L’economia artigiana nell’Italia Medievale
- Autore: Donata Degrassi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
Seppur datato, il saggio di Donata Degrassi, dedicato all’Economia Artigiana nell’Italia Medievale (Carocci, 1996) costituisce ancora oggi un’ottima sintesi di un capitolo fondamentale della storia economica del Medioevo in Italia.
Elaborato con un taglio problematico che dedica la stessa attenzione a ciò che è ormai acclarato dagli studi storici medievistici e ai campi che, invece, meriterebbero ancora attenzione da parte degli studiosi, per essere analizzati e compresi più a fondo, l’ Economia Artigiana nell’Italia Medievale concentra la propria attenzione sulle forme di produzione e gli stili di vita e di lavoro e le modalità di associazione della variegata classe degli artigiani, in particolare nel basso Medioevo.
Strutturato in sei esaustivi capitoli che lasciano ampio spazio anche alle fonti documentarie citate in lingua originale, il saggio di Degrassi analizza le caratteristiche principali della struttura di produzione, chiarendo la provenienza sia dei capitali che delle materie prime; le modalità di organizzazione del lavoro e le differenti figure professionali che interagiscono all’interno della bottega; le condizioni di vita e la collocazione sociale degli artigiani; l’evoluzione e la storia delle corporazioni e delle altre strutture associative in cui si riunivano gli artigiani; il rapporto fra artigiani cittadini e abitanti (artigiani e non) delle campagne e, infine, il ruolo e la presenza degli artigiani nella cultura del Medioevo.
Prendendo in considerazione differenti generi di fonti che vanno dai registri contabili e catastali, fino alle note personali degli stessi artigiani e valorizzando, con approccio annalistico, gli apporti provenienti dallo studio degli aspetti della produzione, della tecnologia, dei mezzi di lavoro, dei manufatti ma anche di elementi portanti della vita quotidiana come la mentalità, la sessualità e la salute, l’alimentazione, le abitudini di consumo e l’andamento demografico, Degrassi tratteggia un quadro di ampio respiro dove emergono due tipi umani fondamentali quello dell’apprendista e quello del maestro. Nel primo caso la
"organizzazione di mestiere medievale comportava un lungo periodo di convivenza – parziale o totale – del ragazzo con il maestro, in quanto il sapere professionale non era separabile dall’attività quotidiana svolta dall’artigiano e la formazione professionale avveniva attraverso un continuo processo di imitazione e correzione"
Nel secondo caso, quello dei maestri, il vero e proprio centro intorno a cui ruota l’attività artigiana nel Medioevo, troviamo una vera e propria tassonomia delle varie tipologie di artigiani, considerati tali. Da quelli che, impossibilitati ad aprire una bottega propria, restavano alle dipendenze di un altro maestro come salariati, a quelli che, portatori di una manodopera altamente specializzata, arrivavano addirittura a
muoversi, per realizzare
"precisi progetti da svolgere e spesso su richiesta di committenti. Una volta terminato il lavoro, o il periodo di attività utile, gli artigiani tornavano in patria, dove (...) continuavano l’esercizio del mestiere (...). La migrazione dunque non comportava il trasferimento delle conoscenze tecniche, che restavano patrimonio esclusivo, e ben difeso, del gruppo di famiglie".
Una realtà economica, quella artigiana, caratterizzata, quindi, da un elevato sapere tecnico-pratico, praticato nella bottega, a fianco di una serie di figure secondarie ma non per questo meno importanti del maestro: non solo l’apprendista ma anche la moglie del maestro, i figli, i garzoni e i lavoratori salariati.
Molteplici passi affrontano anche la durezza della vita artigiana, dove spesso un aiuto fondamentale era offerto dalle corporazioni e dalle altre associazioni in cui si riunivano gli artigiani: organismi in grado di fornire materie prime e prestiti in denaro, locali commerciali a buon mercato, referenze e, eventualmente anche clienti e commissioni.
Un’analisi, quindi, a tutto tondo che non trascura neanche le condizioni di vita, la presenza degli artigiani nell’elaborazione culturale del Medioevo e le regole previste dagli statuti delle arti e delle corporazioni. Un testo esaustivo, quello dell’Economia artigiana nell’Italia Medievale, che considerando molte situazioni geografiche differenti, da Firenze e Siena (dove le fonti risultano più ricche e variegate) fino a Genova, Fabriano, Bologna e Udine, riesce a delineare un quadro comune della forma economica principale del Medioevo e la storia dei suoi protagonisti principali.
L'economia artigiana nell'Italia medievale
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