L’enigma della vasca dei pinguini di Stuart Palmer

Spesso l’ispirazione di uno scrittore arriva dalla vita vissuta, anche quando ne è meno consapevole. Prendiamo il giallista americano Stuart Palmer: tra le sue tante esperienze lavorative risultano anche il venditore di ghiaccio e il marinaio. Come non collegare queste attività a “L’enigma della vasca dei pinguini”?

Tutto ha inizio con una gita scolastica all’acquario di New York, luogo che dovrebbe servire a mostrare gli animali nel loro ambiente naturale e alimentare qualche discussione scientifica. Non è però quello che accade.
Al lettore sembra infatti che in questo posto all’apparenza inoffensivo si siano dati appuntamento la crema della malavita locale, prima un borseggiatore e poi addirittura un assassino.
Che ci sta a fare il cadavere di un broker di Wall Street nella vasca dei pinguini? A parte l’essere passato a miglior vita, come mai si trovava in un posto tanto lontano dal suo mondo? Poi la consueta girandola di sospetti e di colpi di scena.

Quel che è certo è che questo esordio porterà molta fortuna al suo autore, Stuart Palmer, che l’anno dopo la stesura del romanzo (il 1932) riuscirà a portarlo sul grande schermo del cinema, grazie alla RKO Radio Pictures, col titolo Penguin Pool Murder. Merito in buona parte anche della sua Hildegarde Withers: insegnante zitella e investigatrice dilettante (una sorta di Miss Marple americana), che in seguito tornerà protagonista di altri racconti e film.
Altrettanto sicuro che a “L’enigma della vasca dei pinguini” Palmer resterà particolarmente affezionato, al punto da improvvisarsi, da quel momento, collezionista di immagini e statue di pinguini, nonché di ideare un marchio personale con protagonista questo animale.
La garanzia di qualità è firmata da Howard Haycraft e Ellery Queen che inclusero a suo tempo questo titolo nell’elenco delle pietre miliari del genere giallo.