Karnak Cafè di Nagib Mahfuz

Nagib Mahfuz (1911-2006) nato al Cairo, laureato in Filosofia, giornalista e sceneggiatore, è considerato uno tra i più importanti scrittori arabi di tutti i tempi. Nel 1988 è stato il primo autore arabo a essere insignito del premio Nobel.

Nel 2008 è stato pubblicato in Italia “Karnak Cafè” una storia ambientata negli anni ’60, al Cairo, fra le numerose botteghe della strada al-Mahdi, dove si trova, appunto, il Karnak Cafè. La sua proprietaria, Qurunfula, in passato diva e ballerina di danza del ventre, ci viene descritta come una donna in cui:

“L’incantevole femminilità dei tempi andati era da lungo tempo sparita, insieme allo splendore della gioventù, ma al loro posto c’era una bellezza enigmatica, accentuata da un’espressione dolorosa che toccava il cuore”.

Il Karnak Cafè è un luogo dove si incontrano giovani universitari dalle opinioni interessanti e provocatorie, come il comunista Hilmi, amante di Qurunfula, e poi Isma’il e Zaynab, figli della rivoluzione di Nasser del 1952, pervasi dall’eccitazione per l’ondata di cambiamento nel Paese, che guardano con ottimismo al futuro, e gli anziani, i quali sottovoce meditano che

“Il passato non era poi così brutto”.

Quest’aria di euforia viene spazzata via dalla scomparsa improvvisa dei giovani, dei quali per mesi non si sa niente. Per la prima volta nel Karnak Cafè regna il silenzio, mentre Qurunfula si dispera per il suo amato Hilmi e i frequentatori abituali del locale iniziano a mettere in dubbio la bontà del nuovo corso. Dopo mesi di lontananza, i ragazzi ritornano dal loro “viaggio”: sono smunti, nei loro occhi non c’è più la vitalità che prima li contraddistingueva, e parole come prigionia e carcere vengono solo sussurrate.

Ciò diventa motivo di sviluppo di una riflessione sulla situazione storica e politica del Paese, il cui fulcro è proprio il Karnak Cafè, lo si fa, però, con:

“Prudenza, come un odore dall’origine ignota”

perchè il suo spirito ormai è andato perduto. Con questo libro, completato nel 1971, ma pubblicato solo nel 1974, e quindi in un periodo considerato più sicuro, Nagib Mahfuz intende raccontare la storia d’Egitto prima e dopo la rivoluzione del 1967, dando voce a chi ha creduto con ingenuità alla bontà del riformismo di Nasser e allo sgomento e l’orrore di fronte alla realtà di un regime che utilizza strumenti dittatoriali e repressivi.