Kubrick e Caravaggio, sabotatori del reale
- Autore: Francesco Fiotti
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2021
Se il problema erano le siepi semoventi che nel romanzo c’erano e nel film no, Stephen King avrebbe fatto meglio a sorvolare. Lo Shining di Kubrick fa mangiare la polvere alla versione del "Re": i connotati trans-mediali della pellicola frastagliano e stratificano quella che in King risulta essere una “semplice” storia di fantasmi. Come dire la differenza che passa tra un ristorante di lusso e una buona trattoria, se mi spiego. I film di Stanley Kubrick sono portatori sani di meta-significanze visibili e invisibili, lo stesso vale – allargando il discorso - per i corpi, le ombreggiature, i colori, la poderosità e insieme la trascendenza dei dipinti di Caravaggio. Estrinsecazioni di realtà ulteriori.
Un regista e un pittore. Divisi dai secoli, accomunati dal genio. Dalla luccicanza (a proposito di Shining), dalla capacità di (ri)plasmare il reale in funzione di verità rintracciabili oltre, rimodulare subliminalmente l’atto di vedere.
Si intitola Kubrick e Caravaggio, sabotatori del reale, il saggio che Francesco Fiotti licenzia per la collana “Cinema” delle edizioni Mimesis (2021). L’anamnesi si snoda in parallelo, in bilico tra vissuto e agito artistico. Una disamina critica di taglio narrativo che procede per stazioni — vicine/lontane, pittoriche/cinematografiche —, meno dissimili di quanto potrebbe suggerire la differenza di ambiti e secoli. Basta la lungimiranza dello sguardo ad accomunare Stanley Kubrick e Caravaggio.
Come spiega lo stesso autore:
“Questo libro è un viaggio, e ogni viaggio ha le sue mappe, i suoi percorsi, i suoi approdi. Scorrendo queste pagine, alla sinistra del testo, ritroviamo dei simboli numerati. Indicano dei passaggi, veri e propri varchi che, come monoliti, ci conducono a paragrafi raccolti in fondo al testo. Questi 33 varchi rappresentano frammenti apparentemente lontani, che aprono il nostro sguardo sulle vicende umane e artistiche di Kubrick e Caravaggio”.
Kubrick e Caravaggio si pone dunque, in primo luogo, come testo non officiante e non canonico, dove anche gli “errori” dei due autori risultano funzionali al discorso sulla (dis)percezione. A un discorso artistico sulla misurazione del reale e le sue esplorazioni sottotraccia del vero e dell’illusorio.
Alle pagine 4-44 si sta trattando delle presunte incongruenze del film Shining:
“Eppure il film trabocca di errori. Fin dalle prime sequenze la pellicola appare scandita da una serie di incoerenze logiche e tecniche che non trovano eco in nessun altro dei suoi lavori [di Kubrick, ndr], e che per numero e frequenza stupirebbero anche se ci trovassimo di fronte ad un regista meno rigoroso […]. Tuttavia a una visione più profonda affiorano segni inequivocabili che ci spingono a considerare un diverso stato delle cose […] La risposta a questi enigmi va forse cercata nella materia stessa del film, nel suo cuore pulsante. Shining affronta il riemergere del perturbante, quel particolare sentimento di paura legato a cioè che una volta era familiare, qualcosa che doveva essere tenuto celato e invece ritorna ora con tutta la sua forza dirompente. Sembra allora evidente che quelle anomalie che inizialmente avevamo interpretato come comuni errori siano in realtà la spia di qualcosa di più profondo, i segni di un universo altro, solo apparentemente coincidente con quello conosciuto, ma regolato da forze estranee, sfuggenti, infine incontrollabili”.
In ottemperanza al suo stesso titolo, Kubrick e Caravaggio, i sabotatori del reale si connota a sua volta come una lettura insolita, densa di sbocchi, affluenze, parallelismi, traduzioni inattese, capaci di connotare di significati ulteriori la nostra esperienza di usufruitori artistici.
Kubrick e Caravaggio, sabotatori del reale
Amazon.it: 11,40 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Kubrick e Caravaggio, sabotatori del reale
Lascia il tuo commento