L’alfabeto delle spezie di Anita Nair

Nel romanzo L’alfabeto delle spezie di Anita Nair (Guanda, 2015) ritroviamo due donne dialogano a partire dalla voglia di imparare l’alfabeto inglese che per Komathi, la cuoca che ha cresciuto Leema, è un problema quasi insormontabile:non riesce a decifrare i caratteri inglesi e decide quindi di imparare le lettere che compongono l’alfabeto a partire dalle iniziali dei cibi che sa preparare e che rappresentano il mondo culturale, forse l’unico, tramite il quale riesce a comunicare emozioni, stati d’animo, dispiaceri, felicità.
Leema è sposata da molti anni con KK: non c’è passione e non c’è mai stata fra loro, vivono in una piantagione di the accontentandosi delle proprie consolidate abitudini, dei ritmi giornalieri del loro vivere piatto e privo di slanci: lui davanti al computer, è un avvocato che spesso si allontana da casa, lei passeggiando e facendo volontariato in un asilo, apparentemente appagati dai cibi che la tata Komathi prepara per loro, conditi con spezie e intingoli della tradizione più antica.
Un cottage poco lontano dalla loro vecchia casa viene affittato da KK ad un noto attore indiano, osannato dai fan e ossessionato dalla celebrità: lì passerà qualche giorno per sfuggire ad una notorietà che lo sta distruggendo. E’ un bell’uomo di cinquant’anni, ha recitato in tutti i ruoli, ma una professione tanto impegnativa lo ha condannato ad una vita affettiva fallimentare: l’incontro con la bella Leema, rigida e fredda, chiusa com’è in una corazza anaffettiva, sarà fatale per ambedue, che in pochi giorni si trovano perdutamente innamorati e pronti, forse, a rimettere in gioco le loro sicurezze e l’intera loro esistenza.
I capitoli de L’alfabeto delle spezie alternano le due voci: Leema, i suoi dubbi, la scoperta che si può essere felici e appagati, si può addirittura cambiare nome (per Shoola Pani lei sarà solo Lee); la voce di Komathi, che attraverso gli Arisi Appalam, la Sora, i Nande, il Daangar Chutney e tanti altri cibi cucinati con maestria e conditi con curry, cardamomo, zenzero, coriandolo, semi di mostarda, curcuma, peperoncino, cumino, pepe nero riuscirà a dialogare e a chiarire il rapporto con l’amata Leema, che ha cresciuto e che ha visto infelice, lei che lo era stata a sua volta quando il suo amato le era stato strappato proprio dall’arrogante ingenuità della giovanissima Leema.

Una storia bella, profumata di spezie, di passione, di solitudine e di felicità ritrovata quella che con la consueta abilità e leggerezza Anita Nair ci consegna in questo suo riuscito ultimo romanzo.
Molto brava la traduttrice Francesca Diano, che restituisce il clima della piantagione di the in mezzo alla foresta con grande efficacia narrativa, anche se i termini indiani intraducibili rischierebbero di appesantire la prosa, che invece attrae ed affascina: si ha voglia di provare le ricette tradotte in fondo al volume per assaporarne il gusto raffinato.