L’esilio di Dio
- Autore: Lluís Duch
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Lluís Duch è stato un notevole teologo cattolico catalano, monaco a Montserrat, professore in diverse università. Non poteva non interrogarsi sulla disaffezione attuale dei singoli e delle comunità alle funzioni religiose tradizionali, sia cattoliche che protestanti, in un mondo, il nostro occidentale, dominato dall’individualismo e dall’incomunicabilità. Ne è nato un pamphlet interessante che analizza la questione, dal titolo incisivo e anche poetico: L’esilio di Dio (Quiqajon edizioni, comunità di Bose, pp.83, 2019, traduzione di Manuele Masini).
Esiste l’esilio dell’uomo da se stesso, da ciò che l’autore definisce “struttura”, ossia l’elemento portante umano, che è ormai parcellizzato, disgregato o vissuto come tale; non è collegato a una religione particolare né alla qualità di genere né alla politica o organizzazione sociale; è ciò che in termini teologici e religiosi si è sempre chiamato “Spirito”.
In parallelo, si vive l’esilio (apparente) di Dio, l’agnosticismo, l’indifferenza verso il sacro.
Nell’introduzione Masini chiarisce che la nostra realtà impoverita è legata:
Alle esigenze di realizzazione personale (“cultura dell’‘io’”) e all’impatto dell’individualismo che si isola per l’azione vorace e disumana del neoliberalismo imperante e della sua religione del capitalismo.
Ciò si accorda con la prima parte del libro, nella quale l’autore traccia lo sviluppo del fenomeno partendo dall’Illuminismo, che si accresce di pari passo con il progresso dell’industrializzazione e l’inevitabile alienazione dell’uomo. Il lavoro parcellizzato infatti non permette al lavoratore di ideare e vedere un oggetto finito nelle sue mani, come accadeva con l’artigianato. Un lavoratore dell’industria conosce soltanto il piccolo meccanismo del prodotto che è addetto a riprodurre. Similmente, nella vita interiore si perde l’insieme, il Tutto.
Nella seconda parte Duch rileva l’emergere delle gnosi, al plurale, la legittimazione dei molti credi, vedendo in ciò confusione e pure adesione a modelli diremo “modaioli”, come è diventato “moda” l’ascolto del proprio sentire, sganciato dalle religioni ufficiali, e può diventare obsoleto e rigido un rito millenario, forse non più compreso. Egli usa l’espressione ironica “religione à la charte”, secondo il menù, secondo il proprio gusto e necessità.
Si può obiettare che sempre le esigenze spirituali sono state correlate, e devono esserlo, all’individuo che le sperimenta, sebbene vi siano sempre state anche giustamente strade canoniche da percorrere, di cui tener conto per realizzare le istanze sovra materiali, a cui l’uomo anela.
Nella terza sezione del libro si esplicita l’imprescindibilità del Cristianesimo, oggi ridotto a psicologismo, nel migliore dei casi. La voce del Maestro è intesa come il “Sé” superiore immortale. Già una tale visione è vicinanza con Dio, non più esiliato dal proprio cuore...
Ci chiediamo: quanto è necessaria un’iconologia, un rituale canonico, una prassi prestabilita per collegarsi con il Divino? Si tratta di ritrovare una cultura identitaria, in cui riconoscersi. Eppure… Padre Pio, il celebrante della messa per antonomasia, aveva dichiarato che se un’anima è in grazia di Dio è già unita a Gesù, anche se non riceve la Comunione. Ma egli era un mistico, non un teologo.
Perché il Cristianesimo risulta imprescindibile? Questa è la religione in cui Dio si fa visibile nell’Incarnazione, viene saldata la frattura tra invisibile e mondo materiale, tale è la conclusione della terza parte. Con una speranza: dal caos emerge sempre il cosmo.
In una citazione di M.C.Taylor, è detto che nella religione cristiana:
Ciò che è nuovo emerge sempre lontano dall’equilibrio, sull’orlo del caos, in un sorprendente momento di irruzione creatrice che può essere infinitamente produttivo.
Andiamo avanti dunque, cercando un incontro interiore con il Creatore per il credente, con la “struttura” fondante universale per chi preferisce non darsi colorazioni religiose, ma tiene a salvaguardare l’humanitas e la predisposizione alla fraternità, necessaria al nostro vivere.
Ritrovare il senso comune, finalità da condividere, lavorare insieme senza narcisismo diventa essenziale.
La parola religione significa infatti “tenere insieme”, vedere il mortale e l’immortale, a prescindere dai dogmi specifici di ogni credo.
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