Il 18 novembre 1922 moriva a Parigi Marcel Proust. Il suo capolavoro monumentale, À la recherche du temps perdu (Alla ricerca del tempo perduto), non era ancora stato pubblicato integralmente.
Il grande autore francese morì a causa di una bronchite malcurata.
Pare infatti che Proust avesse rifiutato qualsiasi assistenza medica perché era troppo impegnato nella minuziosa e attenta revisione del suo capolavoro. Poco prima di morire stava rivedendo il sesto libro della Recherche, La fuggitiva, tradotto nella versione italiana con il titolo Albertine scomparsa.
Nonostante fosse colto da frequenti attacchi d’asma lo scrittore rifiutò qualsiasi aiuto o cura, sfidando le insistenze del fratello Robert e della fidata domestica Celeste Albaret.
La leggenda narra che Marcel Proust morì scrivendo, ancora impegnato nella stesura della sua colossale opera letteraria, che non abbandonò mai, sino all’ultimo respiro.
Alla ricerca del tempo perduto: un’opera-mondo
Alla morte dello scrittore erano uscite soltanto quattro delle sette parti in cui, per ovvie ragioni editoriali, venne divisa l’immensa opera Alla ricerca del tempo perduto. La stesura del titanico progetto letterario scandì l’intera esistenza di Marcel Proust: l’autore viveva per scrivere, segregato nella sua stanza parigina, conducendo una vita schiva e solitaria.
La stesura della Recherche iniziò nel 1909. Proust scrisse l’intera opera all’interno della propria camera da letto, una stanza dalle pareti foderate interamente di sughero al fine di isolarla dall’umidità e tutelare così la salute del cagionevole proprietario, affetto da un’asma incurabile.
L’abitazione parigina di Marcel Proust, situata nel Boulevard Haussmann, oggi è stata interamente ricostruita all’interno dello storico Museo Carnavalet di Parigi. In una delle sale espositive del museo è possibile entrare nella celebre stanza-studio dove lo scrittore concepì pagina dopo pagina l’intera À la recherche du temps perdu, scrivendo soprattutto nelle ore notturne.
La Recherche: una cattedrale narrativa
Con le sue 3724 pagine la Recherche è entrata ufficialmente nel Guinness dei primati con l’attributo di "romanzo più lungo del mondo". Tuttavia considerare Alla ricerca del tempo perduto come il libro dei record sarebbe riduttivo e, soprattutto, svilente per il suo autore.
I critici hanno definito la Recherche come "l’oeuvre cathédrale", proprio a causa della struttura complessa e stratificata che caratterizza la materia narrativa.
La metafora della cattedrale gotica ritorna infatti varie volte nei sette libri che compongono À la recherche du temps perdu, è uno dei leitmotiv più ricorrenti. La costruzione di una cattedrale narrativa capace di elevarsi al cielo, e quindi al divino, è la grande ambizione artistica di Proust. Lo scrittore voleva creare un’opera dal valore universale, nel quale ogni lettore potesse così riconoscere se stesso e la propria vita.
Proust, grande estimatore del teorico e critico d’arte britannico John Ruskin, riscoprì nello stile architettonico delle chiese gotiche un modello letterario: nelle cattedrali ogni dettaglio viene inserito nella struttura generale e concorre a darne il significato complessivo. Proust concepiva la scrittura nell’identico modo: ogni dettaglio, ogni parola, doveva celare un significato più grande e, al contempo, rientrare nell’astratto disegno d’insieme concepito dalla mente dell’autore.
Link affiliato
"La Recherche è come attraversata dalla tensione verso un modello imprescindibile"
sottolinea Eleonora Sparvoli, docente del corso di letteratura francese avanzata presso l’Università degli Studi di Milano e grande esperta di Marcel Proust. Nel libro, frutto di anni di studi, Proust costruttore malinconico. L’irrealizzabile progetto della Recherche la professoressa Sparvoli analizza la qualità architettonica de À la recherche du temps perdu e l’ideale salvifico che ispirò la sua composizione.
L’attualità della Recherche
L’attualità dell’opera di Marcel Proust, ciò che la rende immortale, è proprio la varietà di tematiche contenute al suo interno. Molti la descrivono come un romanzo sulla memoria, ma non si può ridurre a questo: certo la famosa madeleine è a tutti gli effetti il motore simbolico della Recherche, ma non ne sottende il tema principale. Il viaggio indietro nel tempo compiuto dal protagonista di À la recherche du temps perdu è in realtà allegoria di un travagliato percorso all’interno dell’inconscio, nel tentativo di ricostruire la propria identità. La Recherche si compone per frammenti e, al suo interno, narra una moltitudine di racconti: l’amore (concepito nella sua forma più tormentata e passionale); l’arte; la mondanità (e l’ipocrisia sociale che sottende); l’incertezza provvisoria del presente e la consolazione offerta dal passato, e l’oscuro inconoscibile baratro che attende ciascuno di noi alla fine dell’esistenza.
