L’erborista di corte
- Autore: Lisa Laffi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Tre60
- Anno di pubblicazione: 2022
L’erborista di corte (Tre60 2022) di Lisa Laffi rievoca la figura di Costanza Calenda, medico della regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo, nota anche come Giovanna II di Napoli (Zara, 25 giugno 1371 – Napoli, 2 febbraio 1435), figlia del re Carlo III d’Angiò-Durazzo e della regina Margherita di Durazzo, che succedette sul trono di Napoli al fratello Ladislao I, deceduto privo di eredi legittimi.
“Voglio praticare la medicina. Come voi. Ho atteso, come avete fatto voi. Mi sono preparata da sola come voi, ma ora ho bisogno di studiare sui libri e con dei maestri… proprio come avete fatto voi. Non negatemelo soltanto perché sono donna”.
Salerno. 1411. Costanza Calenda, unica figlia di Salvatore Calenda, Priore del Collegio Medico di Salerno, e della defunta prima moglie Isabella Caracciolo, aveva un sogno: seguire le orme paterne ed esercitare l’arte medica. Salerno era la città che aveva aperto le porte della medicina anche alle donne, che l’avevano ripagata ottenendo risultati eccellenti. Infatti, la Scuola Medica di Salerno era famosa per le sue donne, le mulieres salernitanae, come Trotula, Mercuriade e Abella.
Di nascosto dal padre, Costanza aveva lavorato in una spezieria, dove aveva appreso le proprietà delle erbe e degli alimenti, ma a Salerno vigeva la legge longobarda e una donna non poteva gestire da sola una spezieria, aveva bisogno di un mundoaldo che garantisse per lei. Il padre di Costanza non l’avrebbe mai fatto per sua figlia, perché ciò non avrebbe reso onore alla famiglia. Le cose sarebbero cambiate se Costanza avesse avuto l’opportunità di diventare medico in un ospedale. Del resto Trotula, Mercuriade e tante altre donne avevano già aperto la strada. Costanza Calenda doveva soltanto percorrerla e aveva i mezzi per farlo.
Ma il Priore del Collegio Medico di Salerno aveva altri progetti per sua figlia. Entro un’ora Calenda e Costanza dovevano partire per Napoli, dove il medico si sarebbe fermato per un consulto importantissimo, mentre la giovane avrebbe proseguito per Bologna, dove avrebbe raggiunto il convento di Santa Caterina da Siena diretto da sorella Dorotea Bocchi.
Costanza era furiosa. Non soltanto suo padre l’aveva portata via dalla spezieria e non la voleva istruire alla medicina, ma da un giorno all’altro le avrebbe sottratto anche Salerno e la libertà.
Il re di Napoli Ladislao d’Angiò Durazzo, l’uomo che negli ultimi anni aveva già occupato due volte Roma, che era ritenuto, non a torto, l’arbitro della situazione italiana e di buona parte di quella internazionale e teneva sotto scacco il papa, il re dei romani, quello di Francia e quello di Aragona, oltre che la Repubblica di Firenze, era stato condotto precipitosamente a bordo di una galera nel porto di Napoli e da lì a Castel Nuovo, in fin di vita. Al capezzale del fratello la sorella del sovrano Giovanna d’Angiò-Durazzo, la quale si era subito accorta della perizia di Costanza, giunta lì insieme al padre. Costanza e Salvatore Calenda avevano assistito il re per tutta la notte, ma Ladislao I d’Angiò-Durazzo spirò all’alba del 6 agosto. La nuova regina Giovanna II di Napoli aveva confidato a Costanza il suo piano di governo: assicurarsi gli uomini migliori a dare la morte, cioè condottieri di ventura e soldati, perché il Regno di Napoli era una preda ambita, e gli uomini e le donne migliori a preservare la vita, cioè medici e speziali. Proprio come Costanza Calenda.
“Penso di potervi garantire un paio di anni di apprendistato, ma voi mi dovete giurare, qui e ora, che una volta diventata medichessa metterete la vostra vita e il vostro sapere al mio servizio. Mi starete accanto e consacrerete la vostra vita alla medicina a vantaggio della vostra regina”.
In questo coinvolgente romanzo storico, l’autrice ha il merito di riportare alla luce una figura femminile poco conosciuta, medico della regina Giovanna D’Angiò. Di Costanza Calenda non si sa molto, ma le poche notizie che sono giunte sino a noi la rendono l’ultima grande mulier salernitana e, con ogni probabilità, la prima donna occidentale a essersi laureata in medicina. Nobile figura di donna intelligente e ambiziosa, la quale ebbe il coraggio di percorrere una strada diversa in un mondo ostile, che relegava le donne in un angolo, considerandole solo come spose sottomesse.
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