L’ordalia di Italo Alighiero Chiusano

“L’ordalia”, romanzo scritto nel 1979, è il capostipite dei libri ambientati nel Medioevo tanto più che è scritto da un autore di razza: Italo Alighiero Chiusano.
Germanista, autore già di due romanzi, ma sconosciuto al grande pubblico, con “L’ordalia” si conquista una fetta di popolarità notevole.
È la storia ambientata nel X secolo (il periodo più buio del Medioevo) di un giovane scrivano della corte papale, Runo, che scopre la falsità della Donazione di Costantino (nella realtà sarà Lorenzo Valla nel XV secolo a scoprirlo) e si rende conto che la sua vita è in pericolo in un’Italia contesa tra Papa e imperatore. Fugge da Roma e nel suo cammino incontra un frate scomunicato che lo accompagna per tutta l’Italia del Nord fino ad Oropa, dove fonda una comunità e incontra una giovane contadina che sposa. Ma il suo segreto mette alle calcagna dei sicari...

Non racconto il finale anche se da quanto detto sopra appare chiaro. Il libro è bello, ma l’anno successivo alla pubblicazione compare il best seller "Il nome della rosa" che ne offusca la popolarità. È forse per questo motivo che la fama di Chiusano si eclissa anche se continua a pubblicare libri.
Alcuni critici sostengono che Umberto Eco si sia ispirato all’Ordalia ed è possibile perché è presente l’espediente del manoscritto, la figura del monaco più anziano, il diario di Runo, ma il libro di Chiusano è diverso nel contenuto e nel messaggio.

L’ordalia del titolo ha un valore letterale e simbolico: è letterale per il monaco amico di Runo, costretto a camminare sul fuoco anche se innocente, simbolica per Runo che è in pericolo per un segreto di cui non ha colpa, è un simbolo anche per l’umanità che deve affrontare prove.
L’autore sembra non avere fiducia nella giustizia umana, ed è notevole la descrizione che fa delle ingiustizie che subiscono i contadini da parte dei feudatari e solamente un uomo puro di cuore li può risollevare.
Il libro è sicuramente ben scritto, i personaggi sono ben caratterizzati (magnifica quella di Ottone III l’imperatore ragazzo), le descrizioni brevi e precise, i dialoghi arguti.
Un’opera che vale la pena di rileggere senza paragoni che servirebbero solo a fraintenderla.