L’amore nasce per un’inclinazione misteriosa e sconosciuta. Accade, e ne siamo prigionieri felici e infelici, perché l’amata/o contiene l’altro/a faccia di noi, da scoprire e integrare. È la teoria del rispecchiamento e della complementarietà studiata da Carl Gustav Jung, sfociata nella teorizzazione dell’anima (componente inconscia maschile) e dell’animus (componente inconscia femminile), che nell’amore si ritrovano e riuniscono.
Sorprende come la psicologia del profondo trovi riscontro nella grande letteratura, dove la passione amorosa gioca un ruolo determinante nella costruzione di un romanzo. L’amore è sempre rivelazione e profezia.
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Esempio paradigmatico di quanto detto è Marcel Proust, il grande raccoglitore del tempo perduto e di amori fatali, nelle migliaia di pagine della Recherche.
La sua novella giovanile L’indifferente, scritta nel 1896, contiene già i temi dell’opera monumentale della maturità. È interessante riproporla alla lettura e alla riflessione, alla luce della scienza dell’anima.
Novella dimenticata dall’autore per circa quindici anni, rispolverata nel momento giusto e opportuno, quando la maestria dell’artista era giunta al punto di riprendere il materiale sentimentale per svolgerlo compiutamente e minuziosamente.
L’indifferente: di cosa parla?
Il racconto narra di Madeleine, la giovane donna più bella e viziata di Parigi, innamorata e non corrisposta dal bell’indifferente Lepré. La dinamica dei suoi sentimenti e la caratterizzazione dell’uomo mostrano profondità abissali.
Proust riprende, consapevolmente o meno, il tema platonico del Simposio, in cui Eros è infelice e bramoso perché figlio di Penuria, la Povertà. Il simbolo suggerisce che si ama con passione ardente perché manchevoli e privi di quanto attrae in modo irresistibile.
Che cosa manca a Madeleine, ammirata e al centro dell’attenzione del bel mondo parigino? La pace interiore al di sopra degli opposti estremismi. Questi sono incarnati da Lepré; ancora senza conoscerlo lei lo percepisce come diverso. Scoprirà presto in che senso.
L’indifferenza: il tema centrale
Indifferenza qui è simbolo di autosufficienza, del sapersi bastare. È la “passione dell’indifferenza”, scrive l’ossimoro Giorgio Agamben nella dotta introduzione all’edizione Einaudi del volume. Il filosofo riprende l’Etica di Aristotele e quella di Spinoza: per entrambi l’indifferenza non è umana ma sta oltre l’umano. Possiamo anche fare riferimento al distacco buddhista e all’atarassia degli epicurei, degli scettici e degli stoici.
Dunque la novella non è "stupida", così pare l’abbia definita Proust in un primo tempo, per la trama in apparenza esile. L’aveva dimenticata, oggi diremmo rimossa... forse per non soffrire ancora delle pene in essa descritte. No, è tutt’altro che stupida o "leggera". Tratta cose serie, fatali e struggenti. Si manifestano nel tessuto della città ricca di seduzioni e incontri, teatri, con il tocco stilistico incomparabile ed evocativo, intimo, ipersensibile di un grande maestro che sa scrutare la psiche con la lente d’ingrandimento.
Lei ama lui dunque proprio per la sua indifferenza. Ben lo sappiamo: "in amor vince chi fugge", recita il proverbio. Lo ama con l’opportunità di guardarsi dentro:
“Comprese che aveva cessato di vivere unicamente per la vita degli avvenimenti e dei fatti. Il velo delle menzogne aveva cominciato a spiegarsi davanti ai suoi occhi.”
Il giovane indifferente è preda del vizio, a Parigi tutti lo sanno. È anche cortesemente amabile e sensibile; in Lepré gli opposti si congiungono e ne fanno un’interezza staccata dall’ordinario. Gli amici rivelano a Medeleine:
“Lepré è un giovane simpatico, ma ha un vizio. Ama le donne ignobili che si raccattano nel fango, le ama alla follia; a volte passa le notti nei sobborghi o sui boulevards periferici a rischio di farsi ammazzare una volta o l’altra; e non solo ama quelle donne alla follia, ma ama soltanto loro”.
La donna non sembra particolarmente turbata. In lui vede altro, e comprende:
“Si accorse per la prima volta di quanto fosse elevata la sua intelligenza. Se non aveva successo in società, era perché le verità che egli cercava stavano al di sopra dell’orizzonte visuale delle persone di spirito, e perché le verità degli spiriti elevati sono, viste da terra, errori ridicoli.”
La novità del racconto
La novità del racconto sta nell’inversione delle parti. In genere è l’uomo a svolgere il ruolo del conquistatore, spesso con sfumature di narcisismo e machismo, oppure recita la parte dello spasimante incompreso. Qui abbiamo l’opposto, con la più squisita femminilità e tenerezza all’opera.
Madeleine, veniamo a sapere nelle ultime righe del racconto, non sposerà lui. Dovrà imparare ad andare oltre la dipendenza. Romantica e straziante la similitudine tra il suo stato emotivo e la bellezza e lo sfiorire dei fiori, le orchidee color malva che ornano con gentilezza e malinconia i suoi capelli e il corsetto. Sono fiori "perduti" come il tempo.
In coda alla novella è riportato il saggio di Philip Kolb Una novella perduta e ritrovata. Kolb è il critico ad averla rinvenuta in una vecchia rivista letteraria.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’indifferente di Marcel Proust: trama e analisi della novella
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