L’amante giapponese
- Autore: Rani Manicka
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2010
Colori tenui, luce soffusa, un ombrellino in carta di riso che lascia maliziosamente intravedere il corpo di una giovane donna dall’aria in qualche modo inesperta e impacciata dietro a una facciata di ostentata sicurezza, un titolo essenziale ma esplicito: ce n’è abbastanza per suggerire al possibile acquirente di questo libro una raffinata storia di sensi e carnalità, e fargli immaginare 350 pagine intrise di sottile erotismo. Come spesso succede, l’apparenza inganna: questa è, sì, la storia di una grande passione, ma anche e soprattutto il racconto di una vita costellata di difficoltà e di dolore.
Ceylon, inizio ’900: la storia di Parvathi inizia con un inganno, perpetrato da suo padre ai danni del ricco Kasu Marimuthu affinché egli la prenda in sposa. Dopo un’iniziale minaccia di ripudio, il marito decide, per uno strano, incomprensibile impulso, di tenersi questa moglie sbagliata. Con il prezioso aiuto della saggia domestica Maya, Parvathi si trasforma, da povera e rozza popolana, in una donna raffinata e di classe, e, malgrado l’assenza di amore nel suo matrimonio, rispetta il marito fino all’ultimo, giungendo ad accogliere come propria una sua figlia illegittima. Poco dopo la morte del marito, arriva improvvisa l’invasione dei giapponesi e con essa la vera, irresistibile, assurda attrazione, ma per un nemico: basta un’occhiata e Parvathi si ritrova totalmente soggiogata da Hattori, lo spietato generale giapponese. Inizialmente imbarazzata da sé stessa, si racconta che sta per cedere solo per salvare la figliastra: quando, però, il generale la lascia libera di andarsene senza conseguenze, per la prima volta Parvathi alza la testa e decide di restare, contro ogni logica e ogni ragionevolezza. E’ l’esplosione di una passione allo stesso tempo selvaggia e raffinata, che si nutre di sensazioni e istinto, fra due persone che poco o niente sanno l’una dell’altra. Per un poco, il tempo sembra fermarsi sui due amanti, ma la sconfitta dei giapponesi è in agguato e con essa la partenza di Hattori. Parvathi deve ricominciare una volta di più, facendo i conti con il futuro dei propri figli, mentre il proprio viene pian piano accantonato, annullato nell’attesa di qualcosa, di qualcuno che, forse, non potrà mai tornare. La vita di Parvathi, risvegliatasi per la prima volta solo fra le braccia di Hattori, si è come esaurita con la sua partenza. Adesso, sono i suoi figli che debbono andare avanti.
Impalpabile come un velo, profumato come un soffio di brezza, questo romanzo ci guida con fare malinconico e leggero nella vita di Parvathi, trasmettendoci non solo la forza della passione, ma l’ingenuità, la dolcezza, l’integrità, la rassegnazione di una donna che affronta il proprio destino con pazienza e tenacia. Preziosa guida del lettore, oltre che di Parvathi, è Maya, dispensatrice di saggi consigli, ma anche di cultura e saggezza, con le sue riflessioni sulla vita e sulla morte e i suoi racconti sulle civiltà passate, quasi un libro nel libro se presi come entità a sé stante, eppure perfettamente integrati nello scorrere del racconto. Altri amori inespressi, come quello per il bovaro Kupu, quello per l’ospite Samuel West, o perfino quello di madre per il figlio Kuberan, attraversano la vita di Parvathi e inchiodano il lettore, che si lascerà cullare fino all’ultima pagina dalla sua storia, quasi un tenue canto di vita dall’andamento costante, ma con un sottofondo di vibrato, deciso e quasi violento, pronto a svelarsi improvvisamente e a invadere, devastante, l’intera partitura.
L'amante giapponese
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