L’ora di lezione
- Autore: Massimo Recalcati
- Genere: Scuola
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
Ha per titolo "L’ora di lezione" e come sottotitolo "Per un’erotica dell’insegnamento", è stato scritto da uno tra i più noti psicoanalisti in Italia e in sole 150 pagine racchiude tutto il senso di cosa significhi essere insegnanti oggi, di quali e quanto grandi siano gli ostacoli da dover superare, ma soprattutto palesa tutto l’amore che la Cultura trattiene dentro di sé e che, proprio per sua stessa natura, è in grado di trasmettere ed esprimere a chi se ne lascia pervadere.
Massimo Recalcati ne "L’ora di lezione" (Einaudi, 2014, pp. 151) veste i panni di docente, psicoanalista, saggista e soprattutto osservatore, di colui che scruta e attraversa in modo critico e - per quanto possibile - distaccato la società dei narcisi-dormienti, umani privati della linfa vitale che scaturisce dal ragionamento soggettivo e che porta al godimento di quel Sapere che trae origine dall’assenza.
"Aprire vuoti nelle teste, aprire buchi nel discorso già costituito, fare spazio, (...) aprire aperture impensate prima. Non è questa la materia di cui è fatta l’erotica dell’insegnamento?"
Ciò che più di ogni altra cosa la Scuola deve fare è quella di trasformare in corpi erotici, in veri e propri oggetti del desiderio, gli elementi del sapere, perché è proprio il Sapere che deve muovere ad una apertura, alla curiosità di veder varcati nuovi limiti, nuovi orizzonti, nella continua scoperta di un eros che è intrappolato nelle viscere stesse dell’insegnamento. L’allievo, secondo Recalcati, non è solo ciò che Agatone mostrava di essere a Socrate nel "Simposio", ovvero un contenitore vuoto che, per raggiungere le vette della conoscenza e dell’apprendimento, necessita di essere riempito di quella scienza che assomiglia più a una colata di cemento armato che ad un caldo fluido appagante e riscaldante. L’allievo, pur senza rigettare la Legge della parola e del maestro, deve riuscire a distaccarsi da essa quel tanto che basta a formare una propria coscienza critica, ad esaltare e coltivare uno spirito di iniziativa che sia alla base di una spinta emozionale e soggettiva, da cui poi lasciar sgorgare il fiume della conoscenza.
Dopo aver delineato impeccabilmente i tre tipi di scuola che hanno fatto il nostro passato e faranno il nostro presente e il nostro futuro (scuola Edipo, scuola Narciso e scuola Telemaco), Recalcati si sofferma su quegli elementi che contraddistinguono la nostra attuale epoca e che contribuiscono a delinearne i limiti e le problematiche: "il fallimento non è tollerato, come non è tollerato il pensiero critico". L’enfatizzazione della tecnologia informatica che permea la nostra società di stampo capitalistico, dove la parola e il suo potere sembrano esser venuti meno, dove ci si perde nell’immagine del proprio Io e dove, ancor peggio, una nuova alleanza tra genitori e figli (dove i genitori hanno livellato il loro ruolo, ponendosi sullo stesso gradino dei figli) "disattiva ogni funzione educativa da parte dei genitori", tutto questo ha fatto sì che si sia perso il nesso che lega la parola alla vita, e pertanto il modello educativo si riduce ad un elementare e controproducente riempimento delle teste, nonché computerizzazione delle conoscenze.
Tutti devono essere sullo stesso piano, con gli stessi risultati, le stesse possibilità e senza che vi sia un margine di errore o di sconfitta. Tutto identico, ripetitivo, monotono, monocolore, scialbo. Insulso. Questo è ampliato, altresì, da un uso massiccio della rete e di Internet, di quel sapere pret-à-porter che nega al singolo individuo il piacere della scoperta, allontanandone al contempo lo stimolo erotico che scaturisce dall’assenza stessa del sapere. Se il Sapere non è un vuoto da riempire, ma un vuoto da aprire, allora il compito dell’insegnante - che vegeta ormai nella più completa solitudine - sarà quello di "svuotare questo pieno per rendere possibile l’atto della creazione". Se tutta l’essenza dell’insegnamento consiste nel mobilitare il desiderio di sapere e nel rendere l’oggetto del sapere - perfino un libro, anzi ancora più il libro - un oggetto erotico, ne deriva che l’erotica dell’insegnamento è qualcosa che si oppone alla sterilità di una istruzione in cui i contenuti vengono appoggiati banalmente e noiosamente sulla cattedra, in attesa che qualcuno ne usufruisca e se ne serva.
