Jorge Guillén, Vanni Scheiwiller. Un epistolario inedito
- Autore: Maria Nieves Arribas Esteras (a cura)
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2014
Il volume raccoglie il carteggio fra due importanti e differenti figure del nostro più recente Novecento: il piccolo grande editore milanese dall’anima europea e il poeta esule spagnolo, amante dell’Italia.
Maria Nieves Arribas Esteras è docente di lingua spagnola all’Università dell’Insubria (Como) e per la Aracne Edizioni ha curato questa edizione, dopo aver realizzato diverse traduzioni letterarie da Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Patrizia Cavalli, Grazia Deledda, Alda Merini ad Andrea Zanzotto.
Jorge Guillén, poeta e scrittore spagnolo, è stato membro della generazione del ’27 insieme ai tanti giovani intellettuali spagnoli di allora: Federico García Lorca, Rafael Alberti, Pedro Salinas, il pittore Salvador Dalì e il cineasta Luis Bunuel. Docente all’Università di Oxford e poi alla Sorbona, lo si ricorda per l’amicizia che lo ha legato al poeta Salinas, del quale per molti è stato il successore. Esiliato, si stabilì negli Stati Uniti continuando l’insegnamento universitario.
Vanni Scheiwiller nel 1958 era un giovanissimo editore, colto e raffinato, che continuava laboriosamente l’opera del padre, al quale era succeduto a soli diciassette anni. Con coraggio e senza nessun scopo di lucro, promuoveva con la sua piccola casa editrice i grandi autori del Novecento. Il padre Giovanni aveva iniziato a pubblicare le edizioni del Pesce d’Oro nel 1936, e il giovane Vanni si era formato leggendo e apprezzando gli illustri esponenti della cultura letteraria italiana ed europea, alcuni dei quali autori controversi e scomodi: Ezra Pound, Julius Evola, Céline e perfino Giuseppe Ungaretti.
“Ho cominciato quasi per gioco, nel ’51, io liceale aspirante giocatore di tennis: mio padre, stanco e sfiduciato della sua piccola casa editrice del sabato e della domenica, mi chiese a bruciapelo se volevo continuare io. Il tennis ha perso un mediocre giocatore e l’editoria italiana si guadagnò il suo editore inutile di libri o microlibri, non tascabili ma tascabili.“
Così scriveva a Jorge Guillén nel presentarsi e con l’esplicita richiesta di poter pubblicare la sua opera più famosa, Cantico, e altre raccolte delle sue poesie. Vanni scriveva al poeta l’intenzione di pubblicare una trentina di liriche, nella traduzione di alcuni poeti italiani, Sereni, Zanzotto, Guidacci, Ungaretti, oltre a Montale e Luzi. L’importante per il giovane editore era che i poeti dovevano essere tradotti da altri poeti e questa linea gli procurerà non pochi dissensi nella propria redazione.
Il Cantico era l’opera che Vanni aveva ricevuto con dediche affettuose da parte di Jorge, il giorno del suo compleanno all’età di venticinque anni. Aveva da poco vissuto mesi intensi e faticosi nella sua casa in montagna a Merano, trascorsi nel curare sia le pubblicazioni in uscita della casa editrice che nello studiare intensamente per potersi laureare.
“Carissimo don Jorge, tra poche ore devo discutere la mia tesi e sarò quindi un Pesce d’oro laureato: cioè un baccalà laureato.“
Ironizzava con intelligenza, uno scambio veloce di opinioni, di pensieri. Lettere scritte quasi quotidianamente con dentro di tutto, dalle bozze, ai pagamenti, agli inviti da inoltrare per le presentazioni, o alle dichiarazione personali di essere senza troppi soldi o di aver cambiato parere su un autore.
“Mio caro e straordinario Guillén, ho finito alle due e mezza di notte di leggere il suo
e il vostro carteggio. Bellissimo. Il suo scritto è riuscito a farmi amare e rileggere Lorca: lo lessi male e prevenuto all’Università alcuni anni addietro. Tutti i miei compagni universitari, soprattutto le ragazze, ne andavano pazzi Ed io, naturalmente, no. Ero molto ingiusto nella forma ma nella sostanza forse avevo ragione. Per questo adesso, vorrei pubblicare anche le sue poesie nel libro. Bellissime, che mi daranno ragione di fronte ai miei ex colleghi d’Università, ora più maturi e certamente più smaliziati. E bravissima la nostra Guidacci. Che stupenda civiltà di poeti, non di letteratini salottieri, la vostra di quegli anni”
Un carteggio quasi ventennale nel quale il poeta Guillén si descrive, narra della famiglia, dei suoi studi, e confida le sue pene e le sue soddisfazioni. È un poeta maturo, vicino alla pensione, che ha dovuto subire l’esilio, e non si sottrae all’amicizia del giovane Vanni che lo ammira profondamente. Lo ricambierà con profondo rispetto riconoscendogli talento e merito.
“Ho conosciuto il signor Scheiwiller padre ma ho mantenuto e mantengo relazioni amichevoli ed editoriali con Vanni. Ho sempre ammirato il gusto squisito e la magistrale esecuzione dei libri, piccoli e perfetti che Vanni pubblica. Queste edizioni accolgono soltanto testi di qualità, al margine delle imprese editoriali di indole soprattutto utilitaria. Possa Vanni Scheiwiller continuare in quest’epoca di crisi molto critica!" Jorge Guillén, 1969.
"Jorge Guillén, Vanni Scheiwiller. Un epistolario inedito" (Aracne, 2014) è un’opera che rivela al lettore quanta attenzione c’era per la qualità nel campo letterario e di quanta indipendenza culturale fosse dotato Vanni Scheiwiller, non solo editore ma anche lettore e bibliofilo di poesia italiana e straniera del ‘900. A soli diciassette anni già conversava di letteratura con Ezra Pound e grazie al suo intuito di raffinato uomo di libri scoprì da subito Andrea Zanzotto e autori stranieri insigniti successivamente del Nobel, quali Seamus Heaney e Wislawa Szymborska.
Mi piace riportate a chiusura una frase scritta da Ezra Pound a Vanni Scheiwiller che gentilmente un mio amico, anch’egli profondo stimatore della piccola casa editrice, mi ha inviato e che in sintesi descrive più di tante parole la personalità del nostro indimenticabile Vanni:
"Il nome di un editore si stabilisce pubblicando ignoti che si stabiliranno."
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