

Kampfgruppe Scherer. La battaglia della sacca di Cholm, gennaio-maggio 1942
- Autore: Richard Muck
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Ci sono libri che sono oggetti preziosi, si sfogliano provando quasi un piacere fisico. Altri sono questo e anche di più: un documento storico, un album fotografico impareggiabile, una raccolta di immagini straordinarie, quasi un film a soggetto, nel loro genere. Gli scatti rari e più che autentici di un corrispondente di guerra tedesco, Richard Muck, sono i veri protagonisti di un volume raro e molto interessante per gli appassionati di storia, soprattutto delle vicende della seconda guerra mondiale, campagna di Russia, in particolare.
Kampfgruppe Scherer. La battaglia della sacca di Cholm, gennaio-maggio 1942, è uno snello albo di grande formato, 25x19 cm, pubblicato e diffuso da maggio 2020 dall’Associazione culturale e casa editrice Italia Storica di Genova (200 pagine), a cura di Andrea Lombardi e del Wermacht Research Group, che sviluppa studi internazionali sulle truppe dell’Asse.
Gli aspetti storici dell’episodio bellico sono illustrati da James Lucas e da Stijn David e Sebastian Bianchi in due brevi testi, che precedono l’ingente ed eccezionale contributo del Kriegskorrespondent paracadutato nella posizione accerchiata dalle truppe sovietiche a nord-ovest di Mosca.
Le centinaia di immagini sono state scelte tra le 2500 scampate all’assedio, alle distruzioni e all’azione implacabile del gelo. Ai -35°, -43° toccati in media a Cholm nell’inverno 1942, gli otturatori delle fotocamere non rispettavano i tempi di esposizione, le pellicole rischiavano di frantumarsi come vetro e le macchine fotografiche accumulavano tanta condensa da risultare pressoché immerse in acqua. Se oltre a respingere il nemico e salvare la vita i combattenti del Kampfgruppe (Gruppo di combattimento) dovevano dedicare la massima attenzione alle proprie armi, il fotoreporter doveva ingegnarsi a tenere al sicuro materiali, obiettivi e strumenti. Provvidenziale il panciotto scaldamani che si osserva nell’immagine che riprende lo stesso fotografo.
Sempre nelle foto, riprodotte in un bianconero ricco di toni grigi per compensare l’abbaglio della neve, si coglie un particolare che riguarda gli ufficiali e i soldati ripresi. Molti tra loro hanno la barba lunga, somigliano a sommergibilisti di ritorno da una lunga missione in mare. Dovendo respingere 120 assalti della fanteria sovietica in 105 giorni, non avevano il tempo di tenere in ordine guance e capelli.
La campagna di Russia è stata caratterizzata da grandi numeri. Nei primi sei mesi dall’inizio dell’operazione Barbarossa del 22 giugno 1941, si registrarono 4 milioni di caduti e feriti gravi. Ben 3 milioni erano sovietici, che persero lo stesso numero di prigionieri nei grandi accerchiamenti completati dalle Armate corazzate tedesche, che avanzavano su tre direttrici: a Nord verso Leningrado, al centro verso Mosca e a Sud verso la Crimea e il Volga.
Dai primi di ottobre 1941 cominciarono a cadere le piogge e il fango rallentò l’avanzata delle truppe di Hitler. Si aggiunsero neve e gelo, sempre più pesanti per reparti non equipaggiati ad affrontarli, al contrario dei russi, che passarono prontamente alla controffensiva, quando la spinta germanica si esaurì, il 2 dicembre, dopo aver raggiunto i sobborghi della capitale, a una trentina di km dalla Piazza Rossa.
Molto provate, le divisioni tedesche arretrarono in tutto il settore centro, con l’ordine di attestarsi in zone di difesa “a riccio”. Isolate le une dalle altre, andavano incessantemente alimentate. Anche qui, grandi numeri: in quella di Demjansk erano impegnati 100mila uomini e 20mila cavalli, solo per restare alla Wermacht. Al confronto, la sacca di Cholm era piccolissima, poco più di 4mila tedeschi, contro mai meno di tre divisioni di fucilieri russi, che scatenarono i 120 assalti organizzati, 40 dei quali appoggiati da carri armati, respinti dai difensori con ingegno e ogni strumento bellico possibile.
Il Kampfgruppe al comando del generalmajor Theodor Scherer non era un’unità organica, ma un complesso composito di truppe: fanti di due divisioni e due reggimenti diversi, un reparto di polizia, meccanici d’aviazione, perfino autieri di marina. Dal 22 gennaio ai primi di maggio vennero fatti filtrare via terra o aviotrasportati reparti antiguerriglia partigiana e mitraglieri, con le loro straordinarie MG.
Non c’erano posizioni preorganizzate e il gelo impedì a lungo di scavare trincee. Ci si batteva nella città in rovina e non solo contro i russi, anche contro un freddo irresistibile, che raggiunse i -52°. E mai il numero dei difensori superò le 4500 unità, nemmeno in grado di battersi contemporaneamente, per ferite o altre ragioni.
Dalla parte opposta, il nemico inviò contro un totale di sei divisioni di fanti, due corazzate e sei brigate di fucilieri. Ma la sacca doveva tenere e tenne, a gloria dei suoi difensori, “quelli di Cholm”, identità che affermavano con orgoglio e che riscuoteva ammirazione.
È lo stesso Scherer a spiegare nel volume l’importanza del nodo stradale di Cholm, tanto per la controffensiva sovietica che per la ripartenza primaverile delle nuove operazioni tedesche. Chi combatteva sapeva che i russi non dovevano passare e quelli, a loro volta, non lasciavano niente d’intentato per travolgere un numero tanto ridotto di nemici.
Ma la piccola Stalingrado tedesca ha detto No! Il valore del Kampfgruppe Scherer ha compensato tante brutte pagine e macchie della condotta tedesca nello spietato fronte orientale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Kampfgruppe Scherer. La battaglia della sacca di Cholm, gennaio-maggio 1942
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