L’isola e le rose
- Autore: Walter Veltroni
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
“L’isola delle rose”, che nome poetico. A molti non dirà niente, forse l’hanno dimenticato o neppure mai conosciuto, ma altri ricorderanno vagamente di averlo sentito qualche volta, nel passato. Bisogna tornare alla fine degli anni Cinquanta fino a tutti i Sessanta, al largo della costa di Rimini, per avere traccia di questo progetto utopistico concepito e realizzato dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa: un’isola artificiale, dichiaratasi poi Stato indipendente (ma mai riconosciuta dal alcun Governo), dove accogliere coloro che credevano in un mondo migliore. A dire il vero, da parte dello Stato italiano i sospetti più forti furono quelli di esercizio di attività commerciali al di fuori degli obblighi tributari. In ogni caso, che lo scopo fosse ispirato o più prosaico, l’isola (denominata Insulo de la Rozoj, poiché la lingua ufficiale era l’esperanto) non fu salvata dal suo trovarsi in acque internazionali: nel 1968 fu occupata dalla polizia italiana e nel 1969, complice una burrasca che completò il lavoro iniziato dall’esplosivo, cessò di esistere.
Walter Veltroni prende spunto da questo episodio quasi finito nell’oblio e lo restituisce a nuova vita, cambiandone i protagonisti e semplificandone notevolmente la storia, ma restituendoci intatto il sapore di un’epoca e il sogno di una generazione, che troppo presto dovette scontrarsi, e non solo per quanto riguarda il progetto dell’isola, con una realtà precostituita e troppo forte per essere combattuta con la sola energia delle pur meravigliose idee dei giovani. Nella fantastica ricostruzione proposta da questo romanzo, il progetto viene concepito da un gruppo di ragazzi di buona famiglia e di grandi speranze e finanziato dal padre di uno di loro, albergatore interessato anche a un certo ritorno economico, poiché, se non si vive di solo pane, neppure si mangiano gli ideali. Giulio, che ha la prima idea, viene subito spalleggiato da Lorenzo, figlio del finanziatore, dall’avvocato Giacomo e dall’ingegnere Simone, un ragazzo con enormi problemi di agorafobia. Coinvolgono ancora Alfonso, timido e incredibilmente brutto, e il giovanissimo Scatta, così chiamato per il suo hobby della fotografia. Trascinate dall’entusiasmo degli uomini, arrivano Elisa, che si trova al centro di un sofferto “quadrilatero” amoroso, Laura, una giornalista conquistata dal progetto, e Luana, una procace barista. Insieme tentano di costruire un’oasi di pace e di vera libertà nell’infinito del mare, ma è un’illusione pensare che nessuno metterà loro i bastoni fra le ruote: e fra l’approvazione dei commercianti e dei cittadini che, in quella costruzione subito diventata un poco “mitica” vedono vantaggi per tutti, e l’opposizione dello Stato, vincerà quest’ultima, mandando letteralmente in fumo i sogni, che siano di libertà di espressione o di semplice guadagno economico.
Non aspettatevi un saggio ne’ un romanzo storico: se volete la verità accurata e dettagliata meglio cercarla altrove, anche se, malgrado il tutto sia romanzato, la base di questo episodio di cronaca che sta ormai per entrare nella storia è corretta e c’è tutta. Certo, la storia è velocizzata, la distruzione dell’isola avviene in quattro e quattr’otto nello stesso momento in cui viene occupata dalla polizia, i personaggi sono di fantasia. Ma è lo spirito originale quello che viene espresso nel libro, il vento di libertà degli anni Sessanta, unico e irripetibile come la luce negli occhi dei ragazzi di allora.
L'isola e le rose
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