“La prigioniera”, quinto volume di "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust, è quasi una tragedia amorosa con due soli protagonisti, il Narratore e Albertine, in un appartamento di Parigi, dove Marcel parla della gelosia, del dolore di non sentirsi amati allo stesso modo e degli amori saffici di Albertine in passato.
"Che c’è di più usuale della menzogna, sia che si tratti di mascherare le debolezze quotidiane con una salute che si vuol far credere forte, di dissimulare un vizio, o di ottenere, senza urtare gli altri, la cosa che si preferisce? È lo strumento di conservazione più necessario e più usato. Tuttavia abbiamo la pretesa di bandirla dalla vita di colei che amiamo, è essa che spiamo, che fiutiamo, che detestiamo dappertutto".
Ecco la vita infernale di due amanti, con Albertine che non nega il suo essere libertina, amante degli uomini e delle donne. Marcel impazzisce di fronte a questo passato che non può cambiare.
Albertine si sente soffocare in quella reclusione, a volte si chiude in camera, altre volte lo fa apposta e racconta a Marcel quello che lui non vorrebbe ascoltare.
"Mi parlava anche delle gite che aveva fatte con certe amiche nella campagna olandese, dei suoi ritorni a tarda sera ad Amsterdam, quando una folla compatta e festosa di persone che lei conosceva quasi tutte riempiva le vie, le rive dei canali, di cui mi pareva veder riflettersi negli occhi brillanti di lei, come negli specchi incerti di una carrozza lanciata al galoppo, i fuochi innumerevoli e fuggenti, Come la sedicente curiosità estetica meriterebbe di esser chiamata indifferenza, a paragone della curiosità dolorosa, instancabile, che provavo per i luoghi dove Albertine era vissuta, per quel che potesse aver fatto una certa sera, per i sorrisi, gli sguardi che aveva avuti, per le parole da lei dette, per i baci ricevuti! No, mai la gelosia che avevo sofferta un giorno a cagione di Saint-Loup, se fosse perdurata in me, mai non mi avrebbe dato quell’immensa inquietudine. Quell’amore tra donne era per me qualcosa di troppo sconosciuto, di cui nulla mi permetteva d’immaginare, con certezza, con precisione, i piaceri, la natura"
“La prigioniera” è forse il migliore dei sette volumi della Recherche: un saggio sulla gelosia retrospettiva, una scrittura bellissima, difficile e mai banale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La prigioniera: riassunto del quinto volume del capolavoro di Marcel Proust
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