giugno al 12 agosto 1866. Hubert Heyriès ne parla nel volume “Italia 1866”, edito da Il Mulino a ottobre 2016, nella collana Biblioteca storica (pp. 348 pagine, euro 25,00 a stampa, euro 16,99 nella versione ebook).
Lo storico militare dell’Università di Montpellier affronta la prima guerra dell’Italia unificata, un regno neonato che ad appena cinque anni dalla proclamazione dopo il ricongiungimento con il Sud liberato da Garibaldi, aveva affiancato la Prussia in un conflitto contro l’Austria. L’obiettivo era riunire alla patria italiana le terre del Veneto, del Trentino, del Friuli e dell’area triestino-dalmata, ancora sotto il dominio asburgico.
Ma l’unificazione stava dando frutti acerbi, l’esercito era numeroso ma poco addestrato, male amalgamato, peggio guidato dai generali e composto in gran parte da nuovi coscritti: i veterani rappresentavano appena il 12%. La Marina vantava più navi protette da lastre corazzate di quella avversaria e la soverchiava per numero, ma gli equipaggi erano del tutto impreparati e la coesione inesistente, minata dalla rivalità delle tre componenti fino a poco prima in conflitto: le marine sarda (del Piemonte), toscana e borbonica. Una compagine composita, disarticolata, un trapianto affrettato, in piena crisi di rigetto.
Questi difetti ci costarono legnate in campo aperto e una sconfitta indimenticabile in mare, al largo di Lissa, con l’aggravante di un esercito di terra diviso in due tronconi non comunicanti e di uno scontro a Custoza che si sviluppo in una serie di combattimenti isolati, che videro i reparti italiani sempre in inferiorità rispetto al nemico, al quale il successo venne regalato, senza che nemmeno lo considerasse tale, visto che attendeva la controffensiva dei nostri, preoccupato di aver impegnato già tutte le riserve nei combattimenti. Le poche, coraggiose vittorie minori si dovettero ai volontari guidati da Garibaldi ma relegati nell’alto lago di Garda.
Risultato: le armate di Francesco Giuseppe, schierate su un fronte per loro secondario, ci avrebbero sonoramente battuto, obbligandoci a un rovinoso armistizio e a dolorose concessioni territoriali riparatrici. Per buona ventura, i tedeschi schiacciarono i cugini austriaci in Boemia, a Sadowa e solo questo trionfo della Prussia alleata ci garantì la vittoria finale, come esito di una guerra "persa".
In effetti, ottenemmo la restituzione di Mantova e del Veneto, consegnati però dall’imperatore Asburgo a Napoleone III di Francia e non direttamente al re d’Italia. Ufficialmente, il gesto veniva indicato come un segno di riconoscenza diplomatica per la neutralità mantenuta dai transalpini, ma era chiaramente sprezzante nei confronti italiani, infatti venne percepito come una umiliazione. I territori italofoni ci venivano recapitati "benignamente" dai francesi e non dagli austriaci, soccombenti, ma non battuti. Un plebiscito popolare ampiamente truccato fece il resto, decretando la volontà non proprio libera degli ex sudditi della Serenissima di diventare italiani.
Ecco l’esito di una guerra vista con disagio nell’immaginario collettivo e poco analizzata dagli storici. Una “vittoria immeritata”, una “vittoria controversa”, la prima delle vittorie con aggettivo d’ordinanza che si sono ripetute nella storia nazionale (quella della Grande Guerra sarà la “vittoria mutilata”).
Il professorHubert Heyriès colma quindi una lacuna della storiografia, reticente nei confronti della guerra del 1866. Oltre al dettagliato ed efficace quadro generale del breve conflitto (comprese premesse e conseguenze), il lavoro dello storico francese si sofferma su vari aspetti ed offre non poche curiosità.
Si pensi ch’è stata la guerra di due nazioni in gestazione: l’Italia e la Germania, che stava riunificando centinaia di principati, ducati, granducati e città libere autonome, spesso in conflitto tra loro.
Mentre tra i laghi dell’ex Lombardo Veneto e nella pianura padana uno scoordinato Stato Maggiore tentava una scombinata manovra a tenaglia, sui rilievi trentini i successi garibaldini si possono sintetizzare nella battaglia di Bezzecca, una vittoria per un verso inutile, perché decentrata e per un altro sacrificata, alle esigenze di pace immediata. Ecco altri aggettivi per le nostre vittorie.
Sempre per quanto riguarda i garibaldini, si apprende del loro grave disagio nel vestire casacche rosse fiammanti al cospetto dei micidiali tiratori tirolesi. Fu anche una campagna condotta con armi vecchie e insufficienti, in condizioni sanitarie e climatiche penose. Con 2500 morti, i volontari contribuirono al conto dei 13.000 caduti complessivi (638 i marinai), in un bilancio che vide solo il 5% di perdite, ma un numero di ammalati che toccò il 20% delle truppe.
