Albertine Simonet, croce e delizia di Marcel Proust: la prigioniera e, in seguito, la fuggitiva è una delle figure centrali degli ultimi capitoli di Alla ricerca del tempo perduto.
Ma chi era davvero Albertine? Dietro questo personaggio si cela un fitto mistero, cui i critici dell’autore francese sono riusciti faticosamente a venire a capo. Nulla è come sembra e il colpo di scena è dietro l’angolo: la storia della vera Albertine nasconde una vicenda ben più avvincente e drammatica di quando narrato in tutta la Recherche.
Il personaggio di Albertine Simonet
La sfuggente "fanciulla in fiore" è senza dubbio uno dei personaggi più controversi della storia della letteratura. Musa ispiratrice o demone, giovane timida e pura o pericolosa femme fatale.
Risulta difficile circoscrivere il personaggio di Albertine in un’identità fissa, tanto appare sfuggente e contraddittoria la sua personalità. Marcel Proust scrive continuamente di Albertine, ma non è forse l’Albertine vera quella che lui narra, ma il suo "doppio" che vive nella mente dell’autore.
Del resto è lo stesso Proust a scrivere in un celebre passaggio de La prigioniera che di tutte le persone che amiamo noi, inconsciamente, creiamo nella nostra mente un "doppio":
Infatti, le azioni possibili di Albertine avvenivano dentro di me. Di tutti gli esseri che conosciamo, noi possediamo un doppio.
Ma, situato di solito all’orizzonte della nostra immaginazione, della nostra memoria, esso rimane relativamente al di fuori di noi (...)
Dopo la mia ferita di Balbec, invece, era nel mio cuore, a grande profondità, difficile da estrarre, che si trovava il doppio di Albertine.
Il primo incontro con Albertine
Il primo incontro tra il protagonista della Recherche e Albertine avviene nel secondo volume di Alla ricerca del tempo perduto, All’ombra delle fanciulle in fiore.
Nella finzione letteraria Marcel conosce Albertine sulla spiaggia dell’immaginaria cittadina di Balbec, dove si reca per ristabilirsi dalla sua salute cagionevole in compagnia della nonna e della governante Françoise.
A Balbec il narratore conosce l’affascinante comitiva delle "fanciulle in fiore" della quali fanno parte Andrée, Rosemonde e Albertine. Sarà proprio quest’ultima, la spigliata e sportiva Albertine, a diventare il grande amore del protagonista che a causa sua dimenticherà la passione per Gilberte.
Albertine, nel romanzo è nipote Monsieur e Madame Bontemps, una ragazza di estrazione borghese che ha ricevuto un’educazione raffinata. La signora Bontemps tuttavia rimprovera sempre alla nipote una certa sfrontatezza e un linguaggio gergale che non le si addice.
L’amore del protagonista per Albertine nasce sin dal primo momento in cui la incontra e si consolida quando la ragazza gli viene finalmente presentata dal pittore Elstir. La passione del narratore per Albertine è tuttavia ossessiva e venata di inquietudine, recherà più dolore che gioia all’innamorato.
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Albertine prigioniera
La gelosia del narratore nei confronti di Albertine ci viene già descritta nelle pagine finali di All’ombra delle fanciulle in fiore, ma ritornerà come un leitmotiv nei libri successivi della Recherche. Dopo l’incontro a Balbec la ragazza infatti andrà a fare visita al protagonista a Parigi e la relazione tra i due si consolida. Al termine di Sodoma e Gomorra il narratore decide di portarla a vivere con sé, nella casa parigina.
Da qui prende avvio La Prigioniera, il quinto volume di Alla ricerca del tempo perduto, che descrive lo strazio della loro quotidianità condivisa. Il protagonista ama visceralmente Albertine, ma ne è corrisposto solo in parte. Spesso il narratore giunge a sospettare una presunta omosessualità della ragazza, e che lei gli nasconda un’esistenza segreta.
L’amore per Albertine diventa un tormento per Proust. L’autore la descrive come un être de fuite, un essere in fuga. Nonostante il suo amore, Marcel Proust non riesce a conoscere Albertine che in modo parziale e frammentario.
