Italia 1977: crocevia di un cambiamento
- Autore: Ermanno Taviani (a cura)
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2014
Il ‘77 è (stato) un anno spartiacque, crossover. Esistono un prima e un dopo il 1977. L’evento-emblema viene dalla tv: finisce Carosello, e con Carosello per gli italiani finisce l’epoca dei sogni in bianco e nero. Una specie di perdita d’innocenza collettiva. Il ’77 comincia topico dell’intero decennio: un anno ossimorico, post-sessantottardo e pre-discotecomane, inventivo e retrivo, colorato e funereo. Un anno sperimentale e potenziale. A leggerlo a posteriori sempre dall’essere di lì a un passo. A un passo dalla rivoluzione, dal riflusso, dall’impegno, dal postmodernismo, dalle febbri del sabato sera, dall’attacco brigatista al cuore dello stato, dai neo-fascismi travestiti da socialdemocrazia, dalla crisi senza fine, dalla letteratura a fumetti, dai sogni interrotti, dagli indiani metropolitani, dai film che si misurano con la storia, e la raccontano in presa diretta. Dentro e fuori metafora. I copiosi poliziotteschi spacciati per destrorsi, ma anche il Gruppo di famiglia in un interno di Visconti, l’...Autarchico di Moretti, e Un borghese piccolo piccolo (Monicelli) con un Alberto Sordi mai così illividito. Sono finito a parlare di cinema parlando di Settantasette, non a caso.
Ho rinvenuto un numero del periodico Cinema e storia (Rubbettino, 2014) dedicato proprio all’annus orribilis/mirabilis dell’Italia repubblicana. Notevole: si intitola “Italia 1977: crocevia di un cambiamento” e – vivaddio – si colloca ben aldilà della stereotipia sugli anni di piombo.
Come scrive Ermanno Taviani, che ne cura i contenuti
“Il 1977 – come tutto il decennio Settanta – ci manda segnali forti ma anche contraddittori sia sul versante storico, sia su quello cinematografico: un mix – come scrive C. Uva in questo numero ‘tra violenza, estremismo, creatività, spontaneità e modernizzazione’. E questo appare evidente sia nei film che furono prodotti in quell’anno o in quelli attorno a esso, sia nelle fotografie che pure ritraevano alcuni dei passaggi più drammatici delle vicende di quel movimento ancora oggi non pienamente elaborato dalla memoria del Paese (su cui riflette P. Mattera)”.
Il campo lungo collettivo è stratificato, molto denso. Per dare l’idea della multiforme esaustività del volume: un continuo andirivieni tra storia e storia filmata, immaginario e (sue) rappresentazioni, radicalismo e movimentismo, festival del proletariato, politica, Padre padrone, performatività, p.38. radio Alice, Una giornata particolare, tv private, sale a luci rosse, il punk, il canto del cigno del cinema di genere, tanto altro ancora. Paz e Lavorare con lentezza, per un’inquadratura a posteriori delle luci che non sono mancate di un ‘77 controverso, senza mezzi termini, cupo e abbagliante al contempo. Un ‘77 (e questo saggio collettivo, di rimando) a cui ritornare, con cui misurarsi. Un ’77 comunque imprescindibile. Da rileggere, riflettere, raccontare anche attraverso i film che, in qualche modo, ne hanno inquadrato (colto) lo spirito e l’attualità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Italia 1977: crocevia di un cambiamento
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