Attraverso la scrittura Marcel Proust affronta la transitorietà della vita e sfida l’abisso della morte servendosi come tramite dell’immortalità dell’arte.
Recensione del libro
Proust. I colori del tempo
di Eleonora Marangoni
Marcel Proust e la morte di Bergotte
C’è un passaggio in Alla ricerca del tempo perduto in cui Marcel Proust prefigura la sua stessa morte con una lucidità e una consapevolezza sconvolgenti.
Nel quinto volume della Recherche, La Prisonnière (1923), Proust racconta la morte di Bergotte, personaggio fittizio che impersonifica uno scrittore che svolge la funzione di iniziare il protagonista al mondo letterario.
Il passo dedicato alla morte di Bergotte è uno dei più celebri dell’intera opera, dopo il famoso brano della madeleine.
In queste pagine Marcel Proust nasconde la sua più forte dichiarazione di poetica.
Seppi che quel giorno era avvenuta una morte che mi procurò molto dolore, quella di Bergotte. (...) Da anni Bergotte non usciva più di casa. D’altronde, non aveva mai amato la mondanità, o l’aveva amata un giorno solo, per disprezzarla poi come tutto il resto e nella maniera che gli era propria.
Nel romanzo ritroviamo il personaggio di Bergotte che, nonostante la malattia che lo affligge (e qui già percepiamo un chiaro rimando alle condizioni precarie dell’autore), si reca ad ammirare una mostra di pittura olandese.
L’obiettivo di Bergotte è rivedere il quadro da lui più amato, La veduta di Delf di Jan Vermeer. Vuole osservare in particolare "quella piccola ala di muro giallo" che di recente un critico d’arte ha menzionato in un suo intervento.
Bergotte contempla quindi da vicino il quadro, provato nel fisico dalla malattia, e ne ha una visione quasi allucinata. Quella "piccola ala di muro giallo" all’improvviso gli ispira una riflessione sul significato della sua arte e dell’ intera esistenza.
Egli fissava lo sguardo, come un bambino su una farfalla gialla che vuole catturare, sulla preziosa piccola ala di muro. È così che avrei dovuto scrivere, diceva. I miei ultimi libri sono troppo scarni, sarebbe stato necessario passare parecchi strati di colore, rendere la frase in se stessa preziosa, come questa piccola ala di muro giallo.
Dopo aver avuto questa intuizione esistenziale, folgorante e tremenda, Bergotte è colto da un malore, si accascia su un divanetto e muore. Ma la sua morte è anticipata da vari indizi nel corso della narrazione, dallo stato d’animo febbrile e dai frequenti mancamenti di cui soffre mentre visita l’esposizione museale.
Proprio come Marcel Proust, Bergotte esala il suo ultimo respiro contemplando l’arte. Questa circostanza è significativa per l’autore che, nella morte di Bergotte, coglie un presagio di immortalità:
Lo seppellirono, ma tutta la notte funebre, nelle vetrine illuminate, i suoi libri, disposti a tre a tre, vegliavano come angeli dalle ali spiegate e sembravano per colui che non era più, il simbolo della sua resurrezione.
I libri, le opere da lui scritte, testimoniano la resurrezione di Bergotte, proprio come l’opera monumentale Alla ricerca del tempo perduto segna quella di Marcel Proust.
Marcel Proust morì a Parigi il 18 novembre 1922, esattamente 100 anni fa, ma nelle sue parole non è morto mai. Proprio attraverso la scrittura ci ha insegnato che "la morte per dissolvimento non è mai totale né completa". Perché esiste qualcosa di irriducibile, qualcosa di assoluto ma inconoscibile all’intelligenza umana, qualcosa che esiste al di fuori del tempo, liberato per sempre dall’ordine del tempo, notava l’autore.
"Era morto, morto per sempre, chi può dirlo?"
scrive Proust a proposito di Bergotte. Forse non esiste morte finché c’è letteratura.
leggi anche
Il piacere di leggere secondo Marcel Proust
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 100 anni fa moriva Marcel Proust: una vita alla ricerca del tempo perduto
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Marcel Proust Storia della letteratura
Lascia il tuo commento