Al suo personaggio l’autore dedica le più belle pagine sulla passione amorosa:
Tra tutti i modi di produzione dell’amore, fra tutti gli agenti disseminatori del male sacro, certamente uno dei più efficaci è questo gran soffio di agitazione che a volte passa su di noi (...)
Al suo fascino si è sostituito improvvisamente in noi un bisogno ansioso, che ha per oggetto quel medesimo essere, un bisogno assurdo, che le le leggi di questo mondo rendono impossibile da soddisfare e difficile da guarire, il bisogno insensato e doloroso di possederlo.
Albertine fuggitiva
Quel "bisogno insensato e doloroso" riflette quindi la passione di Marcel Proust per Albertine. Si protrarrà come un tormento anche nelle pagine dedicate all’improvvisa scomparsa della ragazza, in La fuggitiva, in cui comunque Albertine sarà sempre presente in qualità di assenza-presenza.
Sino al drammatico epilogo, quando Albertine Simonet muore a causa di una tragica caduta da cavallo gettando il narratore nel baratro.
Il protagonista apprende della morte dell’amata tramite un telegramma ed è per lui un duro colpo. Per tutto il resto della narrazione c’è il tentativo di superare questo lutto rivangando i ricordi dei momenti vissuti insieme. Emerge quindi con ancora più forza la duplice natura di Albertine, ma il narratore cerca di conservare di lei un’immagine pura e perdonabile. Qui Proust tocca le vette della propria poetica parlando delle intermittenze del cuore, ma, sebbene al termine del romanzo il protagonista decida di dimenticare il dolore per Albertine e di partire con la madre per Venezia, il fantasma di questo personaggio continua a interrogare il lettore.
Chi era veramente Albertine? Questa domanda se la pone Marcel Proust, ma è inevitabile per chiunque si approcci alla lettura di Alla ricerca del tempo perduto. Questo personaggio rimane un grande enigma irrisolto, e si ha la sensazione, identica a quella dell’autore, di non averlo mai capito per davvero.
Forse perché, appunto, nulla è come sembra.
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La vera Albertine è Alfred Agostinelli? Le prove a favore
L’Albertine narrata da Marcel Proust, il suo grande amore tormentato, sembrerebbe essere in realtà un uomo.
Secondo il giudizio di molti critici, Albertine Simonet - notare il nome che rimanda al maschile - in verità sarebbe riconducibile ad Alfred Agostinelli, l’autista-amante di Proust.
Agostinelli fu autista e, in seguito, segretario personale di Marcel Proust. Con lui lo scrittore compì il celebre viaggio in Normandia nel 1907.
Stando a quanto riporta la critica sarebbe proprio Alfred Agostinelli l’ispiratore del personaggio di Albertine.
Le gite in automobile che Proust narra ne La prigioniera sarebbero infatti le stesse che compiva con Agostinelli. Insieme vanno all’aerodromo a veder volare gli aerei del Roland Garros, che Proust nel romanzo paragona agli "angeli di Giotto".
Ad Albertine, il narratore della Recherche intende regalare uno yacht. Nella realtà ad Alfred Agostinelli, appassionato di volo, Proust regalò un aereo sul quale fece incidere - come il narratore sullo yacht di Albertine - i versi tratti dal sonetto le Cygne di Mallarmé.
Sarà proprio a bordo di quell’aereo che Alfred Agostinelli troverà la morte. Non morirà cadendo da cavallo come accade ad Albertine nel sesto volume di Alla ricerca del tempo perduto. Agostinelli stava pilotando l’aereo regalatogli da Proust quando, a causa di una manovra sbagliata, precipiterà perdendo la vita il 30 maggio 1914.
Alla scuola di pilotaggio Agostinelli si era iscritto con il nome di "Marcel Swann" - degno omaggio a Marcel Proust e al primo capitolo della Recherche La strada di Swann.
A volte i colpi di scena della vita vera superano di gran lunga quelli delle opere di finzione. Talvolta l’esistenza riesce a essere persino più drammatica, più incredibilmente romantica, del miglior romanzo della letteratura mondiale.
Recensione del libro
Proust. I colori del tempo
di Eleonora Marangoni
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è la vera Albertine di Marcel Proust? Il mistero svelato
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