Dopo Sadowa (3 luglio 1866) i nostri reparti si erano spinti nel Trentino e nel Friuli, ma vennero costretti a tornare indietro dall’armistizio d’agosto con l’Austria. Pensare che avevano raggiunto il Carso e l’Isonzo, altopiano e fiume che verranno insanguinati nei massacri dei nostri fanti nella guerra 1915-18, lo scontro drammatico che chiuderà i conti secolari con l’Austria.
Italia 1866. Storia di una guerra perduta e vinta
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Italia 1866
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Lettera al Gazzettino spedita il 23 febbraio 2017
Buon Giorno,
Vi scrivo dopo aver letto sul libro di :
Hubert Heyrès : Italia 1866 Storia di una guerra perdita e vinta , Il Mulino 2016
A pagina 122 “ Inferiori per armamento, qualità del comando, rifornimento, i soldati dell’esercito austriaco caddero sotto gli assalti dei prussiani, mentre polacchi, ucraini , rumeni e veneziani disertavano o si arrendevano, molto spesso senza combattere”
Per questa frase viene citato il testo : Cristopher Clark : Iron Kingdom The Rise and downfall of Prussia London , Penguin books 2007 pagine XXV , 776 a pagg. 541 e 542
Che a sua volta rimanda a :
Geoffrey Wawro ( United States Naval War College , Newport, Rhode Island : The Austrian - Prussian War Austra’s War with Prussia and Italy in 1866, 1997 pag. 134
Pubblicato anche da Cambridge University Press.
Che a sua volta rimanda a :
Han s von Wachenhusen : Tagebuch vom osterreichischen Kriegsschauplatz, Berlin Lemke, 1866 , pagg. 46-49
E a Hans Belbruck : Das Alternum Berlin 1920 vol. 5 pagg. 461/3
Ora il von Wachenhusen, nelle pagine dalla 45 alla 49, dice che i prussiani hanno trovato prima tre fanti veneziani che in campo aperto si arrendono e poi circa altri ottanta che finita la battaglia escono da un bosco e da alcune case e si arrendono. Ora questi 83 fanti probabilmente poco combattivi hanno comunque partecipato ( o almeno i loro commilitoni) alla battaglia di Hunnerwaffer in Boemia ( non ho ancora trovato il nome in ceco) . Il von Wachenhusen cita un "ufficiale" prussiano come fonte dei fatti e indica i fanti come appartenenti al reggimento n. 38 Haugwitz . Questo reggimento aveva il con deposito a Monselice era reclutato a Monselice, Este, Montagnana, Conselve, Rovigo e Mantova. Ora la Gazzetta Uffiziale di Venezia nei numeri dell’ agosto 1866 riporta i nomi ( da ritenersi parziali perché dopo l’arrivo a Venezia dei reparti del Regio Esercito Italiano non verranno più pubblicati i nomi dei caduti) nelle battaglie di battaglia di Hichneswasse del 26 luglio 1866 e Neukloster del 28 e Jicin del 29 e Munchengratz del 28 e Koniggratz ( Sadowa) del 3 luglio .
La Gazzetta Uffiziale di Venezia riporta i nomi di 186 caduti ( più uno , senza dare il nome) nella campagna per il 38 ° rgt. , e Giorgio Baccaglini in "Ventaglio n. 48 del Gennaio 2014 Storia e Tradizioni scrive riferendosi ai caduti di tutti i reparti veneti ( rgt. n. 13 di Padova che ebbe il 28 giugno 523 morti a Trautenau e dopo altri a Sadowa) , n.26 di Udine, n. 38 appunto, n. 45 di Verona, n. 79 di Pordenone, n. 80 di Vicenza, 8° e 26° btg Feldjager di Gorizia - reclutati nel bellunese e in Friuli come il 26° ftr-.) : " in un solo giorno, il 3 luglio 1866, ne erano morti 1300, più di quanti ne fossero caduti in tutte le campagne del Risorgimento."
Infatti a Sadowa il 38* rgt. Haugwitz ebbe 11 ufficiali morti ( 4 italiani) e 341 caduti fra sottufficiali e truppa.
Il rgt. n. 16 di Treviso ( reclutato a Treviso e Venezia ) combattè in Baviera sempre contro i prussiani
I prussiani mettevano in giro voci calunniose sui reggimenti imperiali formati da italiani, sulla Gazzetta Uffiziale di Venezia n. 157 di lunedì 9 luglio si poteva leggere : La Const. Oest. Zeitung contiene la seguente rettificazione : “ Secondo rapporti prussiani, sarebbero avvenute diserzioni in massa dei reggimenti italiani, che combattono nell’esercito settentrionale. Noi possiamo assicurare, in base a rapporti ufficiali, che questi reggimenti, Frank, Honwitz ( ma Haugwitz) e Bamberg, si sono battuti in modo brillante, in tutte le battaglie, senza eccezione” . Il Frank è il n. 79°, e il Bamberg è il 13°.
Questo per la Storia.
PS Se vi dovessero servire altri dati e particolari anche sugli altri reggimenti veneti ho fatto delle ricerche e posso darvi comunque delle ulteriori informazioni.
Grazie per la cortese attenzione e per la eventuale pubblicazione della mia lettera.
Dino Zuccherini
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