L’oscura allegrezza
- Autore: Manuela Diliberto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
"Questo libro è dedicato al caruso Angeleddu, d’anni tredici, ucciso dal suo picconiere con otto bastonate".
Così si apre il romanzo L’oscura allegrezza di Manuela Diliberto (La Lepre, 2018), con questa dedica, che inizialmente non si comprende, visto il tenore del libro, ma nello scorrere delle pagine poi si capirà e sarà uno dei temi trattati.
Perché sono tanti gli argomenti affrontati, molto profondi e direi di attualità: il femminismo in primis; poi la questione meridionale; la politica italiana di quel periodo e, infine, ma non ultima, una storia d’amore...
Il libro è strutturato in macro capitoli — dai titoli in latino, francese, tedesco — e in sottocapitoli; e ognuno di essi si apre con una citazione.
Il romanzo è ambientato in un’Italia alla vigilia della Prima guerra mondiale — con una classe politica divisa tra interventismo e non interventismo — a Roma, dove vivono tutti i personaggi, e a Guarcino, nella campagna laziale, dove trascorrono le vacanze estive.
Inizia nel 1962 con Isabelle Schider che ritrova in un cassetto della scrivania un manoscritto appartenuto al suo padrone, Herr Giorgio Kreifenberg, per il quale ha lavorato per anni, e contenente le sue memorie e la sua storia, che ignorava totalmente. La donna decide di far pubblicare il testo dall’editore Monsieur Jacques Boillet, suo amico.
Da questo momento in poi, il lettore apprenderà dalla stessa voce del protagonista la sua storia a partire dal 1911: del suo lavoro di giornalista, dei suoi amori, della sua vita.
I protagonisti sono Giorgio Kreinfenberg, giornalista di facciata socialista e di estrazione borghese, dalla vita apparentemente tranquilla, e Bianca D’Ambrosio, anche lei giornalista socialista, convinta, e femminista.
Proprio subito all’inizio del romanzo, c’è un pezzo in cui Giorgio e Bianca si ritrovano a una riunione di partito e a un certo punto Bianca, "la più agguerrita", prende la parola, catturando l’attenzione di tutti i presenti, per iniziare un discorso sulla questione femminile, che trovo assolutamente attuale:
"Noi, le donne, dichiariamo di essere felici, di amare e di occuparci dei nostri figli e delle nostre famiglie, e che va bene così... Ci diciamo anche che non siamo affatto vittime: ripetiamo con fierezza che, in famiglia, a prendere le decisioni, alla fine, siamo noi. Ma riflettete... In realtà, le donne, su cosa decidono? Dipendiamo in tutto e per tutto dai nostri mariti, comandiamo sì nelle famiglie, ma solo se nostro marito ce lo concede! Non abbiamo voce in capitolo per ciò che riguarda il lavoro, lo Stato o addirittura il nostro corpo. [...] La soluzione alla Questione femminile NON è rappresentata da una filosofia politica che tuteli gli interesse delle donne nell’ambito di un quadro capitalistico, ma da una grande lotta per scardinare le fondamenta di questo sistema sociale!"
Tanti altri, poi, i personaggi che ruotano attorno a loro: la madre, Maman; Maria Elisabetta, la fidanzata storica, con cui dovrebbe convolare a felici nozze; la zia Adriana; il collega Gaetano; la cugina Bebè; l’amico Patti; Ida e Marzia, sue "amiche".
Ho iniziato questa recensione con una citazione che si riferisce all’annosa Questione meridionale, del Mezzogiorno:
"La verità è che più degli interessi dei contadini, gli (riferito a Giolitti) stanno a cuore quelli dei latifondisti del Sud, parassiti che tengono ancora in vita una società feudale fatta di schiavi e caste, ma che gli garantiscono la maggioranza in parlamento. Per avere il loro appoggio chiude gli occhi davanti a ogni tipo di nefandezza! Questa è la verità! Manda in rovina l’economia del Sud, continuando a mantenere in vita il protezionismo del Crispi e chiude il mercato alla concorrenza del grano straniero, e questo per preservare le rendite parassitarie dei proprietari terrieri... Arriva a servirsi persino della mafia per vincere le elezioni!"