A questi livelli, l’insegnamento nuota a stretto contatto con l’educazione, dalla quale non può più in alcun modo prescindere, poiché strettamente collegato ad essa: l’oggetto dell’istruzione diventa di per sé un elemento essenziale del processo educativo.
"Dove c’è didattica autentica, non c’è opposizione tra istruzione ed educazione (...). Perché la didattica autentica è sempre attraversata dal corpo, (...) avendo come sua meta più alta la trasformazione degli oggetti del sapere in corpi erotici".
Ecco che, forte di quanto espresso, l’ora di lezione diventa viatico all’apertura di nuovi mondi, assumendo una importanza tale che, a volte, può anche cambiare la vita di chi la ascolta, o quantomeno il modo di guardarla. Rimane la difficoltà, innegabile, dell’insegnante di rapportarsi ai propri alunni, di riuscire ad inserirsi in quel rapporto genitori-figli che un tempo era maestri-genitori, in cui l’insegnante era quasi figura sostitutiva del padre, voce autoritaria a cui non si poteva in alcun modo sfuggire. Oggi la solitudine del maestro è diventata ingombrante, e lo rende ancora di più demotivato e dubbioso riguardo all’amore per il proprio lavoro: il maestro, per sopperire a certe mancanze, si traveste quasi da psicologo, diventa più un confessore di anime a cui l’allievo sente di poter dare fiducia. Ma ciò che Recalcati, rispetto a questo ruolo subdolo, condanna, è la scelta di proseguire per una via che risulta più semplice e più "breve", al fine di giungere in contatto intimo con un ragazzo che vorrebbe cercare se stesso e la propria perduta identità attraverso il confronto con l’altro. Ma questo "altro", in realtà, non dovrebbe essere l’insegnante-psicologo, dovrebbe essere invece l’Altro che si annida in una presenza assente, in un Sapere che il maestro dovrebbe erotizzare per lasciare che i suoi interlocutori se ne cibino in maniera del tutto critica e soggettiva.
Come fare, dunque? L’insegnante per mantenere viva l’attenzione deve puntare tutto su se stesso, sulla propria capacità di essere presente a sé e alla propria materia, concentrandosi sullo stile da affinare per non rischiare di annoiare gli allievi. "Solo la presenza dell’insegnante sa convocare alla presenza l’assenza di cui si nutre ogni trasmissione autentica di sapere": il timbro della voce, le pause, i gesti, sono tutti elementi chiave che formano lo stile di cui parla Recalcati, quello stile che ogni maestro deve personalizzare e che arricchisce lo stimolo al sapere, rendendolo scintillante e agganciato alla vita.
Rimarcare la differenza generazionale e gerarchica tra allievo e maestro consente ad entrambi di elevarsi in modo critico e soggettivo, mantenendo la propria identità senza perdere di vista la Legge della parola e del desiderio, piuttosto, anzi, conservando la testimonianza dei padri e la loro memoria, per crearne una del tutto personale e nuova.
Un saggio sulla Scuola, sulla vita che l’attraversa, che ci attraversa e che ci rende parte di una comunità che va compresa, ascoltata e aiutata. Quello di Massimo Recalcati è un testo che genera vita dalla vita e che, con chiarezza e limpidezza di stile, si muove tra i meandri di una materia delicata, toccando temi che sfociano in confini psicologici e in rigagnoli di filosofia. Un elogio insieme dell’insegnamento, dell’amore per il Sapere e della consapevolezza che non sempre la vite storta deve essere raddrizzata, ma è proprio da quella stortura che nasce il desiderio di varcare i limiti della conoscenza e, perché no?, di se stessi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ora di lezione
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