L’attrice
- Autore: Anne Enright
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2020
Ne L’attrice (La nave di Teseo, 2020, trad. Milena Zemira Ciccimarra), la scrittrice irlandese Anne Enright dà voce a Norah, che nel corso di un’intervista racconta di sua madre, un’attrice molto nota negli anni alla fine del secolo scorso, svelandone i difetti, l’eccentricità, la follia che la pervase nelle ultime fasi della sua vita. Parla molto di lei, ma moltissimo di sé, del suo rapporto difficile e discontinuo con la bella Katherine O’Dell, figlia di attori girovaghi, assurta al livello si star quasi internazionale e poi precipitata nell’oblio come di prammatica in ogni storia che vede una protagonista che si avvia alla decadenza dopo essere stata oggetto di amore e venerazione da parte del pubblico.
La narratrice non fa sconti a sua madre, ma neppure a se stessa, in una narrazione discontinua, che alterna il presente con tanti episodi di vita trascorsa insieme, a partire dall’infanzia per poi seguire un filo che accompagna il successo straordinario della piccola e bellissima Katherine dagli occhi verdissimi, nata Fitzmaurice, a Londra, ma poi divenuta una sorta di eroina irlandese dopo aver abbandonato l’Inghilterra e la sua lingua, dopo essersi tinta di rosso i capelli, dopo essersi proposta come esponente del teatro e della cinematografia irlandese.
Quel che più colpisce in questo romanzo dalla scrittura densa e piena di sensibilità, a volte dura e tagliente, è la storia di un rapporto madre-figlia doloroso: la bambina era nata senza aver mai conosciuto suo padre, di lui neppure il nome era stato mai pronunciato; questo forse il primo trauma di Norah, che cresce in una casa di Dublino con la tata Kitty, subendo le assenze continue della madre, al culmine del successo sui palcoscenici americani e sugli schermi dove interpreta una paio di ruoli di grande successo. È una brava attrice Katherine, diligente e coscienziosa, ambiziosa anche, ma alla fine non troppo fortunata. La figlia diventa adolescente, vede avvicendarsi in casa tanti uomini, registi, collaboratori, produttori, ammiratori: fra essi emerge la figura di un sacerdote, il gesuita padre Des, che avrà un ruolo molto significativo nella vita dell’attrice, e un’altra figura, che si segnalerà come amico nemico di entrambe; madre e figlia alle prese con una figura maschile che le coinvolge con gravi conseguenze per il loro rapporto.
Katherine e Norah sono donne libere, sessualmente evolute, sostanzialmente diffidenti degli uomini, alla ricerca di una loro intesa profonda anche se segnata da screzi, abbandoni, ritorni. Nel libro scorrono tante immagini, tanti nomi noti di cineasti, registi, attori: Katherine sposa un omosessuale da cui si separerà, incontra tante proposte di lavoro, accetta anche ruoli improbabili, diventerà famosissima in patria per la campagna pubblicitaria di un panetto di burro, e poi entrerà in una zona oscura di follia per la quale sparerà a un piede di un amico produttore con drammatiche conseguenze per tutti.
Nella pagina dei consueti ringraziamenti, l’autrice si affretta a precisare che “i personaggi principali di questo libro sono puramente di fantasia e non sono ispirati a nessuna persona viva o morta”: peccato, il romanzo appare così vero, così realistico, così improntato a personaggi che sembra proprio di leggere una dolorosa autobiografia. Romanzo interessante, coinvolgente, originale, capace di ricostruire con sapienza ambienti, atmosfere, eventi politici non troppo raccontati.
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