Ho avuto i brividi a leggere questi pezzi per quanto sono attuali!
Ma la parte che più mi ha toccato e che proprio non conoscevo è quella che tratta dei carusi. Chi sono questi carusi? Sono i bambini usati per trasportare lo zolfo nelle miniere siciliane:
"Pallidi, emaciati, smunti. Scarnificati dall’abbrutimento. Giovani uomini nani di otto, nove anni, adulti dodicenni".
"I carusi sono ragazzi dagli 8 ai 15 o 18 anni, che trasportano a spalla il minerale dello zolfo , dalle profonde gallerie alla superficie, arrampicandosi su per gli strettissimi pozzi. I picconieri, cioè gli uomini che con il piccone staccano il minerale nelle gallerie, si procurano uno o più carusi mediante una anticipazione ai genitori dei ragazzi di una somma che varia dalle 100 alle 150 lire in farina o frumento. Preso così come una bestia da soma, il caruso appartiene al picconiere come un vero schiavo: non può essere libero finché non ha restituito la somma predetta."
Ignoravo totalmente questa parte di storia, che è un pugno allo stomaco, ma la parte che più mi ha impressionato è il racconto da parte di uno di questi carusi che racconta com’è la loro vita, sempre che si possa chiamare vita:
"Il male è quando il picconiere adopera il bastone. La settimana scorsa il caruso Angeleddu, d’anni tredici, fu ucciso dal suo picconiere con otto bastonate. E il picconiere non fu arrestato? Non li arrestano mai. Chi si incarica dei carusi? I carusi, quando muoiono ammazzati, per le autorità sono sempre morti per morte naturale. Come ti chiami tu? Filippo Taglialana da Campobello. Ho tredici anni. Lavoro come caruso da cinque anni e sono in debito verso il picconiere di venticinque lire che non potrò mai pagare".
Mi ha ricordato la novella Rosso Malpelo di Giovanni Verga, che narra la storia di un ragazzo che lavora in una cava di rena rossa.
Questo romanzo, oltre a trattare della questione femminile e della questione meridionale — e oltre a essere un romanzo intimo — è anche un grande affresco storico dell’epoca precedente la Grande guerra e ho trovato molto interessanti (da appassionata di storia quale sono, soprattutto di questo periodo storico che ho molto approfondito!) le digressioni sulla nascita del partito socialista; su Turati, sulla Kuliscioff, su Labriola — esponenti di spicco del panorama politico di allora; sulla nascita delle Camere del lavoro; sulla questione della conquista della Libia; addirittura su Sigmund Freud, il dottore austriaco i cui saggi vengono letti dal Patti e che fa suo il concetto freudiano del "sostituto" e della "rimozione" (ricordiamoci che siamo nel 1911!).
Ma una storia emerge in questo romanzo, una storia d’amore tormentata, travolgente, tra Giorgio, che fa fatica a staccarsi dalla vita facile e sicura che ha sempre trascorso, e Bianca, che mostra a Giorgio un’altra vita, più difficile ma più appagante: tutto starà al coraggio, o meno, di Giorgio a compiere questo salto e a fare una scelta di non facile soluzione. Ecco spiegato il sottotitolo del romanzo: Una scelta mancata può cambiare il corso di una vita?
L’oscura allegrezza è un romanzo che vi saprà conquistare, anche per la scrittura elegante e ammaliante di Manuela Diliberto: una vera scoperta!
Vincitore del Premio Zingarelli 2018 per la sezione narrativa edita con la seguente motivazione:
"La trama leggera, riflessiva, intrigante ed originale è densa di richiami e riferimenti raffinati che intersecandosi con il narrato dei protagonisti ne mette a nudo il problematico intimo".
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Chi ama i romanzi storici e d’amore.
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