L’età inquieta
- Autore: Anna Starobinec
- Genere: Horror e Gotico
- Casa editrice: ISBN
- Anno di pubblicazione: 2012
Racconti del terrore
Dimenticate la paccottiglia fantasmatico-zombiesca di stampo USA: il romanzo breve e i racconti del terrore compresi ne “L’età inquieta” della russa Anna Starobinec (Isbn Edizioni, nuova collana Vinili, 2012) sono - vivaddio - di tutt’altra natura (dunque più disturbanti). Il senso di sgomento (più che la paura) che serpeggia per le quasi 250 pagine della raccolta è, infatti, contiguo al nostro “folle quotidiano”: è interiore, ontologico, metaforico, debitore, semmai, dei climi allucinati/introspettivi del Guy de Maupassant di “Le Horla” e dei suoi racconti fantastici.
L’apprensione evocata dalla Starobinec (segnatevi questo nome perché ne sentiremo ancora parlare) è contigua a uno iato, una crepa o un deragliamento psicologici, sintomi diretti dello sbando social-valoriale che ha coinvolto la Russia post-Sovietica e, più in generale, le società neo-capitaliste nel loro insieme. Il piano sdrucciolo sul quale l’autrice (caporedattrice culturale della rivista “Ekspert”) ha montato le sue otto storie “fantastiche” affaccia direttamente sull’ossessione, la psicosi, l’alienazione, collettive e interiori al contempo. Giusto per rendere l’idea: ci sono l’adolescente innamorato delle pietanze materne al punto da farne un feticcio (“Io aspetto”); il bambino-schiavo dei rituali ossessivo-compulsivi sui quale poggia l’intero suo mondo (“Le regole”); gli amanti (perduti) che non hanno ancora idea di essere morti (“Viventi”, il racconto forse più politico della raccolta); l’invasione dell’orecchio di un ragazzino da parte di una formica-regina che ha tutte le intenzioni di impiantare lì dentro il proprio formicaio (il breve romanzo d’apertura, “Formicaio”); l’onirismo reiterato, da cui è oggettivamente difficile chiamarsi fuori, del racconto “La fessura” (un passaggio irretente, nella sua lapidaria incisività).
Nel libro finalista al National Bestseller Prize 2004 (il più importante premio letterario russo) c’è tutto questo e tantissimo altro: tenuto insieme tra detto e non detto, esplicitato e/o soltanto evocato, tensione e scampoli di ironia, in un gioco di specchi, rifrazioni, di rimandi e scambi, più sapido e ricercato di quanto non appaia a prima vista.
Due menzioni finali: la prima per l’ottima traduzione dal russo di Mario Alessandro Curletto, capace di restituire l’efficacia stilistica - mai dozzinale - della Starobinec; la seconda al clima claustrofobico/evocativo/surreale della copertina (Art Director Alice Beniero), specchio fedele dei contenuti di questo libro.
L'età inquieta
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questa recensione mi ha incuriosito, i racconti non troppo lunghi di solito mi piacciono e da come hai scritto... a me piace molto stephen king dici che mi piacerà? 🙂 per ora lo messo nella wishlist.
...beh, il "Re" ha una scrittura molto più "cinematografica" e - se mi permetti più prolissa - della Starobinec. Ad ogni modo se non sei un integralista kinghiano e se, come scrivi, ti piacciono le short stories di stampo horror (però con valenze aggiunte) non credo dovresti pentirti della lettura.
Fammi sapere.
mario bonanno
Ciao!
Ho trovato questa recensione cercando materiale in rete per scrivere la mia.
Anche a me il libro è piaciuto molto, però secondo me ha diversi punti deboli - e, se da un lato è normale, dall’altro è un peccato viste le ottime premesse.
Ad esempio, trovo che in alcuni punti lo stile sia davvero molto rarefatto, al limite dell’incomprensibilità (come in "La famiglia" o "L’Agenzia"). Altrove invece si gettano delle buone basi di partenza e poi non si ha il coraggio di andare fino in fondo ("Le Regole"). In altri punti ancora lo stile è così asettico che ho trovato difficoltà ad immedesimarmi con i personaggi.
Cosa ne pensate?
Vi lascio il link della recensione: http://freidajoe.wordpress.com/2013/10/07/anna-linquieta/