

L’altra metà della vita
- Autore: Andrea Mattioli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Una violenza mai dimenticata; aveva appena otto anni e da quel giorno, ogni giorno, ripensa all’orrore che aveva subito. Simone si chiederà perché mai il suo più caro amico non era riuscito a raccontarla a nessuno; nel loro paese della provincia di Parma erano poco più di diecimila persone, stavano “tra l’anonimato e la voglia di scappare”. Andrea Mattioli, in arte Metyu, noto dj, ha studiato composizione al conservatorio Arrigo Boito. L’altra metà della vita (Book Road, 2024) è il suo quarto romanzo e lo ha dedicato agli ultimi; ai senzatetto, a chi ha subito bullismo, ai tossicodipendenti, a chi è fuggito dalla guerra, a chi non riesce ad avere un pasto al giorno.
La storia di Luca è raccontata da Simone, la vita dell’amico che si intreccia con la sua, da bambini fino all’esser adulti. È anche il racconto di un gran silenzio, del senso di colpa che perseguiterà Simone per più di quarant’anni nonostante abbia provato a scappare dalle sue responsabilità buttandosi nel lavoro e cambiando città: Luca ne era il motivo.
Siamo essere egoisti immersi in emozioni distruttive arginate da muri d’acciaio.
Una classe di dodici bambini, un branco, e Luca preso di mira. Uniti nel voler togliere il diverso, eliminarlo dalla compagnia.
Un meccanismo animale, primordiale annientamento del più debole.
Luca si sedeva sempre nei banchi in prima fila, vicino alla finestra. Simone lo vedeva guardare oltre il vetro come se oltre ci fosse qualcosa di diverso. Era cresciuto senza padre, andato via con un’altra donna pochi anni dopo la sua nascita. Solo con sua madre e chiuso in se stesso.
Le responsabilità a cui manchi prima o poi tornano sempre a riprenderti, fosse l’ultimo giorno della tua vita arrivano, arrivano sempre.
Il tempo attraverserà le loro vite di scolari e studenti, fino a quando si rivedranno ormai adulti. Luca, fiero come non lo era mai stato, laureato in Economia, sposato con Giulia, in attesa del loro figlio, nella sua vecchia casa che sapeva di nuovo; la droga era il suo passato, lo aveva aiutato a dimenticare ma era stato solo un’illusione. Ora ne era libero.
Simone ricorderà quel periodo quando Luca si era trasformato in un ragazzo silenzioso e introverso, con il suo dolore celato e tenuto ben nascosto che esplose poi all’improvviso. Iniziò a drogarsi e il suo viso divenne una maschera con la quale poteva fare risse, essere temuto e diventare irresistibile agli occhi delle ragazze. Seguirono gli anni dell’Università e per Luca furono difficili, dall’autodistruzione al ricovero per un’overdose. Disintossicazione, terapia e l’incontro con il padre dopo tutto il tempo dell’abbandono, “un genitore spogliato di tutto”.
Così ti ritrovi di fronte ad un nulla che si palesa per consigliarti la vita e tu non puoi far altro che provare tenerezza.
Luca aveva attraversato la sua vita da un luogo all’altro, ma qualcosa mancava nel suo viaggio, un atto di coraggio: la denuncia dell’uomo che lo aveva molestato da bambino. La droga aveva elevato mura che non lo avevano difeso e il vuoto che era dentro di lui era un abisso nel quale era caduto costantemente senza riuscire a fermarsi. Le sue urla non lo avevano fatto notare. Simone, lontano dal suo amico d’infanzia, sentiva di stare meglio, lontano dal senso di colpa che gli aggrovigliava lo stomaco. Il lavoro di giornalista lo portava in giro in Italia e nelle zone difficili di guerra nel mondo. “Si può dimenticare un amico d’infanzia?” Luca faceva parte di una vita che Simone sentiva non più appartenergli; voleva dimenticare quello che era avvenuto, tutte le volte che era stato complice nel bullizzarlo. Vite divise ma sempre unite, come se l’uno fosse l’altra metà della vita.
Stavo bene, la polvere sotto il tappeto e finalmente ero scappato da una decisione che stava mettendo a repentaglio i miei progetti di vita.
Simone entrava e usciva dalle relazioni, con la paura di mettere al mondo un figlio. Poteva succedere a suo figlio quello che era successo a Luca, e se fosse diventato come il padre di Luca?
Non avevo nessun appiglio perché ogni corda che mi fu data per salvarmi l’ho sempre rifiutata scappando. Forse ne ero terrorizzato a tal punto che non volevo nessun tipo di appiglio, non volevo assolutamente immergermi ma rimanere a fissare quel baratro.
Simone era entrato nell’altra metà della vita, quella di Luca, senza capire dove lo avrebbe condotto; nella stessa solitudine di Luca che diventerà da quel momento anche la sua. Aveva girato il mondo alla ricerca dell’altro, vivendo costantemente la fuga, continuando a scappare senza salvare sé stesso.
Il senso di colpa ci tiene ancorati al passato, è un sentimento profondo di malessere; il conflitto interiore di Simone diventerà tormento, come nei flussi di coscienza di Dostoevskij. Ne L’altra metà della vita, in una narrazione complessa tra emozioni e dolore, tra fragilità e razionalità, viene raccontata la vita nelle sue contraddizioni, nelle sue difficoltà e nella ricerca di un senso alla propria esistenza.

L'altra metà della vita
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’altra metà della vita
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