L’estranea
- Autore: Elisabetta Rasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2016
“Una figlia che combatte insieme e contro la madre, così che la loro esistenza comune è una incessante guerra amorosa” (Pietro Citati)
In libreria da maggio, in edizione Bur, “L’estranea”, il libro uscito nel 2007 di Elisabetta Rasy, che narra una vicenda autobiografica della scrittrice, la storia dolorosa della malattia della madre. Un romanzo intenso, toccante, come solo la grande bravura narrativa dell’autrice poteva raccontare.
In una particolare forma diaristica, Rasy descrive i cambiamenti psicologici suoi e della madre di fronte all’avanzare del tumore, le cure, le lunghe e sofferenti sedute terapeutiche: uno stravolgimento nei sentimenti di entrambe e un perdersi nelle sofferenze per cui la vita non sarà più la stessa. Un percorso tortuoso di commozioni, rabbia, emozioni, rassegnazione che la condurrà indietro nel tempo, ai ricordi della sua vita legata a lei.
“Non è facile avere a che fare con una persona che muore, e non è facile per chi muore avere a che fare con se stessi”
Solitaria, socievole, amabile solo a tratti, nata sotto il segno del Capricorno, era impetuosa e testarda, “una bellezza ingombrante vissuta con orgoglio e paura”, una carriera mai decollata di attrice, un matrimonio di guerra finito in poco tempo e il suo grande amore che la farà soffrire per tutta la vita. Se pur segnata dalla vita non facile e dal suo indomito carattere, Elisabetta Rasy ricorda le piccole cose che la madre, ormai ottantenne, amava fare. Appena sveglia apriva le imposte, lasciava che la frescura del mattino aleggiasse in casa, tra le stanze, come se un nuovo giorno avesse con sé una nuova vita, e le sue lunghe passeggiate tra le vie di Roma.
Il loro rapporto, se pur esclusivo, era stato sempre conflittuale, con incomprensioni mai di natura culturale, politica o morali, e che aveva generato lungo l’arco di una vita un filo di compiacente e profonda accondiscendenza, ben narrato nel romanzo “Tra noi due”.
L’autrice aveva deciso di non dirle niente della gravità della malattia, obbligandola ad una verità impropria, inconsapevole invece che la madre aveva già compreso tutto. La sofferenza della malattia la renderà irriconoscibile, quasi un’estranea, un individuo mutato e mutante. Nel guardarla, Elisabetta non riuscirà a distinguerne più i tratti, imprigionata com’era in un corpo rattrappito e malato, come se la vecchiaia improvvisamente si fosse accanita sul suo viso e sul suo corpo. La malattia diverrà un viaggio nel tempo vissuto accanto a lei, l’infanzia, l’adolescenza, la maturità. Ne traccerà con amore il ritratto di una donna piena di fascino e di grazia, che nella sua solitudine aveva dovuto afferrare la vita. La sua mente va al ricordo di com’era, una donna bella e coraggiosa, ai libri che amava leggere perché leggeva fin da piccola, un vizio infantile, e a quanto si indignasse contro le viltà e le ipocrisie.
Sua madre non era un angelo del focolare e non ne era intimidita, scrive l’autrice, era una donna che aveva lasciato il marito per l’amante perché il focolare manda spesso odore di bruciato.
“Il suo matrimonio era finito, inutile fingere, l’ipocrisia non era nelle sue corde, e neppure la rassegnazione: bisognava guardare in faccia la realtà, cioè il suo ormai radicato legame con un altro uomo... inoltre da quel nuovo e grande amore desiderava avere un figlio, che infatti poco più di un anno dopo nacque”.
Il suo grande amore si dileguò, e lei, ancora giovane, per l’immenso dolore invecchiò di colpo. Con il cuore spezzato, il dolore che le lacerava la pelle e i muscoli del corpo, offuscandole di notte la mente, fu costretta a vivere tra sventure e feroci malumori. L’abbandono lo aveva vissuto come un lutto, una vedovanza degli affetti, con la tristezza che travolse i giorni della sua vita.
“Il mio attaccamento a lei aveva conservato l’impronta dell’amore infantile, quello dei primi ricordi che avevo di lei… ricordavo la sigaretta muoversi al buio accanto al mio letto, come la scia di una stella, e la sua voce profonda che mi cantava canzoni sentimentali, tirando il fiato come se non sempre fosse sicura che sarebbe tornato il mattino”.
“L’estranea” è una storia di dolore e sul dolore, che appartiene a molti di noi. Un libro coraggioso sulla malattia, sulle paure e sui legami forti, separazioni difficili da accettare, che saprà coinvolgere ed emozionare chi legge.
L'estranea
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