L’arte nella vita dell’uomo
- Autore: Giusta Nicco Fasola
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
Ritrovare volumi pregevoli come L’arte nella vita dell’uomo è davvero qualcosa di straordinariamente prezioso. Stampato nel 1956, ha al suo interno una raccolta fotografica in bianco e nero di opere importanti, alcune non riconosciute nel periodo di uscita del libro, opere che erano state progettate con un’ambizione monumentale come ad esempio il Palazzo della Banca d’Italia a Milano. L’arte e tutto quello che può rappresentare nell’educazione civica e storica di una popolo è il tema racchiuso in queste pagine scritte dalla colta e raffinata autrice.
Giusta Nicco Fasola nacque a Torino nel 1901 ed è stata un’antifascista, docente universitaria e storica dell’arte. Una vita che solo a leggerla sembrerebbe la trama di un romanzo: giovane studiosa di filosofia, impegnata in politica, appassionata di lettere, sua seconda laurea, combattente partigiana e docente presso la Facoltà di Architettura di Firenze.
Ritratto dei coniugi Fasola di Carlo Levi, s.d., conservato presso l’Istituto storico della Resistenza in Toscana
La pubblicazione del libro nacque da molteplici ragioni: prima di ognuna, la più importante tra le sue considerazioni è che il tempo dell’arte deve essere il tempo della propria vita, perché costitutiva dell’essere umano e non da riservare per i soli giorni di festa o per le ore nelle quali si ozia.
“ … essa affiora già nelle forme più elementari della vita storica e persino dell’infanzia. “
L’educazione artistica non doveva essere quella di condurre due volte l’anno i giovani nel museo; l’educazione artistica, quella reale, doveva essere quella che si fa dai primi anni, giorno per giorno, aprendo gli occhi e vivendo fra oggetti e ambienti. Allora si ha veramente civiltà.
“La cultura trova a questo punto la sua funzione: e se in un primo tempo poteva essere un poco indietro rispetto alle correnti dell’arte più sensibili ai movimenti della vita, la cultura detiene la forza di una visione più larga delle cose, che nel presente non può dimenticare la responsabilità verso il passato e le prospettive dell’avvenire. “
In queste bellissime pagine, l’autrice spazia nella psicoanalisi, uno dei suoi studi svolti con passione, associandola all’arte e viaggia storicamente dal fascismo alla politica collettiva. Giusta Nicco Fasola era dichiaratamente comunista e fedele di Croce, credendo che l’arte non fosse interesse esclusivo degli artisti o dei critici e dovesse uscire dagli schemi di un’estetica privata e isolatrice, perché lontano dalla vita non era un vantaggio né per l’umanità né per la stessa arte.
Un inno a vivere di arte in un’Italia post bellica, aggravata dagli anni del fascismo che stentava a riprendersi e con una mancanza quasi assoluta di cultura. Lo studio dell’arte, scriveva Giusta Nicco, esclusa dal regime dittatoriale, era ancora sottovalutato e non preso in considerazione come una possibilità di ripresa sia sociale che economica in un Paese sconfitto dalla guerra. Ma, continua l’autrice, quell’esperienza di dolore, la guerra e il dopoguerra avevano maturato le coscienze degli italiani: la cultura dell’arte poteva essere alla base di una nuova solidarietà umana, di collaborazione, di attività produttiva e di benessere. L’arte era per tutti.
"L’artista è uomo e l’uomo è artista. Per l’arte l’uomo diventa non meno umano ma veramente umano; e quante volte gli artisti, meglio dei filosofi, dei medici, dei legislatori e degli psicologi, hanno letto e compreso l’uomo e la società. “
Con il suo impegno intellettuale, Giusta Nicco Fasola mi ha ricordato un’altra donna con lo stesso rilievo passionale e culturale che di lì a qualche anno avrebbe rivoluzionato l’arte in Italia, Palma Bucarelli, descritta magistralmente dalla scrittrice Sandra Petrignani in Addio Roma.
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